lunedì 26 settembre 2011

De Rubeis e le tangenti "Puoi pagare a rate"

Domani in aula il nastro che accusa il sindaco di Lampedusa




INVIATO A LAMPEDUSA
«Eh minchia, mi fai preoccupare! Li hai trovati i 10 mila euro che ti resi?». «Sì, sì, stanno preparannu tutti i documenti... Il 26 sistemo la questione». Fermi tutti: quello che sta parlando, quello che dice di aver preso i soldi e di impegnarsi per risolvere il problema, è il sindaco di Lampedusa. Proprio lui, Bernardino de Rubeis di anni 43, lampedusano, figlio di un pescatore e di una casalinga, per un anno e mezzo aspirante prete ad Agrigento, poi geometra, infine sindaco dal 2007, eletto in un lista civica appoggiata da Alleanza Nazionale, Forza Italia e dal governatore Raffaele Lombardo. Mentre stringe la mano a Claudio Baglioni per il lancio della nuova edizione del festival O’ Scià (domani la prima serata), mentre giura che il ministro Maroni gli ha garantito che il centro d’accoglienza verrà chiuso e convertito in museo alla memoria, sta vivendo i suoi giorni più difficili. Anche se di questo preferisce non parlare: «Ho fiducia nella giustizia».

De Rubeis è stato rinviato a giudizio per concussione consumata. Nel 2008 è stato in carcere per un mese. Lo accusano tre imprenditori locali. Il dibattimento al Tribunale di Agrigento procedeva sottotraccia, quando uno dei tre - Pasquale De Francisci ha prodotto una cassetta registrata durante un colloquio con De Rubeis a Palermo. La Stampa l’ha ascoltata: è un testo quasi letterario. Tanto spiega bene a che punto è l’Italia. Domani in aula i periti dovranno certificare l’autenticità del nastro. Ma secondo l’avvocato Giuseppe Scozzari, che quella conversazione ha custodito in cassaforte per mesi, non ci sono dubbi: «E’ la prova della veridicità delle accuse contro De Rubeis».

Ecco la storia. De Francisci stava brigando per riuscire a costruire un albergo a Cala Croce. Dopo anni di trafile burocratiche, aveva bisogno della firma del sindaco sulla concessione edilizia. Ma De Rubeis, secondo la sua ricostruzione, alza la mano e tiene aperte le cinque dita: «Eravamo uno di fronte all’altro nel suo ufficio - ha messo a verbale - io pensavo intendesse 5 mila euro. A Lampedusa si sa che anche le pietre pagano per avere qualcosa da lui... Ma lui sottovoce dice: 50 mila».

Il fatto è che adesso non c’è più solo la parola di De Francisci contro quella di De Rubeis. Ora c’è il nastro. In siciliano stretto. Frasi memorabili. Come quando De Francisci, che ha già consegnato a un dipendente comunale la prima stecca da 10 mila, prova ad abbassare il prezzo, facendo il confronto con un altro imprenditore: «Ma picchi mi fa suffriri in ‘sta manera?! E poi non credo che chiddu parra di trenta mila». A quel punto De Rubeis quasi si risente: «No, cinquanta. Lo giuro sui miei nipoti». A tutti lo stesso prezzo, la stessa tangente, da riscuotere anche in comode rate: «Ti scadenziamo - dice il sindaco - non ti preoccupare. Non piangere, io sono tranquillo». Ma pagare. Pagare tutto. «Pasquà, nessuno ti sta facendo premura, però ti conviene...». Seguono minuti di preghiere e balletti. De Rubeis: «Non c’è dubbio che il coltello dalla parte del manico... Ti ho chiesto una cortesia». Ecco come si chiamano le tangenti qui, cortesie.

La magra sezione del Pd lampedusano ha presentato un’interrogazione di 21 punti contro De Rubeis. La gestione della cosa pubblica sarebbe alquanto stravagante. Su De Rubeis girano voci poco simpatiche: il residence «Il Castello», intestato a sua madre, sarebbe abusivo. L’avvocato Scozzari dice: «E’ gravissimo che sia ancora lì a fare il sindaco, dopo anni di persecuzioni contro gli imprenditori locali. Mi auguro che il ministro dell’Interno si accorga di questa situazione». Non è l’unico a pensarla così. Il comandante provinciale della Guardia di Finanza Vincenzo Raffo, in un’intervista al Quotidiano di Sicilia, ha dichiarato: «Il caso Lampedusa è emblematico. Abbiamo arrestato un sindaco che aveva gestito il bilancio in maniera, diciamo, personalizzata. Ma dopo l’arresto ha potuto riprendere normalmente le sue funzioni. D’altro canto la Regione non ha mai fatto un’ispezione, nonostante tutte le irregolarità emerse». Anche questa è Lampedusa.

NICCOLÒ ZANCAN

Nessun commento:

Posta un commento