venerdì 29 maggio 2009

'Ndrangheta: Operazione Dia In Corso In Italia e Nella Repubblica Ceca


'Ndrangheta: Operazione Dia In Corso In Italia e Nella Repubblica Ceca

(ASCA) - Roma, 29 mag - I carabinieri stanno eseguendo, in Italia e nella Repubblica Ceca, un'ordinanza di custodia cautelare emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma, nei confronti di 12 indagati per associazione per delinquere finalizzata all'introduzione in Europa di ingentissimi quantitativi di merce contraffatta. Al centro delle indagini dei Ros un sodalizio transnazionale composto da cellule attive in Italia, Repubblica Ceca e Vietnam, dedito all'importazione, attraverso il porto di Gioia Tauro, di prodotti di abbigliamento con marchi falsificati provenienti dall'Estremo Oriente, per la successiva commercializzazione nei paesi dell'Unione Europea. Arrestato anche un funzionario doganale, che consentiva al sodalizio di eludere i controlli portuali. Sequestrata una societa' di spedizioni riconducibile agli indagati, alcuni dei quali in contatto con le locali cosche della ''ndrangheta. Nel corso delle indagini sono state sequestrate 90000 paia di false scarpe ''Nike'', del valore di oltre 10 milioni di euro.


Camorra: arresti durante banchetto

(ANSA) - NAPOLI, 28 MAG - Arrestati dai Cc a Tracase due cugini Salvatore e Luigi Prinno, di 25 e 22 anni, affiliati all'omonimo gruppo camorristico. Il clan, attivo nel centro storico di Napoli,e' schierato con i Sarno. Sono accusati di detenzione di armi durante il ricevimento per il matrimonio del fratello di Salvatore. Tra gli invitati Ciro Petrone, 22 anni, famoso per il successo nel film Gomorra, dove ha interpretato il ruolo di 'Pisellino' e che di recente ha partecipato al reality 'La Fattoria'.


Camorra, sette arresti a Madrid

La Guardia Civil ha arrestato a Madrid sette persone considerate appartenenti alla Camorra, tra cui figura quello che viene ritenuto il capo di un clan conosciuto come "gli spagnoli".

L'"operazione Calzone", partita nel 2007, ha puntato su un giro di alberghi usati per riciclare il denaro proveniente da attività illecite, secondo una nota delle forze dell'ordine.

Contro il capo del clan degli spagnoli, identificato come Vincenzo S. e ricercato dalla giustizia italiana dal 2007, era stato spiccato un mandato di arresto internazionale per traffico di droga. Attualmente l'uomo viveva a Rivas Vaciamadrid, vicino alla capitale spagnola, sotto falso nome.

Durante l'operazione sono stati arrestati anche sua moglie, uno dei suoi figli, un nipote e altre quattro persone considerate suoi luogotenenti.


Casal di Principe:scoperto arsenale


(ANSA) - CASERTA, 28 MAG - Un piccolo arsenale della camorra e' stato scoperto dai carabinieri di Casal di Principe (Caserta), nel corso di una perquisizione. Il proprietario, Antonio Salzillo, 26 anni, e' stato arrestato. Trovati 3 passamontagna, una pistola, un mitragliatore, altri fucili e proiettili. Antonio Salzillo e' figlio di Mario, arrestato per favoreggiamento nel 2006, durante la cattura di Antonio Diana, esponente di spicco della clan dei casalesi capeggiata da Francesco Schiavone, detto 'Sandokan'.

giovedì 28 maggio 2009

Raid di Montesanto, in azione 8 killer



Raid di Montesanto, in azione 8 killer
Guerra di clan per il boss Marco Mariano


NAPOLI (28 maggio) - Alta tensione ai Quartieri dopo il raid dell'altra sera tra la folla di piazza Montesanto finito con l'uccisione del musicista di strada romeno Petru Birladeandu, di 33 anni, e con il ferimento di uno studente di 14 anni, del rione, colpito da un proiettile che gli ha provocato una frattura ad una spalla. Un'azione dimostrativa in una zona rimasta legata ai Mariano (i «Picuozzo» protagonisti alla fine degli anni Ottanta della sanguinosa guerra con i De Biase «Faiano») che gli investigatori inquadrano nell'offensiva scatenata da alcuni gruppi malavitosi dei Quartieri spagnoli legati ai Sarno di Ponticelli per impedire la ricostituzione del clan indigeno dei «Picuozzo» attorno a Marco Mariano, 54 anni - fratello minore dei ras detenuti Salvatore e Ciro - recentemente scarcerato dopo vent'anni di reclusione.

Appena libero, Marco Mariano dichiarò di volersi tenere lontano dagli ambienti di camorra. Ma da allora s'erano già registrati segnali di tensione.
Poi la scorribanda armata finita in tragedia.

Quella dell'altra sera doveva essere l'ennesima dimostrazione di forza (a pochi metri da piazza Montesanto c'è la casa dell'ex braccio destro dei Mariano). Poi i pistoleri devono aver notato in strada qualcuno dei «Picuozzo» e hanno iniziato a sparare. Mancando il bersaglio, ma colpendo due innocenti

I pistoleri erano in otto, in sella a quattro moto (una Honda e una Kawasaki precedute e seguite da due ciclomotori). Gli uomini del raid indossavano volti travisati dai caschi, ed avevano attraversato in branco un bel pezzo dei Quartieri prima di percorrere a tutto gas - controsenso - un tratto di via Pignasecca. Come nel Far West, con le moto al posto dei cavalli.

In piazzetta Montesanto invece gli esperti della Scientifica, diretti da Fabiola Mancone, hanno prelevato sette bossoli (calibro 9x21 e 9x19). Altri tre colpi avevano raggiunto le due vittime innocenti.

Confermata intanto la dinamica anche se dalle telecamere risultano solo immagini sfocate. Il quattordicenne e il musicista sono stati colpiti per caso. L'adolescente stava giocando a pallone: un proiettile gli ha fratturato una clavicola. Lo straniero s'accingeva a rientrare a casa dopo il solito giro per guadagnarsi qualcosa suonando la fisarmonica: colpito alle spalle, mentre scappava. I colpi gli hanno trafitto il cuore e un polmone.

Camorra: Operazione Carabinieri e Gdf Contro Clan Belforte Caserta


Camorra: Operazione Carabinieri e Gdf Contro Clan Belforte Caserta

(ASCA) - Roma, 28 mag - E' in corso da stamane nell'ambito della provincia di Caserta, una vasta operazione del Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente denominata ''Giudizio finale''. Con la Guardia di Finanza si stanno eseguendo 5 ordinanze di custodia cautelare e numerosi sequestri di aziende e beni per associazione mafiosa nei confronti dei responsabili di appartenenti al clan dei Belforte storicamente egemone nei comuni di Marcianise, San Nicola la Strada e Caserta. Tra i reati contestati anche quello di traffico illecito di rifiuti speciali. Oltre 40 gli indagati per riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita, in modo tale da far ottenere all'organizzazione criminale il controllo delle attivita' economiche, anche attraverso la gestione monopolistica di interi settori imprenditoriali e commerciali, ed in particolare nel settore dei rifiuti.


