martedì 13 settembre 2011

Operazione "Testa di Minchia"

“In procura faccio quel che voglio”: indagine del Csm su Ciancimino
Il caso dopo le intercettazioni pubblicate da Panorama. Il figlio dell’ex sindaco aveva detto di aver armeggiato al computer di Ingroia


ROMA. Il Csm avvia un'indagine sul caso nato dalle intercettazioni di Massimo Ciancimino pubblicate da Panorama. Il Comitato di presidenza ha affidato la pratica alla prima commissione di Palazzo dei Marescialli. "Negli uffici della Procura di Palermo io faccio quel che minchia voglio" dice Ciancimino, poi arrestato nell'aprile scorso per calunnia aggravata in due colloqui datati 16 novembre e 1 dicembre 2010. E' il suo interlocutore, il commercialista Girolamo Strangi, a essere intercettato perché indagato dalla procura di Reggio Calabria. Ed è a lui che il figlio di don Vito spiega di avere quasi libero accesso agli uffici della procura di Palermo e di aver armeggiato al computer del procuratore aggiunto Antonio Ingroia, in assenza del magistrato, accedendo a informazioni riservate. La stessa prima commissione aveva chiesto l'apertura della pratica al Comitato di presidenza.

Il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, la settimana scorsa aveva assicurato che il comitato di presidenze si sarebbe occupato "con tempestività" della vicenda. Un'assicurazione arrivata dopo l'aspra polemica sollevata dal Pdl che, nel definire la vicenda "inquietante", ha sollecitato non solo l'intervento di Palazzo dei marescialli ma anche del ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma.


Rivelate le telefonate del figlio dell'ex sindaco di Palermo, ignaro di essere ascoltato. Inoltre, secondo le rivelazioni, «rideva della sua scorta e anche dei magistrati»

PALERMO. «Negli uffici della Procura di Palermo io faccio quel che minchia voglio». A parlare è Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, che ignaro di essere intercettato, inoltre, «rideva della sua scorta e anche dei magistrati». A svelare gli episodi è il settimanale Panorama, nel numero in edicola da domani, che pubblica stralci di due intercettazioni ambientali risalenti al 16 novembre e al 1 dicembre 2010: nei nastri era stata registrata la voce dell'ex teste della procura di Palermo, poi arrestato lo scorso 21 aprile con l'accusa di calunnia aggravata.

La procura di Reggio Calabria in quel momento teneva sotto controllo Girolamo Strangi, un commercialista indagato perchè considerato vicino alla 'ndrangheta. Strangi con Ciancimino parla di fatture false e di 170 mila euro in contanti, da trasportare a Bologna o a Parigi. E Ciancimino si propone di pensarci lui: «Ti fidi a fare tutto quel percorso in macchina, con i soldi?» chiede. «Io non ho problemi, che sono con scorte e cose io passo ovunque. Io ci ho una specie di squadra di calcetto dietro».

Ciancimino racconta a Strangi di avere quasi libero accesso agli uffici della procura di Palermo. E che dal computer entra nella banca dati del Viminale. «Negli uffici di Ingroia (il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia) tu digiti un nome dice e gli puoi fare vita, morte e miracoli». Aggiunge che qualche sera prima c'è stata una riunione alla direzione distrettuale antimafia. «Mi lasciano nella stanza chiusa per non farmi vedere dai giornalisti», dice. Così, in assenza del magistrato, Ciancimino sostiene di avere armeggiato al suo pc. Poi il procuratore rientra: «E vede che sto al computer. Dice: Lei è bastardo!... Mica mi nascondo, io faccio quello che minchia voglio là dentro, peggio per loro che mi lasciano là. L'altra volta mi sono andato a vedere un file dove c'erano le barche da sequestrare...»


Gli stralci delle conversazioni intercettate 1 - 2


Rideva della sua scorta e anche dei magistrati, Massimo Ciancimino. Il settimanale Panorama, nel numero in edicola da domani, giovedì 8 settembre, pubblica stralci di due intercettazioni ambientali risalenti rispettivamente al 16 novembre e al 1° dicembre 2010: nei nastri era stata registrata la voce dell’ex teste della procura di Palermo, poi arrestato lo scorso 21 aprile con l’accusa di calunnia aggravata. La procura di Reggio Calabria in quel momento teneva sotto controllo Girolamo Strangi, un commercialista indagato perché considerato vicino alla ‘ndrangheta.

Strangi con Ciancimino parla di fatture false e di 170 mila euro in contanti, da trasportare a Bologna o a Parigi. E Ciancimino si propone di pensarci lui: «Ti fidi a fare tutto quel percorso in macchina, con i soldi?» chiede. «Io non ho problemi, che sono con scorte e cose… Io passo ovunque». Che cosa Ciancimino pensi dei suoi angeli custodi traspare da un altro brano di conversazione: «Io» dice «ci ho una specie di squadra di calcetto dietro. Ieri mi veniva da ridere: sono stato a casa (probabilmente a Palermo, ndr) e sembravano… con i giubbini antiproiettile e i fucili a pompa. E la gente domandava: “Ma chi deve passare?”». Il tecnico della questura sottolinea: «I due ridono».

Nelle trascrizioni delle intercettazioni pubblicate da Panorama, Ciancimino racconta a Strangi di avere quasi libero accesso agli uffici della procura di Palermo. E che dal computer entra nella banca dati del Viminale. «Negli uffici di Ingroia (cioè il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, ndr) tu digiti un nome» dice «e gli puoi fare vita, morte e miracoli…». Ciancimino sostiene di avere accesso a conti bancari, indagini in corso: «Se ti serve qualcosa…» si vanta. Aggiunge che qualche sera prima c’è stata una riunione alla direzione distrettuale antimafia. «Mi lasciano nella stanza chiusa per non farmi vedere dai giornalisti» dice Massimo. Così, in assenza del magistrato, Ciancimino sostiene di avere armeggiato al suo pc. Poi il procuratore rientra: «E vede che sto al computer. Dice: “Lei è bastardo!”… Mica mi nascondo, io faccio quello che minchia voglio là dentro, peggio per loro che mi lasciano là. L’altra volta mi sono andato a vedere un file dove c’erano le barche da sequestrare…».

Nessun commento:

Posta un commento