Il sindaco «Ma non scherziamo»
La mattina Mario Babuscio, aspirante collaboratore di giustizia, andava a Palazzo di Città per incontrare il sindaco Ezio Stefàno per proporgli progetti o chiedergli di risolvere problemi. È quanto emerge dalla lettura dei verbali, ora non più «omissati», degli interrogatori a cui il 53enne arrestato giusto un anno fa nell’ambito dell’operazione antimafia denominata «Scarface», è stato sottoposto dal sostituto procuratore Lino Giorgio Bruno. Il magistrato della Dda di Lecce ha chiesto al giudice per le indagini preliminari Antonia Martalò un incidente probatorio per acquisire le dichiarazioni di Babuscio. Il suo racconto ha portato nei giorni scorsi all’apertura di un fascicolo di inchiesta che vede coinvolte 12 persone.
L’Antimafia ipotizza il voto di scambio - con l’aggravante di aver agevolato l’attività di una associazione di stampo mafioso - per il consigliere regionale del Pdl Gianfranco Chiarelli, avvocato penalista di Martina Franca, primo degli eletti in provincia di Taranto nella consultazione di un anno fa con 13.335 preferenze. Ma, stando a quanto la Gazzetta è in grado di rivelare, Babuscio aveva frequentazioni politiche a 360 gradi.
Il rapporto con il sindaco Stefàno emerge, nell’interrogatorio del 19 novembre del 2010, quando il dottor Bruno chiede a Babuscio conto del suo interessamento, per conto del boss Cataldo Ricciardi, riguardo la gestione del bar dell’ospedale «Santissima Annunziata». Dall'attività d'indagine compiuta dagli agenti della Squadra Mobile, diretti dal primo dirigente Fabio Abis, è emerso che l'esercizio era formalmente gestito da una società tarantina partecipata da Francesco Presicci, arrestato come Babuscio nell’ambito del blitz «Scarface».
I sopralluoghi della polizia avevano consentito di accertare che nella gestione del bar si alternavano la convivente di Mario Babuscio, con Anna Guarella e le due donne, insieme allo stesso Babuscio, provvedevano ad intrattenere anche i rapporti con i fornitori. Ricciardi torna alla carica nel 2007 quando viene creata una società «Nuovo Bar padiglione Vinci srl», con unico socio Francesco Ricciardi, figlio di Cataldo, alla quale la società di Presicci ha poi ceduto in fitto il bar.
Due anni fa - il 15 ottobre 2009 – è stato stipulato tra l’Asl e la società di Ricciardi un contratto della durata di 9 anni mentre lo scorso 8 maggio la Cassazione, accogliendo il ricorso presentato dagli avvocati Gaetano Vitale e Domenico Di Terlizzi, ha annullato il sequestro dei beni nei confronti dei Ricciardi, eseguito nell’ambito del blitz «Scarface», quando i finanzieri i sigilli al bar ubicato all’interno del padiglione Vinci.
Ma ecco uno stralcio del verbale di interrogatorio.
BABUSCIO: Io i contatti ce li avevo frequentemente da solo, andavo a Palazzo di città, mi incontravo alle 8 e mezzo di mattina, perché so l’orario quand’è che arriva, andavo sopra e gli esponevo qualche problema, tra i quali il problema che ci aveva il bar dell’ospedale, che io andavo e gli dicevo....e lui mi disse una volta...sono andato io e la Guarella.
BRUNO: Ma il sindaco sapeva che la Guarella era la moglie di Cataldo Ricciardi?
BABUSCIO: No, non lo sapeva. (...) Quei contatti che si sono stati più frequenti con il sindaco erano proprio per far passare questa società da Presicci, diciamo che si doveva fare questa cessione di azienda e c’era da mettere a posto...
BRUNO: Ma le risulta che in qualche modo sia stato agevolato dal sindaco questo trasferimento? Perché quella era una competenza dell’Asl più che del sindaco.
BABUSCIO: il sindaco dice: “Va bene, rivolgetevi a tizio e digli che ti ho mandato io”.
BRUNO: E a chi vi chiese di rivolgersi?
BABUSCIO: Questo non mi ricordo chi era, era un dirigente dell’Asl che era di Bari, che stava soltanto il mercoledì e il venerdì. E in un’occasione. . . .
BRUNO: Ma vi mandò proprio il sindaco da questo?
BABUSCIO: Sì, sì, andammo insieme al suo segretario, un certo Lino, non mi ricordo il cognome, che disse: “Ha detto il dottore: vedi un po’ sta situazione qua”, si prese questa pratica qua e poi, dottore, dopo andò a buon fine, insomma, ebbero quello che gli serviva per avere questa cessione, diciamo questo fitto di azienda che hanno fatto con il Presicci.
BRUNO: Ma il sindaco sapeva che c’era Cataldo Ricciardi dietro?
BABUSCIO: No, non lo sapeva, e lui lo faceva a me il favore, diciamo.
BRUNO: Quanti contatti ha avuto con il dirigente Asl?
BABUSCIO: Una volta sola e fu quello decisivo.
BRUNO: Una volta sola e c’era Lino presente, partecipò al colloquio?
BABUSCIO: Lino, partecipò al colloquio e disse che eravamo raccomandati dal sindaco.
MIMMO MAZZA
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