Droga: Sgominata Banda Italo-Albanese, 25 Arresti In Operazione Dia Bari

(ASCA) - Bari, 28 mag - E' in corso dalle prime luci dell'alba, su tutto il territorio nazionale, una maxi operazione contro il traffico internazionale di eroina condotta dalla direzione investigativa antimafia di Bari. In manette sono finite 25 persone con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti. Le indagini, durate 8 mesi, hanno permesso di stroncare una organizzazione criminale italo-albanese e di sequestrare ingenti quantitativi di droga proveniente dall'albania e destinata al mercato italiano. Maggiori dettagli saranno forniti nel corso della conferenza stampa che si terra' alle ore 10,00 di oggi presso gli uffici della Dia di Bari.

Camorra: Boss Al Figlio, Ti Do Il Mio Bracciale Simbolo Del Potere

Napoli, 27 mag. (Adnkronos) - "Appena ci vedremo diro' a tua madre di darti il mio bracciale, che in molti volevano e di regalarlo a te". Il bracciale di cui parla il boss Giuseppe Orefice, ergastolano, recluso in regime di 41 bis, era destinato al figlio Giovanni, nei desideri insani del camorrista destinato a prendere il suo posto a capo della cosca di Pollena Trocchia (Napoli). Un desiderio espresso in una lettera datata 1 novembre 2007, spedita dal carcere di Cuneo dove Orefice si trovava recluso ma mai arrivata a Giovanni Orefice, 22 anni, il primogenito del camorrista.


Droga, 20 arresti in tre regioni

(ANSA) - CATANIA, 27 MAG - Venti persone sono state arrestate, quattro delle quali ai domiciliari in un'operazione antidroga della polizia di Catania. Il blitz ha interessato anche Venezia e Napoli. L'inchiesta ha permesso di sgominare due bande di trafficanti di droga: una importava cocaina sull'asse Spagna-Napoli-Catania; l'altra cocaina, marijuana, orange-skunk e Lsd sulla tratta Amsterdam-Venezia-Catania.

Droga: nove arresti a Messina

(ANSA) - MESSINA, 27 MAG - La squadra mobile di Messina ha arrestato 9 persone con l'ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Altri 2 indagati sono attualmente irreperibili. Le indagini sono state avviate nel dicembre del 2006 dopo l'arresto di Antonio Biasi, ritenuto esponente della Sacra corona unita e da anni residente a Messina che ha deciso di collaborare con la giustizia. Secondo la polizia, il gruppo gestiva il traffico di droga a Messina, Barcellona di Gotto e Taormina.

mercoledì 27 maggio 2009

Napoli, duro colpo al clan Sarno


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Napoli, duro colpo al clan Sarno
64 arresti: tra loro anche dieci donne


Operazione nel quartiere Ponticelli e nei comuni del Vesuviano
Il gruppo gestiva estorsioni, usura, traffico e spaccio di droga


NAPOLI (27 maggio) - I carabinieri del comando provinciale e la polizia di Napoli hanno eseguito 64 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse a carico di persone appartenenti al clan camorristico dei Sarno e ritenute responsabili, a vario di titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni, usura, traffico e spaccio di stupefacenti ed altri reati.


Nel corso di indagini su alcuni clan dell' area orientale del capoluogo campano, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, i carabinieri hanno portato alla luce l'infiltrazione del potentissimo clan camorristico dei Sarno nell'hinterland napoletano.

È stato tra l'altro evidenziato come il gruppo attuasse la collocazione di propri «referenti» in territori prima controllati da altri due cartelli camorristici, ai fini della imposizione del «pizzo» ad imprenditori e commercianti e per controllare il traffico e lo spaccio di cocaina importata attraverso la Spagna.

Vi sono anche dieci donne tra le 64 persone arrestate nel corso dell'operazione. Fra le altre, è stata arrestata anche Luisa Terracciano, di 48 anni, attuale reggente del clan Arlistico-Terracciano-Orefice che opera nei comuni di Pollena Trocchia, San Sebastiano al Vesuvio e Massa di Somma.

Le indagini dei carabinieri clan Sarno e sugli altri gruppi criminali attivi nella zona vesuviana, hanno permesso di accertare l'estrema «invasività» di questa famiglia, divenuta egemone negli ultimi tempi non soltanto a Napoli, ma anche in buona parte della provincia.

Tra i destinatari delle 64 ordinanze di custodia cautelare, emesse dalla magistratura ed eseguite la scorsa notte, vi sono anche i capi del clan, i fratelli Giuseppe e Vincenzo Sarno, ai quali il provvedimento è stato notificato in carcere. Il sistema adoperato dal gruppo camorristico per diventare egemone su una grandissima fascia di territorio cittadino e della provincia, è quello della lenta e costante infiltrazione, attuata attraverso propri referenti, inseriti inizialmente all'interno di clan minori, nei quali poi riuscivano a prendere il sopravvento, fino a piegarli alla strategia ed al controllo da parte della loro formazione di origine.

L'indagine costituisce l'evoluzione e lo sviluppo di una attività svolta dai carabinieri nel maggio del 2006 nel settore dell'estorsione, che portò all'arresto di sette persone. Gli arresti della scorsa notte sono stati eseguiti nel quartiere napoletano di Ponticelli e nei comuni della fascia vesuviana di Cercola, San Sebastiano al Vesuvio, Massa di Somma, Pollena Trocchia e Sant'Anastasia.

Nell'ambito dell'operazione gli agenti del commissariato di polizia di San Giorgio a Cremano hanno sequestrato un istituto di vigilanza privata di Portici, gestito dalla malavita organizzata. Le indagini hanno permesso di accertare che gli uomini del clan Sarno, attraverso l'intimidazione, avevano imposto ai titolari di numerosi esercizi commerciali della zona di stipulare contratti con tale istituto di vigilanza. Gli agenti del commissariato di San Giorgio a Cremano hanno inoltre arrestato due persone, titolari di impianti di distribuzione di carburante nei quartieri napoletani di Ponicelli e San Giovanni a Teduccio, che sono stati sequestrati. A casa di uno dei due arrestati - destinatari di ordinanza di custodia cautelare - sono stati trovati 22 mila euro in contanti, frutto dell'attività di uno dei due dstributori di benzina. La somma di denaro è stata sequestrata.

Napoli, blitz a Scampia: 27 arresti



Napoli, blitz a Scampia: 27 arresti
Smantellata piazza di spaccio


Operazione della polizia nel territorio degli Scissionisti
Coinvolti spacciatori e vedette, tra loro alcuni minorenni


NAPOLI (27 maggio) - Dalle prime luci dell'alba una vasta operazione di Polizia finalizzata al rintraccio di spacciatori e vedette ha interessato Scampia. L'azione ha riguardato principalmente il sistema dello spaccio di droga particolarmente fiorente nell'Oasi del Buon Pastore.


