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giovedì 29 settembre 2011
«Tedesco pilotava le nomine anche per ottenere voti»
BARI - Alberto Tedesco era a capo di un’associazione a delinquere che dal 2005 al 2009 ha orientato le nomine nel sistema sanitario pugliese così da poterne controllare le forniture: un meccanismo che avrebbe fruttato all’ex assessore appalti per le aziende di famiglia e «rilevanti pacchetti di voti». È questa l’accusa che la procura di Bari muove all’ex assessore regionale alla Salute - eletto senatore col Pd, oggi nel gruppo Misto - e ad altre 40 persone cui ieri i pm Francesco Bretone, Desiree Digeronimo e Marcello Quercia hanno fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini. Ne emerge lo spaccato di un «sistema » ancora più ampio rispetto a quello disegnato dalle 9 ordinanze di custodia cautelare eseguite a febbraio: nell’indagine entrano anche gli ex manager dell’Oncologico di Bari, Nicola Pansini e Luciano Lovecchio, che avrebbero coperto gli ammanchi di cassa di un dipendente, il cugino dell’attuale assessore Tommaso Fiore.
LE ACCUSE A TEDESCO - Secondo la procura di Bari, l’ex assessore sarebbe stato a capo di una organizzazione parallela che orientava le nomine dei manager e dei primari e che truccava gli appalti. In questa «cupola» c’erano il suo braccio destro Mario Malcangi, i suoi collaboratori Adolfo Schiraldi e Aldo Sigrisi, il genero Elio Rubino, gli ex manager sanitari Vincenzo Valente, Guido Scoditti e Rocco Canosa, dipendenti delle Asl e imprenditori. A Tedesco vengono anche contestati (in concorso con altri) tre episodi di concussione, uno di corruzione, quattro abusi d’uf ficio, due turbative d’asta, il concorso in rivelazione di segreto d’ufficio.
L’ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE - A febbraio il gip Giuseppe De Benedictis aveva concesso solo 9 delle 22 misure cautelari richieste dai pm della procura di Bari. In particolare, non aveva riconosciuto l’esistenza dei gravi indizi di colpevolezza per l’accusa di associazione a delinquere, così «salvando» 19 dei 24 indagati (oggi diventati 41). L’associazione è stata ripristinata dal Riesame, che ha finora disposto gli arresti domiciliari sia per Tedesco sia per il genero Elio Rubino, congelati perché entrambi hanno presentato ricorso in Cassazione. Se la Suprema Corte dovesse confermare il provvedimento a carico di Tedesco, per eseguirlo la procura dovrebbe chiedere un nuovo via libera al Senato: Palazzo Madama a luglio ha già detto «no» all’ar resto disposto sulla base dell’ordinanza di De Benedictis. Ora, comunque, la procura ha modificato l’impu - tazione di associazione per delinquere aggiungendo la violazione alla legge sul finanziamento ai partiti.
LE NOMINE - I magistrati ritengono che Tedesco pilotasse «le nomine dei dirigenti generali delle Asl pugliesi effettuate dalla giunta regionale verso persone di propria fiducia»: attraverso questi manager, secondo la procura, l’ex assessore poteva «controllare la nomina dei direttori amministrativi e sanitari in modo da dirottare le gare di appalto e le forniture verso imprenditori a lui legati da vincoli familiari (Rubino e Balestrazzi) o da interessi economici e elettorali (Columella e Petronella) intervenendo attivamente sui direttori generali e sui dirigenti amministrativi per destituire dal loro incarico persone che non obbedivano ai suoi ordini».
GLI APPALTI TRUCCATI - Lunga la lista degli appalti che sarebbero stati truccati. Si parte dall’ormai famosa gara per lo smaltimento dei rifiuti sanitari della Asl di Bari, vinta dalla Viri di Altamura (grazie, secondo la procura, all’intervento di Tedesco). Ci sono poi la proroga dell’appalto per l’a rchiv io della Asl Bari e tre lotti dei lavori per il nuovo Oncologico di Bari, aggiudicati secondo i magistrati a ditte vicine all’ex assessore. A Lecce, secondo la procura, sarebbero stati truccati un appalto per le pulizie (vinto dall’Ati Cns-Biologica) e una fornitura per il poliambulatorio di Martano, nella Bat un contratto per l’assistenza tecnica e l’acquisto di ecografi.
I MANAGER «AMICI» - Tra gli indagati c’è mezzo management della sanità pugliese ai tempi di Tedesco. L’ex direttore generale della Asl Bari, Lea Cosentino, gli ex direttori generale e amministrativo della Asl Bat, Rocco Canosa e Felice De Pietro, l’ex direttore sanitario della Asl di Lecce, Franco Sanapo, l’ex direttore amministrativo del «De Bellis» di Castellana, Tommaso Stallone. Indagato (insieme a suo padre e a suo cugino) anche il capogruppo Pd alla Regione, Antonio Decaro: sono accusati di aver fatto ottenere al cugino, tramite Tedesco, le tracce di un concorso all’Arpa.
LA COSENTINO - Alla Cosentino viene contestato un solo episodio: il concorso per il primariato di oculistica all’ospedale di Terlizzi. La ex manager, insieme a Tedesco, a Malcangi, al medico Antonio Acquaviva e ad un dipendente avrebbe truccato la delibera contenente il contratto: l’accusa è concorso in abuso d’ufficio e falso ideologico e materiale.
MASSIMILIANO SCAGLIARINI
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