LECCE - "Ormai gli albanesi hanno abbandonato il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e si dedicano quasi esclusivamente, quanto meno nei rapporti con gli italiani, al traffico delle sostanze stupefacenti, nonchè al traffico di armi, perchè il canale delle armi spessa si sovrappone a quello degli stupefacenti".
E’ l'analisi del procuratore della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta, che ha illustrato in conferenza stampa i dettagli dell’operazione Black & white che ha portato all’emissione di 29 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 14 italiani (napoletani, brindisini, leccesi e un tarantino), di otto cittadini marocchini e di sette albanesi. Sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di droga, importazione, detenzione e vendita di sostanze stupefacenti.
Diciannove le ordinanze eseguite (due ai domiciliari), otto delle quali sono state notificate in carcere a persone già detenute. Sono sfuggiti all’arresto dieci presunti trafficanti che si trovano in Marocco e e in Albania. Sono tre le organizzazioni che operavano: una – ha spiegato Motta – operava su Lecce e Brindisi, un’altra su Taranto e un’altra su Napoli. Trafficavano in cocaina, eroina, hascisc e marijuana. Referente unico italiano era Emanuele Macchia, che faceva parte di tutte e tre le organizzazioni.
I provvedimenti cautelari sono stati disposti dal gip presso il Tribunale di Lecce Cinzia Vergine, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce a conclusione di indagini durante le quali la guardia di finanza ha sequestrato 684 kg di marijuana, 64 kg di hashish, 5 kg di eroina ed oltre 1 kg di cocaina, un gommone, 264 cartucce per fucile mitragliatore kalashnikov.
In particolare le indagini hanno interessato il periodo 2006-2008, e sono partite dall’agosto 2006 con l’arresto ad Otranto di quattro cittadini albanesi e il sequestro di 500 chili di marijuana, un gommone e munizioni per kalashnikov.
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