Gli agenti del Commissariato di Polizia Scampia, coordinati dalla Procura della Repubblica di Napoli, hanno eseguito numerosi provvedimenti di arresto. 27 arresti sono stati eseguiti nella notte dagli agenti che hanno disarticolato un sistema criminale, attivo nel territorio degli Scissionisti, in cui erano coinvolti spacciatori e vedette. In manette anche una donna, madre di un minore coinvolto, che rifocillava gli spacciatori abbassando dal proprio balcone un paniere con bibite e panini.

L'indagine della Polizia ha consentito di individuare i differenti ruoli assunti all'interno dell'organizzazione che gestisce lo spaccio particolarmente attivo nel plesso edilizio del lotto R, in cui sono coinvolti anche minori.

sabato 23 maggio 2009

La Sicilia si commuove nel ricordo di Falcone


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La Sicilia si commuove
nel ricordo di Falcone


PALERMO - E' il giorno del 17esimo anniversario della strage di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Palermo e la Sicilia non dimenticano quel drammatico attentato.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, accolto dall'applauso di centinaia di studenti, è arrivato nel'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo dove si commemora la strage. Ad attendere il Capo dello stato i ministri della giustizia Angelino Alfano, dell'Interno Roberto Maroni e della Pubblica istruzione, Mariastella Gelmini, oltre al procuratore nazionale antimafia Piero Grasso e al presidente della Regione, Raffaele Lombardo.

LO SBARCO DELLA NAVE DELLA LEGALITA'. Gli ambasciatori di pace e legalità, gli studenti di tutte le scuole italiane che sono sbarcati questa mattina al porto di Palermo dalla nave della legalità salpata ieri da Napoli sono stati accolti in un caldo abbraccio dai ragazzi siciliani che una volta abbassato il portellone della nave hanno liberato nel cielo chiaro migliaia di palloncini tricolori.

I ragazzi hanno danzato sulle note della canzone di Federico Moro 'Pensà, che è stata la colonna sonora alla manifestazione in ricordo della strage di Capaci ormai da tre anni. Anche gli studenti del Teatro "Bellini" di Catania hanno danzato nelle loro magliette verdi con la scritta: "L'arte contro la mafia" mentre piccoli e più grandi continuano a scendere dalla nave al grido ritmato dai tamburi "Palermo è nostra e non di Cosa Nostra".

Gli scout, le maestre e i professori - i più appassionati e commossi - a ritmare gli slogan dei loro alunni. Hanno ascoltato le parole di accoglienza della sorella del giudice ucciso, Maria Falcone, dell'arcivescovo di Palermo, mons. Pennisi e si sono diretti all'aula bunker dell'Ucciardone per cominciare la loro lunga giornata in favore della legalità.

IL COMMOSSO OMAGGIO DI NAPOLITANO. Il capo dello Stato ha cominciato la sua seconda giornata nella sua visita in Sicilia rendendo omaggio alle vittime dell'attentato di Capaci; poi si è recato alla caserma Lungaro della polizia e dopo avere deposto una corona di fiori ha incontrato i familiari di alcune delle vittime della mafia. Erano presenti il presidente del Senato, Renato Schifani ed il ministro dell'Interno, Roberto Maroni.

Alla cerimonia hanno partecipato anche, tra gli altri, il capo della polizia, Antonio Manganelli, il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, il presidente della Regione, Raffaele Lombardo ed il sindaco di Palermo, Diego Cammarata.

Napolitano, visibilmente commosso, ha elogiato il lavoro di Falcone e Borsellino: "Li onoriamo e li ammiriamo come autentici eroi di quella causa della legalità, della convivenza civile, della difesa dello Stato democratico con la quale si erano identificati e come costruttori di un più valido presidio giuridico ed istituzionale di fronte alle sfide della criminalità organizzata".

Il presidente della Repubblica ha invitato a pensare quanto "ben diversa sarebbe la condizione della Sicilia e dell'Italia se non ci fosse stato in quest'aula lo storico maxiprocesso contro la mafia istruito da pool di Falcone e Borsellino e se non fossero seguiti esistenziali provvedimenti di legge".

MARIA FALCONE: "I GIOVANI MI DANNO SPERANZA". "Ogni anno coltivo maggiore speranza. E questo grazie ai tantissimi ragazzi che arrivano a Palermo per non dimenticare la strage di Capaci". Lo ha detto, nell'aula bunker dell'Ucciardone, Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni.

Maria Falcone ha ricordato la "ribellione degli imprenditori che hanno deciso di dire no al racket" e ha "ringraziato il presidente della Repubblica e i ministri presenti" alla manifestazione, auspicando "l'affermazione tra i giovani di un modello culturale che preveda più senso dello Stato e maggiore rispetto della persona".

CROCETTA: "ONORE AI NOSTRI MARTIRI". " Onore ai nostri martiri, a quanti hanno lottato per la libertà degli italiani, Stiamo più vicini a quanti, ogni giorno, rischiano la vita per la libertà degli altri". Lo ha affermato Rosario Crocetta, ricordando il giudice Giovanni Falcone.

"Oggi - ha aggiunto il primo cittadino di Gela - in tanti ricorderanno Falcone, il suo sacrificio e quello degli uomini della sua scorta. In tanti, però, non ricorderanno che voleva scoprire l'intreccio mafioso fra criminalità, affari e politica, il quarto livello.

Non ricorderanno che, mentre era in vita, ci furono coloro che tentarono di bloccare il suo lavoro da magistrato. Saranno in tanti a dimenticare - ha concluso Crocetta - che molto spesso gli uomini che combattono la mafia vengono criticati e, qualche volta, fortemente contrastati mentre sono in vita".

EMMA MARCEGAGLIA: "IMPRENDITORI CONTRO LA MAFIA". "Siamo qui a testimoniare la volontà e l'impegno di fare una battaglia vera contro la mafia". Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha ribadito la scelta degli imprenditori parlando nell'aula bunker dell'Ucciardone.

Alla domanda se sia opportuno inserire nel disegno di legge sulla sicurezza anche una norma che impone alle vittime l'obbligo di denuncia delle estorsioni, Marcegaglia ha risposto: "Abbiamo insistito perché ci fossero norme più restrittive nei confronti di chi rischia di essere colluso con la mafia. Su questi temi ormai gli imprenditori, anche quelli siciliani, hanno fatto scelte definitive".

Mafia, arrivato in Italia boss Rosario Gambino, espulso da Usa



Mafia, arrivato in Italia boss Rosario Gambino, espulso da Usa


E' arrivato questa mattina in Italia il boss mafioso Rosario Gambino, dopo essere stato espulso dagli Stati Uniti. Lo ha detto la polizia. Continua a leggere questa notizia

Gambino, accompagnato da funzionari del Servizio Centrale Operativo della polizia, è giunto a bordo di un aereo di linea dell'Alitalia proveniente da Miami.

Palermitano di 67 anni, Gambino è esponente di spicco dell'omonima organizzazione mafiosa newyorkese, considerata una delle cinque famiglie più potenti della "Cosa nostra" americana.

Dopo aver terminato di scontare una condanna a 22 anni di reclusione per traffico internazionale di stupefacenti negli Usa, Gambino, che non ha mai preso la cittadinanza Usa, è stato espulso.

