Tredici anni ad Angelo Longo, ritenuto il capo della famiglia mafiosa di Cammarata, nell’Agrigentino. E’ la pena più pesante tra le undici inflitte a conclusione del processo, celebrato con il rito abbreviato, scaturito dal blitz antimafia denominato “Kamarat”.
Complessivamente sono 113 gli anni di pena contenuti nella sentenza pronunciata nella tarda serata di ieri da Gup del Tribunale di Palermo, Giuliano Castiglia. Due invece le assoluzioni.

Longo (nella foto a sinistra), 47 anni, originario di Cammarata, è stato riconosciuto colpevole per il reato di associazione mafiosa, ma è stato assolto dall’accusa di omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo e da altri capi d’imputazione come l’estorsione.
Dieci anni ciascuno a Mariano Gentile, 58 anni, di Castronovo di Sicilia, a Calogero Scozzaro, 53 anni, di Casteltermini, Vincenzo Giovanni Scavetto, 70 anni, di Casteltermini; Francesco Baiamonte, 64 anni, di Casteltermini, a Giovanni Chianetta, 33 anni, di Favara, a Salvatore Vitale Collura, 59 anni, di Castronovo di Sicilia, a Salvatore Costanza, 62 anni, di San Giovanni Gemini, a Giuseppe Di Piazza, 43 anni, di Casteltermini. Diciotto anni (in continuazione con un’altra condanna) a Vincenzo Di Piazza, 71 anni, di Casteltermini; due anni a Giuseppe Salvatore Vaccaro, 42 anni, collaboratore di giustizia di Sant’Angelo Muxaro.

Assolti Salvatore Giambrone, 43 anni, di San Giovanni Gemini e Salvatore Fragapane, 55 anni, di Santa Elisabetta, dall’accusa dell’omicidio di Costantino Lo Sardo. Per quest’ultimo e per Angelo Longo la Direzione distrettuale antimafia di Palermo aveva chiesto l’ergastolo.
Il Gup ha inoltre condannato gli imputati al risarcimento del danno e al pagamento di una provvisionale di 20 mila euro in favore dell’associazione antiracket “Libere Terre”, presieduta dall’imprenditore e testimone di giustizia Ignazio Cutro’, il quale si è costituito parte civile.