Omicidio di mafia. La vittima è Giuseppe Calascibetta, 60 anni, ex capo mandamento della cosca di Santa Maria di Gesù. Nella sua villa si sarebbe svolto un summit prima dell'attentato a Borsellino
PALERMO. La mafia torna a sparare a Palermo. E la vittima è un boss di prima grandezza: Giuseppe Calascibetta, 60 anni, ex capo mandamento della cosca di Santa Maria Di Gesù, condannato a dieci anni per la strage in cui fu ucciso il giudice Paolo Borsellino.
L'omicidio, certamente un delitto di mafia, segue di qualche giorno la clamorosa svolta nelle indagini sull'eccidio di via d'Amelio che ha portato la Procura di Caltanissetta a chiedere la revisione di uno dei processi celebrati sulla strage: quello a cui aveva contribuito il pentito, rivelatosi poi falso, Vincenzo Scarantino.
E proprio Scarantino era stato uno degli accusatori di Calascibetta nella cui villa, durante un summit di mafia, il boss Totò Riina avrebbe comunicato a Cosa nostra la decisione di assassinare il giudice Borsellino. Alla riunione segreta, che si sarebbe svolta i primi di luglio del '92, avrebbe partecipato il gotha della mafia: Riina, Pietro Aglieri, Carlo Greco, Francesco Tagliavia, Giuseppe Graviano, Giuseppe La Mattina, Salvatore Biondino, i fratelli Natale ed Antonino Gambino, Cosimo Vernengo e, racconto' Scarantino, altre 4 o 5 delle quali non gli furono precisate le generalità. Calascibetta, incastrato da quelle accuse, fu sottoposto a un drammatico confronto con Scarantino.
Scarcerato tre anni fa dopo avere scontato la pena, era sottoposto alla sorveglianza speciale, una misura che comporta come sanzione accessoria la sospensione della patente. Per questo, per spostarsi, usava una microcar, un veicolo che può essere guidato anche dai minorenni. E nella piccola auto grigia é stato trovato morto, poche ore fa, dalla polizia intervenuta su segnalazione del 118. Il veicolo era a pochi metri dalla casa del boss, in via Bagnera, alla periferia della città.
I killer gli hanno sparato quattro o cinque colpi di pistola in faccia colpendolo all'orecchio e sfigurandogli il volto. Secondo le prime ricostruzioni il capomafia, che era disoccupato, stava tornando a casa. Giuseppe Calascibetta dopo essere stato scarcerato, secondo gli inquirenti, sarebbe tornato a ricoprire un ruolo di spicco nel quartiere di Santa Maria di Gesù, uno dei mandamenti mafiosi "storici" di Palermo, nella zona orientale della città.
LARA SIRIGNANO
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