In Italia era latitante dal giugno 1980, quando nei suoi confronti venne emesso dall'allora giudice istruttore Giovanni Falcone, poi morto in un attentato, un mandato di cattura per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati di indole mafiosa (all'epoca non esisteva il reato di associazione mafiosa) e per associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Mafia: Omicidio Rostagno, Arrestati Boss Virga e Il Killer Mazzara



Mafia: Omicidio Rostagno, Arrestati Boss Virga e Il Killer Mazzara

(ASCA-TRAPANIOK) - Trapani, 23 mag - Svolta nelle indagini sulla morte di Mauro Rostagno, il giornalista-sociologo fondatore della comunita' Saman di Trapani ucciso la notte del 26 settembre del 1988. Gli agenti della squadra mobile di Trapani hanno notificato questa mattina due ordini di custodia cautelare in carcere al boss Vincenzo Virga, ritenuto il mandante, ed a Vito Mazzara, sicario della cosca di Trapani e ritenuto l'esecutore materiale, entrambi attualmente detenuti. I provvedimenti sono stati emessi dal giudice per le indagini preliminari di Palermo Maria Pino su richiesta del procuratore aggiunto Antonio Ingroia. I due indagati avrebbero proceduto in concorso con il vecchio capomafia trapanese Francesco Messina Denaro, padre del boss latitante Matteo Messina Denaro, deceduto qualche anno fa. Il giornalista-sociologo Mauro Rostagno sarebbe stato ucciso, secondo gli inquirenti, per l'attivita' giornalistica di denuncia che svolgeva presso l'emittente televisiva 'RTC Radio Tele Cine' di Trapani. ''Muovendo forti ed esplicite accuse nei confronti di esponenti di Cosa Nostra e richiamando in termini di speciale vigore l'attenzione dell'opinione pubblica - affermano gli inquirenti - Rostagno aveva toccato diversi uomini d'onore e generato un risentimento diffuso nell'ambito del contesto criminale in argomento. L'omicidio di Rostagno sarebbe stato quindi deliberato in seno a Cosa Nostra''.

venerdì 22 maggio 2009

MAFIA NEWS NOTIZIE



Mafia: Smantellato Clan Badalamenti Jr

(AGI) - Palermo, 22 mag. - I carabinieri dei Ros hanno individuato un clan transnazionale capeggiato da Leonardo Badalamenti, figlio di Gaetano, storico boss di Cinisi, impegnato nella gestione truffaldina di titoli di credito venduti per centinaia di milioni di dollari ai danni di istituti di credito esteri. I Ros hanno eseguito, inoltre, in Italia, Spagna, Venezuela e Brasile, un'ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Palermo, nei confronti di 20 indagati per associazione mafiosa, corruzione, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e trasferimento fraudolento di valori. Operato anche il sequestro di beni, aziende e quote societarie, del valore di oltre 5 milioni di euro. Al centro delle indagini del Ros alcuni imprenditori ritenuti espressione di famiglie mafiose attivi sia in Toscana sia nella realizzazione di opere residenziali e turistiche in provincia di Palermo. I particolari dell'operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa alle 11 presso la procura della repubblica di palermo palazzina M.


MAFIA: GLI AFFARI DEI BOSS ALL'ESTERO, ARRESTI DEL ROS

PALERMO - I carabinieri stanno eseguendo provvedimenti cautelari in diverse città italiane, ma anche in Spagna, Venezuela e Brasile. Si tratta di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Palermo su richiesta della Procura distrettuale antimafia nei confronti di 20 indagati per associazione mafiosa, corruzione, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e trasferimento fraudolento di valori.

Il provvedimento prevede anche il sequestro di beni, aziende e quote societarie, del valore di oltre 5 milioni di euro. Al centro delle indagini condotte dal Ros di Firenze vi sono alcuni imprenditori ritenuti espressione di famiglie mafiose che sono attivi sia in Toscana sia nella realizzazione di opere residenziali e turistiche in provincia di Palermo.

L'attività investigativa ha consentito di individuare un sodalizio transnazionale capeggiato da Leonardo Badalamenti, figlio di Gaetano, il boss di Cinisi morto in carcere negli Stati Uniti, impegnato nella gestione truffaldina di titoli di credito venduti per centinaia di milioni di dollari ai danni di istituti di credito esteri.

MAFIA: DIA CONFISCA BENI PER 3 MLN A PALERMO

PALERMO - La Direzione investigativa antimafia di Palermo ha confiscato beni per oltre 3 milioni di euro in immobili, automezzi, quote societarie, rapporti bancari e assicurativi a conclusione di due distinte indagini. Le proposte di applicazione delle misura di prevenzione personale e patrimoniale riguardano Giuseppe Morreale, 62 anni, in passato arrestato perché accusato di riciclare milioni di euro per conto di Cosa nostra sui tavoli da gioco del casinò di Saint Vincent, e Antonino Tarantino, 60 anni, ritenuto, secondo diversi collaboratori di giustizia, elemento di spicco della famiglia mafiosa dell'Arenella.

SALTA ANCORA L'ESTRADIZIONE DEL BOSS GAMBINO

ROMA - Come già accaduto in passato, è saltata ancora una volta l'estradizione in Italia del boss mafioso Rosario Gambino. L'arrivo dagli Usa era previsto per questa mattina a Roma Fiumicino, ma all'ultimo momento il trasferimento del boss è stato rinviato. .

Gambino è coinvolto nello storico processo "Pizza Connection" sul traffico internazionale di stupefacenti. Già condannato in Italia, Gambino ha ottenuto, su istanza dei difensori, il processo di revisione. Nei suoi riguardi è stato emesso nel 1980 un mandato di cattura da parte del giudice Giovanni Falcone. Il provvedimento è oggetto in questi giorni di nuovo esame da parte del Tribunale del riesame di Palermo, dopo l'annullamento con rinvio da parte della Cassazione dell'ordinanza che ne dichiarava il persistere dell'efficacia.

Già in passato Rosario Gambino era stato sul punto di essere trasferito dagli Stati Uniti in Italia, ma la sua estradizione era stata bloccata all'ultimo momento per alcune questioni di carattere procedurale sollevate dal suo difensore.

Ex muratore, il boss viveva negli Stati Uniti dal 1968 ed era stato condannato da un tribunale americano a 45 anni di carcere per traffico di droga. In prigione Gambino ha passato 22 anni e ultimamente ha vissuto in un centro di raccolta immigrati a San Pedro, una località a 40 km da Los Angeles.

Nei suoi confronti l'Italia aveva avviato la procedura di estradizione nel 2001. In Italia Gambino è stato condannato in primo grado nel giugno dell'83 a 20 anni di carcere con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. In appello la pena era stata ridotta a 16 anni mentre il ricorso in Cassazione era stato giudicato inammissibile. Il processo di secondo grado nei confronti del boss è stato riaperto, però ad ottobre dello scorso anno in seguito all'incidente di esecuzione, presentato nel 2006 dal legale di Gambino. A gennaio scorso la Corte di Cassazione ha annullato l'efficacia di un mandato di cattura emesso nel 1980 dal giudice Giovanni Falcone nei confronti del boss mafioso.



