martedì 27 settembre 2011

Dall'Albania la truffa del farmaco anticancro


BARI - L’introduzione in Italia di un farmaco dall’Albania forse prodotto in Cina o India, senza alcuna autorizzazione sanitaria, per quanto grave possa essere, sembra quasi passare in secondo piano, rispetto ad un altro sospetto degli investigatori. E cioè che qualcuno abbia carpito la buona fede di persone disperate in cerca di una cura alternativa e naturale contro il cancro. F. M. 48 anni, pisano, presidente della Pharma Matrix, con sede a Tirana, è stato denunciato a piede libero dalla Guardia di finanza. L’uomo era appena sbarcato nell’aeroporto di Bari con un volo proveniente dall’Albania con 200 flaconi di «Vidatox C 30» e 36 fiale di antiossidanti privi di autorizzazione sanitaria. In tutto 39 chili di farmaci sequestrati.


L’uomo ha dapprima raccontato ai militari del Gruppo Bari - agli ordini del tenente colonnello Mercurino Mattiace - e ai funzionari dell’Agenzia delle Dogane che si trattava solo di uso personale. Poi ha presentato una certificazione (per i militari, falsa) da cui risultava che i farmaci erano diretti a San Marino dove la società controlla un poliambulatorio (così come a Tirana è in collaborazione con una clinica privata).

Che cosa è il «Vidatox C-30»? Una sorta di prodotto omeopatico, surrogato del «Trj C-30», a sua volta surrogato del «veleno dello scorpione». Solo quest’u l t i m o, ovvero il prodotto naturale, distribuito a Cuba e non altrove, avrebbe una efficacia antitumorale su alcuni tumori. Si tratta dell’Escozul un di principio attivo che, una volta sintetizzato darà vita al farmaco che si chiamerà «Vidatox». In sostanza, c’è chi avrebbe giocato sul nome per ingenerare confusione.

La vicenda è complessa e parte da lontano. Sin dagli anni Ottanta, nell’isola caraibica alcuni contadini in maniera empirica avevano verificato che animali malandati, pizzicati da una particolare varietà di scorpione che cresce solo a Cuba si rinvigorivano. Sperimentato sugli uomini, il veleno dello scorpione, detto Escozul (veleno dello scorpione azzurro anche se in realtà l’animaletto è rossastro) ha dimostrato di avere una efficacia antinfiammatoria, antidolorifica, immunoregolatrice e antitumorale. Il veleno, unito ad acqua è stato prima prodotto solo dai contadini nelle campagne di Cuba. Poi, dal 2005 la Labiofam casa farmaceutica statale cubana (diretta da un nipote di Fidel Castro) ha iniziato a confezionarlo e a distribuirlo, gratuitamente, ai pazienti. Molti italiani, cartelle cliniche alla mano, sono andati così a l’Havana per procurarselo. Quello «vero», per potere essere efficace deve essere conservato ad una temperatura di circa 4 gradi centigradi. La «catena del freddo» consente di mantenere il principio attivo fino a 120 giorni, dopo di che perde efficacia.

Nel settembre 2010 le «Iene» hanno trasmesso due servizi sulle proprietà dell’escozul. Subito dopo la Labiofam è stata «invasa» dagli italiani. Per fare fronte alla richiesta (lo scorpione, stimolato elettricamente produce due-tre gocce ogni 21 giorni) l’azienda ha creato un prodotto sintetico che si chiama «Trj C 30», dove 30 sta per 30.000, ovvero il numero di volte che una goccia di veleno viene agitata in una soluzione d’acqua. Mentre le ricerche sull’escozul sono andate avanti (a condurle ci sono medici cubani che si sono formati e che hanno lavorato in Europa), sul Trj C-30 non ci sono risultati certi. Fino al febbraio scorso era possibile andare presso la Labiofam e ritirare (al costo di un centesimo di euro) questi flaconcini. Poi, però, anche questo canale è stato chiuso. L’ufficio brevetti cubano, per la propria credibilità, ha messo in vigore nuove disposizioni legislative per la registrazione dei nuovi farmaci molto simili alle norme dell’Unione Europea.

La Pharma Matrix vanta sul suo sito un accordo esclusivo con la Labiofam per l’importazione del farmaco da Cuba. Tuttavia alcuni imprenditori italiani, forse giocando sulla confusione venutasi a creare, avrebbero iniziato a produrre il «Vidatox C-30» (fratello minore del «Trj C-30») in Cina e India per abbassare i costi. Di qui, potrebbe essere spedito in Albania, nel cuore dell’Europa senza che ci siano gli stringenti controlli sanitari imposti ai Paesi Ue, quindi venduto a pazienti italiani. Al costo di 130 euro a boccetta. Cosa c’è in realtà in quei flaconcini? Probabile che vengano disposte delle analisi chimiche sul prodotto sequestrato.

Le indagini sono coordinate dal pm Teresa Iodice. Il sospetto è che, giocando sull’equivoco, qualcuno abbia tentato di spacciare il «Vidatox C-30», a sua volta fratello minore del «Trj C 30», per il «vero » veleno dello scorpione. Intanto, Matteucci è stato denunciato per violazione delle leggi sanitarie. Il rischio è che migliaia di persone alla disperata ricerca di un rimedio per curare una persona in famiglia malata di cancro siano state truffate.

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