TANGENTI A FUNZIONARI DEL GENIO CIVILE

(ASCA) - Roma, 22 mag - La Polizia di Stato di Trapani ha arrestato un funzionario amministrativo ed un dirigente tecnico geologo che lavoravano presso il Genio civile di Palermo e Trapani responsabili dei reati di concussione plurima aggravata in concorso avendo costretto o indotto liberi professionisti e imprenditori a farsi consegnare somme di denaro, quali tangenti, in cambio del rilascio dei pareri previsti dall'art. 13 della legge 64/74, per progetti e piani di lottizzazione nonche' per la realizzazione di un insediamento turistico termale. Le complesse indagini della Squadra Mobile, confortate da intercettazioni audio e video negli uffici del Genio Civile, hanno permesso di mettere in luce almeno 2 passaggi di denaro per due distinte concussioni: una riguardante un piano di lottizzazione nel comune di Mazara del Vallo e l'altra un insediamento turistico termale con ricettivita' di circa 1400 posti letto a Fegotto, localita' del comune di Calatafimi-Segesta. Altri professionisti sentiti successivamente, sia pure a seguito della contestazione del contenuto delle dichiarazioni rese in precedenza dai colleghi, hanno ammesso in modo dettagliato di avere subito la richiesta di una tangente, quantificata in 1.000 euro, con la minaccia che, in caso di rifiuto, gli stessi non solo avrebbero rinviato con ogni scusa l'espletamento di una pratica di interesse del geologo sottoposta al parere del Genio Civile, ma, in sintesi, non avrebbero piu' consentito di lavorare, frapponendogli ogni genere di ostacolo burocratico.


CRIMINALITA': LATITANTE DA 5 ANNI ARRESTATO DALLA POLIZIA

Era ricercato da provvedimento del tribunale Roma del 2004
(ANSA) - NAPOLI, 21 MAG - E' stato arrestato dalla polizia in un circolo ricreativo a Napoli il pregiudicato Francesco Guida, 55 anni, latitante da cinque anni. Guida, che ha pecedenti penali per rapina, armi e sequestro di persona, era ricercato sulla base di un provvedimento emesso dal tribunale di Roma nel 2004; faceva parte di una banda dedita a rapine nella Capitale ed era considerato l'uomo di collegamento tra la malavita romana e i clan camorristici.

Camorra: Affiliato Clan Bidognetti Arrestato Dalla Polizia

Caserta, 21 mag. (Adnkronos) - Luigi Nigro, di 43 anni, e' stato arrestato a Napoli dagli agenti della squadra mobile di Caserta in base ad un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice delle indagini preliminari su richiesta dei pm della Direzione distrettuale antimafia. Nigro e' indagato per favoreggiamento aggravato dall'avere agito allo scopo di agevolare l'organizzazione criminale clan dei Casalesi - Gruppo Bidognetti in particolar modo la fazione stragista capeggiata da Giuseppe Setola.

Mafia: Scadono Termini Custodia, Scarcerato Presunto Boss

(ASCA) - Palermo, 21 mag - Diego Di Trapani, presunto capo mafia del mandamento di Palermo di San Lorenzo e vicino al boss Salvatore Lo Piccolo, e' stato scarcerato ieri sera dalla Corte d'appello di Palermo per decorrenza dei termini della custodia cautelare. I giudici hanno dovuto accogliere la richiesta dell'avvocato Marco Clementi che ha indicato nella data del 6 maggio la fine dei termini della custodia cautelare. Di Trapani, condannato a 13 anni per associazione mafiosa, si trova adesso nella sua abitazione di Cinisi. Nell'ordinanza di scarcerazione e' stato imposto il divieto di dimora a Palermo e l'obbligo di presentarsi ogni giorno alla polizia giudiziaria.

giovedì 21 maggio 2009

MAFIA: ARMI E DOLLARI FALSI SEQUESTRATI A BOSS PALERMO


MAFIA: ARMI E DOLLARI FALSI SEQUESTRATI A BOSS PALERMO

PALERMO - I boss mafiosi palermitani si preparavano ad una nuova guerra di mafia accumulando armi e denaro. Il retroscena emerge dalla scoperta che i carabinieri del Reparto operativo hanno fatto a Palermo. Gli investigatori hanno recuperato 10 milioni di dollari falsi, tre fucili (di cui due a canne mozze e uno a pompa), una pistola a tamburo calibro 357 magnum, migliaia di munizioni ed una divisa da carabiniere. Tutto quanto faceva parte dell'arsenale di Gaetano Lo Presti, il boss a capo del mandamento cittadino di 'Porta nuova', suicidatosi in carcere. Lo Presti aveva nascosto armi e dollari falsi per far fronte alle crescenti necessità di denaro per il mantenimento dei detenuti ed in previsione, secondo gli investigatori, di una sempre più eventuale nuova guerra di mafia. Gaetano Lo Presti, 52 anni, era stato fermato nel dicembre scorso e si è suicidato poche ore dopo essere finito in cella nel carcere palermitano di Pagliarelli. Il boss aveva vantato con altri mafiosi di avere l'appoggio di Giuseppe Salvatore Riina - figlio del boss Totò - nella scelta che avrebbe dovuto fare per indicare il nuovo capo della commissione provinciale di Cosa nostra. Il capomafia di Porta Nuova, che si opponeva a Benedetto Capizzi, è stato però smentito da un altro boss, Nino Spera, sostenendo che il piccolo Riina, "era fuori da tutto", e per volere della madre "non doveva impicciarsi".

Le armi e i dollari falsi sono stati rinvenuti nelle abitazioni di alcuni affiliati alle cosche mafiose. I carabinieri a distanza di alcuni mesi dall'operazione 'Perseo', che ha interrotto il processo di riorganizzazione di Cosa nostra, sono riusciti ad individuare nell'abitazione di Fabio Manno, reggente della famiglia di 'Borgo vecchio', che era stato arrestato a dicembre, e oggi collabora con la giustizia, e poi in quella della zia, sorella di Gerlando Alberti, banconote da 100 dollari falsi. I biglietti erano nascosti in parte in un muretto in cemento costruito da Manno nel garage di casa (oltre sette milioni di dollari) ed in parte dietro una intercapedine di un muro nell'abitazione della zia di Alberti (circa 3 milioni di dollari). Sulle armi scoperte sono stati avviati accertamenti balistici per verificare se in passato sono state utilizzate in omicidi.

martedì 19 maggio 2009

Arrestato il boss dei casalesi Franco Letizia


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Arrestato il boss dei casalesi Franco Letizia
Le forze dell'ordine mettono a segno anche un altro colpo alla camorra eseguendo 100 ordinanze di custodia nei confronti degli 'scissionisti' di Scampia



Inserito nell'elenco dei 100 latitanti più pericolosi d'Italia, Franco Letizia, esponente di spicco della fazione 'bidognettiana' del clan dei Casalesi è stato catturato dalla Squadra mobile di Caserta in un'abitazione di via Cilea a San Cipriano d'Aversa, nel Casertano. Il boss, latitante da oltre un anno, era ricercato per i reati di associazione per delinquere, estorsione e altro. Trovati nell'appartamento anche diversi 'pizzini' ritenuti di notevole interesse investigativo.

Letizia è ritenuto uomo di vertice e di fiducia del capo del clan Francesco Bidognetti, detenuto in regime di 41bis, mentre il cugino, Giovanni Letizia, era uno dei componenti del gruppo 'stragista' che faceva capo a Giuseppe Setola.

All'alba è scattata anche una maxi-operazione condotta da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza che hanno eseguito ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di cento persone, accusate a vario titolo di omicidio, associazione per delinquere di tipo mafioso, reati relativi al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti e riciclaggio di denaro.
Le ordinanze sono state emesse dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia e hanno riguardato esponenti del clan Amato-Pagano, i cosiddetti 'scissionisti', contrapposti al clan Di Lauro nella faida di Scampia.
L'operazione segue quella che ha permesso la cattura nei giorni scorsi di Raffaele Amato, boss degli 'scissionisti', arrestato a Marbella, in Spagna, dalla Polizia italiana.


I complimenti del ministro Maroni per gli arresti in Campania

Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, si è complimentato con il Capo della Polizia, prefetto Antonio Manganelli, per l’operazione della squadra mobile di Caserta che ha portato all’arresto di Franco Letizia, inserito nell’elenco dei cento latitanti più pericolosi e attuale reggente del clan Bidognetti.

Il ministro Maroni si è, altresì, congratulato con il prefetto Manganelli, con il generale Siazzu e con il generale D’Arrigo per l’operazione interforze, condotta a Napoli da Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza, che ha portato all’arresto del gruppo di fuoco del sodalizio camorristico denominato Amato - Pagano.

«La cattura di Letizia e gli arresti di Napoli - ha commentato il ministro - confermano, ancora una volta, l’efficace strategia di contrasto alla criminalità organizzata posta in essere in quel territorio dal governo».

CAMORRA: LATITANTE CLAN CASALESI ARRESTATO NEL CASERTANO



CAMORRA: LATITANTE CLAN CASALESI ARRESTATO NEL CASERTANO CASERTA

- Un latitante del clan dei casalesi, Franco Letizia, 32 anni, inserito tra i cento pregiudicati più pericolosi d'Italia, è stato arrestato da agenti della Squadra mobile di Caserta poco prima della mezzanotte scorsa a San Cipriano D'Aversa, una delle roccaforti casertane dell'organizzazione camorristica. Letizia, ritenuto un fedelissimo di uno dei capi storici dei casalesi, Francesco Bidognetti detto 'Cicciott e mezzanotte', è stato bloccato dai poliziotti, che a conclusione di indagini ed appostamenti erano riusciti a localizzare il rifugio, in un appartamento di una zona periferica di San Cipriano, nella disponibilià di Antonio Diana, 41 anni, arrestato per favoreggiamento insieme con un altro presunto affiliato alla cosca, Carlo Corvino, 40 anni. I due erano insieme con il latitante al momento dell'irruzione dei poliziotti della Mobile casertana, diretta dal vice questore Rodolfo Ruperti.


Letizia, considerato dagli investigatori, tra l'altro, uno degli esattori delle estorsioni del clan Bidognetti, sfuggi un anno e mezzo fa all'operazione 'Domizia' del 18 aprile 2008, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, nel corso della quale furono eseguite da Polizia, Carabinieri e Dia di Napoli 52 delle 64 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Napoli su richiesta della Dda partenopea. I destinatari dei provvedimenti restrittivi erano ritenuti affiliati o fiancheggiatori delle due fazioni dei casalesi capeggiate da Francesco Bidognetti, in carcere da anni, al regime di 41 bis, e dei Tavoletta, in lotta da tempo per il predominio delle estorsioni e dei traffici illeciti tra Castevolturno, sul litorale casertano e Villa Literno. Gli arrestati erano accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni, porto e detenzione illegale di armi, traffico di droga, illecita concorrenza. L'operazione, disposta dalla Dda partenopea, fu favorita dalle rivelazioni di Anna Carrino, 47 anni, moglie di Bidognetti, che da alcuni mesi aveva cominciato a collaborare con gli investigatori.

'Ndrangheta: mutui-truffa, sgominato clan in Lombardia


'Ndrangheta: mutui-truffa, sgominato clan in Lombardia

MILANO - A Milano la polizia di Stato ha scoperto un clan della 'ndrangheta che, con un originale sistema, riusciva a far erogare mutui a personaggi di comodo e ad incassare in modo fraudolento le relative somme di denaro. Dalle prime ore del mattino, in diverse località della Lombardia, la squadra mobile sta eseguendo 15 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip di Milano su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, a carico dei presunti componenti di un'associazione per delinquere dedita a truffare società finanziarie ed istituti di credito. Attraverso la fraudolenta erogazione di mutui ipotecari, in un anno l'organizzazione sarebbe riuscita ad accumulare la somma di oltre 800mila euro.

Capo della pericolosa associazione, secondo le indagini, era Giuseppe Pangallo, 29 anni, di Plati' (RC), ritenuto esponente di spicco del clan Papalia-Barbaro, alla quale erano destinati la maggior parte dei finanziamenti illeciti. Nel corso delle operazioni, sono state sottoposte a sequestro preventivo tutte le quote sociali di due srl ritenute riconducibili all'organizzazione criminale, e quattro immobili ubicati nel Lecchese e acquistati dagli indagati. Il clan operava sempre con le medesime modalità: dopo un primo rilevante finanziamento, generalmente un mutuo ipotecario fatto ottenere a soggetti presentati come clienti affidabili grazie a imprenditori compiacenti, che fornivano la falsa documentazione che ne attestava la solvibilità, seguivano diversi tentativi di conseguire ulteriori crediti per l'acquisto di beni mobili. L'associazione così si avvantaggiava di ingenti somme di danaro contante, che poi investiva riciclandole, mentre i prestanome ricevevano piccole ricompense.

domenica 17 maggio 2009

Camorra, preso in Spagna Raffaele Amato


Camorra, preso in Spagna Raffaele Amato
boss degli scissionisti. Faida da 100 morti


NAPOLI (17 maggio) - Arrestato nella notte a Marbella in Spagna, Raffaele Amato, il capo degli scissionisti, la frangia del clan Di Lauro che ha dato vita alla feroce faida di Scampia e Secondigliano. Amato è stato catturato non lontano dalla casa dove viveva una comoda latitanza. L'operazione è stata condotta dagli uomini della questura di Napoli in collaborazione con la polizia spagnola.

La faida degli scissionisti ha provocato oltre cento morti negli ultimi tre anni.

Amato risponde di otto omicidi commessi fra il 1991 e il 1993, nella cosiddetta faida di Mugnano (località della periferia nord della provincia di Napoli) Raffaele Amato, considerato oggi il boss degli Scissionisti del clan Di Lauro di Scampia.

Il latitante è stato arrestato dopo un pedinamento di 50 chilometri, iniziato a Malaga, in Spagna, e finito nella hall di un albergo di Marbella. L'uomo, ritenuto il principale importatore di cocaina nel mercato napoletano, ha replicato qualcosa in spagnolo e poi, quando ha capito di avere di fronte la polizia italiana, non ha opposto alcuna resistenza.

Il boss viveva in una località della Costa del Sol, come latitante; faceva viaggi all'estero per incontrare i suoi familiari, e usava più documenti, parlando perfettamente lo spagnolo. Con Raffaele Amato è stato arrestato anche Carmine Minucci; colpiti da provvedimenti di custodia cautelare anche Paolo Di Lauro, Enrico D'Avanzo, Rosario Pariante, Antonio Abbinante, Raffaele Abbinante, Gennaro Marino e Massimiliano Cafasso, già detenuti in carcere

sabato 16 maggio 2009

Palermo, trovato un arsenale


Palermo, trovato un arsenale

PALERMO - Un arsenale è stato trovato nascosto nel parco di villa Malfitano a Palermo. Lo hanno scoperto all'alba i carabinieri, che da due giorni avevano avviato ricerche nel grande giardino pubblico, dopo aver appreso da intercettazioni che le cosche mafiose avevano nascosto pistole e fucili mitragliatori in questo posto.

Da quanto si apprende, le armi sarebbero in buono stato. Nel parco ha sede la fondazione Whitaker, la cui villa è utilizzata spesso per incontri di rappresentanza, e sarebbero state sotterrate dal giardiniere della fondazione, Agostino Pizzuto, arrestato due giorni fa dai carabinieri nell'operazione Eos.

L'elenco delle armi emerge da una conversazione registrata in carcere fra indagati coinvolti in questa inchiesta, che dovevano servire per commettere omicidi, e i cui corpi delle vittime dovevano poi essere sciolti nell'acido.

L'arsenale scoperto dai carabinieri nel giardino di villa Malfitano a Palermo è composto da pistole e fucili mitragliatori, ma anche da granate e munizioni. In particolare sono state trovate: due pistole semi automatiche calibro 9; due revolver Smith & Wesson; due mitragliatori di fabbricazione croata con silenziatore; un fucile a pompa; una granata; migliaia di munizioni di vari calibri, anche da guerra e un giubbetto antiproiettile.

Villa Malfitano, con il suo giardino, si trova in via Dante a Palermo, ed è sede della Fondazione Whitaker. Il parco è stato progettato da Emilio Kunzmann e si estende per oltre 5 ettari.

Le anticipazioni di Grandangolo in edicola






Le anticipazioni di Grandangolo in edicola

Grandangolo – il giornale di Agrigento diretto da Franco Castaldo – pubblica, in esclusiva le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Salvatore Vaccaro, di Sant’angelo Muxaro che si stanno rivelando devastanti per Cosa Nostra agrigentina.

Infatti, è un fiume in piena, ricorda tutto e, soprattutto, racconta tutto. Sembrava un pentito di secondo piano. Invece, si sta dimostrando implacabile come quando partecipava agli omicidi di mafia. Giuseppe Salvatore Vaccaro, ha fatto irruzione a piedi uniti nel processo Sicania 2 con dichiarazioni inedite e che svelano intrighi, intrecci, omicidi e potere mafioso.

Vicende sulle quali la Direzione distrettuale antimafia di Palermo sta svolgendo serrate indagini. Rivela Vaccaro di un omicidio, quello del santangelese Giovanni Taverna di cui si era persa memoria. L’uomo, ucciso proprio da Vaccaro ha pagato lo scotto per aver mancato di rispetto a Salvatore Fragapane che per lunghi anni è stato il capo di Cosa Nostra in provincia di Agrigento ed il capo diretto di Vaccaro.

Poi, un omicidio mancato in Belgio, per ordine di Fragapane e su indicazione di Maurizio Di Gati. Omicidio non commesso da una squadra di killer in trasferta, perchè la vittima non è stata trovata.

Vaccaro inguaia, inoltre, Francesco Leto, padre dell’attuale sindaco di Sant’Angelo Muxaro che, per il pentito, è stato per lunghi anni alla guida della cosca del suo paese. E racconta molti altri episodi, oggi noti grazie a lui, legati anche alla guerra di mafia del triangolo della morte Santa Elisabetta, Aragona, Raffadali. Vaccaro, inoltre, spiega meglio le ragioni del suo pentimento e racconta come è entrato in Cosa Nostra: “Chiesi lavoro, lo ottenni. Poi vollero fatti i favori”.

Ed ancora la vicenda della depurazione del mare di San Leone, la polemica tra il presidente della Provincia D’Orsi e Paolo Cilona, patron del premio Talamone e l’affidamento dell’appalto denominato “Terravecchia di Girgenti” al gruppo Campione.

Vittime della Mafia ( foto manipolate da parte della stampa quotidiana italiana )


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Manipolazione e Sciacallaggio Mediatico.
Ho ricevuto segnalazione da alcuni frequentatori dei miei siti-blog dedicati alle Vittime della Mafia , di una foto pubblicata in occasione della XIV giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle Vittime di Mafia ( giornali , siti , blog e la rai ) , è stata manipolata malgrado fosse soggetta a copyright di mia proprietà.

In questa foto ci sono anni di lavoro e di ricerche , sono l’unico a dedicarmi con cura di mettere assieme questo mosaico di EROI VERI Vittime della Mafia , senza imparzialità , come di solito fanno diverse associazioni utili ma alcune inutili che ricordano e riportano i soliti nomi e le solite foto.

Chiedo che queste foto manipolate vengano rimosse o sostituite con l’originale con il nome del vero autore .
Di solito direttori e giornalisti mi contattano per essere autorizzati a pubblicarle senza mai manipolarle e dopo il mio consenso vengono pubblicate.

Vorrei sapere chi vi ha dato l’autorizzazione di manipolare la foto, e conoscere il nome ” di questi improvvisati autori ” che si sono appropriati ingiustamente di un qualcosa che non ne hanno nessun diritto.

ATTENZIONE: le fotografie su questo sito sono di proprietà del rispettivo autore. Ogni utilizzo senza un'autorizzazione scritta verrà perseguito a norma di legge.
ATTENTION: the photographies on this site are of property of the respective author. Every I use without un' written authorization will come according to the law persecuted




http://www.radio.rai.it/RADIO3/FAHRENHEIT/mostra_evento.cfm?Q_EV_ID=279857

http://www.step1.it/index.php?id=5447-l-antimafia-e-la-ricerca-della-felicita

http://piscicellivincenzo.myblog.it/archive/2009/06/23/convegno-sulle-vittime-della-mafia.html

http://www.alboscuole.it/ilserraglio/

Angelo Vaccaro Notte

venerdì 15 maggio 2009

Agguato mortale nel Palermitano


Agguato mortale nel Palermitano

PALERMO - Due persone sono morte e una è rimasta ferita in un agguato nel palermitano. I cadaveri sono stati trovati sulla strada a scorrimento veloce all'altezza di Misilmeri.

Potrebbe essere di matrice mafiosa il duplice omicidio avvenuto questa mattina nei pressi della strada a scorrimento veloce Palermo-Agrigento, all'altezza di Misilmeri.

Una delle due vittime, Gaspare Zucchetto, 40 anni, è ritenuto vicino alle cosche. Nel 2005 venne arrestato con l'accusa di essere un favoreggiatore dei boss Benedetto Spera e Salvatore Sciarrabba. L'altra vittima è Paolo Lo Gerfo, 49 anni, ed anch'egli avrebbe precedenti penali. Entrambi erano dipedenti del Coires, il consorzio che gestisce la raccolta dei rifiuti di alcuni comuni del palermitano.

Nell'agguato è rimasta ferita un'altra persona che è stata ricoverata all'ospedale Buccheri La Ferla. I corpi sono stati trovati su una stradina sterrata vicino lo scorrimento veloce.

Secondo gli investigatori, i killer avrebbero sparato con armi di grosso calibro. Forse fucili. Il ferito, anche lui dipendente del Coinres, è stato colpito ad un braccio e ad una gamba, ma non sarebbe in pericolo di vita. Sul posto è arrivato il medico legale. Il delitto sarebbe avvenuto intorno alle 10.

L'indagine è coordinata dalla Dda di Palermo e condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Palermo.

MAFIA NEWS NOTIZIE


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Camorra, arrestato nel Casertano boss Clemente D'Albenzio

I carabinieri hanno catturato nella notte Clemente D'Albenzio, capo del clan D'Albenzio- Farina, che alcune settimane fa si era sottratto all'arresto. Continua a leggere questa notizia

Lo riferiscono i carabinieri del Comando provinciale di Caserta.

"Lo abbiamo arrestato verso l'una di notte, per strada, mentre si recava a far visita alla figlia non lontano dalla sua abitazione, a Maddaloni", ha detto al telefono un carabiniere.

Il clan di D'Albenzio opera nell'area di Maddaloni, nel Casertano.

Boss Ucciso Nel Trapanese: e' Gelosia, Preso l'Omicida

(AGI) - Trapani, 14 mag. - Risolto in poche ore dai carabinieri l'omicidio di Antonino Caprarotta, 68 anni, il vecchio boss mafioso ucciso questa mattina alla periferia di Marsala (Trapani). Un delitto che sembra non avere nulla a che fare con le vicende di Cosa Nostra, ma che si lega alla gelosia per una donna contesa. I carabinieri hanno arrestato l'omicida, Giacomo Palazzolo, pregiudicato di Alcamo che compira' 66 anni in giugno. Nella colluttazione con Caprarotta ha subito la frattura di un braccio ed e' ricoverato nell'ospedale di Mazara del Vallo, dov'e' piantonato dai militari dell'arma in attesa di essere trasferito in carcere. Antonino Caprarotta e' stato ucciso nel giardino della sua villa, al numero civico 192 di contrada Fossarunza, colpito con violenza con un oggetto contundente. L'anziano boss, era stato coinvolto nelle inchieste antimafia "Florio" del 1993 e "Omega" del 1996. Suo fratello Francesco Caprarotta, ritenuto 'consigliere' della famiglia mafiosa marsalese dei D'Amico, venne eliminato nel gennaio del 1992 assieme all'allora capofamiglia, Vincenzo D'Amico, con il sistema della 'lupara bianca'. .

Mafia: anziano ucciso a bastonate

(ANSA) - PALERMO, 14 MAG - Ucciso a bastonate nelle campagne di Marsala, in contrada Fossa Runza: si tratterebbe, secondo i Cc, di Antonino Craparotta, di 68 anni. L'uomo, secondo i carabinieri, sarebbe affiliato alle cosche mafiose del Trapanese. Nel '92 un fratello della vittima, Francesco Craparotta, era scomparso, quasi certamente vittima della ''lupara bianca''. Sono in corso indagini dei carabinieri.

Mafia: operazione Cc, 2 i politici

(ANSA) - PALERMO, 14 MAG - Nell'operazione dei Cc a Palermo, che ha portato all'arresto di 21 persone, sono indagati anche due esponenti politici. Si tratta di Antonello Antinoro (Udc), assessore regionale ai beni Culturali, indagato per voto di scambio nelle ultime elezioni regionali e il deputato regionale Nino Dina (Udc), indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Mafia: Operazione 'Eos', 21 Arresti a Palermo


(AGI) - Palermo, 14 mag. - Nuova operazione antimafia dei carabinieri a Palermo, dove sono state eseguite 21 ordinanze di custodia cautelare a carico di esponenti dei clan di Resuttana e San Lorenzo, il feudo dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Le accuse sono di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni e al narcotraffico. Secondo i carabinieri, i mafiosi gestivano la casa del 'mandamento' e reinvestivano nell'acquisto di droga gli incassi del 'pizzo'. Dalle indagini e' emerso anche un progetto di omicidio che era stato messo a punto da alcuni capimafia attualmente detenuti in regime di 41 bis e che cio' nonostante erano riusciti a tenersi in contatto tra di loro e a far pervenire agli affiliati le loro decisioni. Un filone investigativo ha riguardato anche rapporti tra alcuni degli arrestati ed esponenti politici. Nel blitz, denominato 'Eos' sono stati impegnati 200 carabinieri del comando provinciale di Palermo e elicotteri. Conferenza stampa alle 10.30 in Procura. (AGI)

Duisburg:Strangio estradato, strage


(ANSA) - AMSTERDAM, 13 MAG - Giovanni Strangio e' stato estradato in Italia sia per la strage di Duisburg del Ferragosto 2007 sia per associazione mafiosa. Strangio e' in carcere in Olanda nel penitenziario di Vught. A chiedere l'estradizione sono stati i pm di Reggio Calabria. Secondo i giudici olandesi, i reati che lo riguardano sono una conseguenza della rivalita' tra le cosche a San Luca e 'il legame con l'Italia e' piu' importante che la relazione con il luogo nel quale il delitto e' avvenuto'.


Camorra: arrestato nipote Formicola

(ANSA) - NAPOLI, 14 MAG - La polizia ha arrestato il pregiudicato Bernardino Formicola, di 32 anni, nipote di Ciro Formicola, capo dell'omonimo clan camorristico. L'uomo era latitante dal febbraio scorso e si nascondeva presso l'abitazione di un parente a Monteforte Irpino (Avellino). Bernardino Formicola e' accusato di associazione per delinquere di tipo mafioso e di violazione della legge sugli stupefacenti.


Immigrazione, 44 arresti in due operazioni dei carabinieri

Due operazioni dei carabinieri, volte a contrastare i fenomeni dell'immigrazione clandestina e del lavoro nero, hanno portato all'arresto fino alle prime ore di oggi di un totale di 44 persone.

Venti immigrati clandestini sono stati arrestati in Puglia e altri 18 denunciati per violazioni della normativa vigente sull'immigrazione, secondo quanto riportato da una nota del Comando della Regione Puglia.

L'operazione, iniziata ieri e conclusasi questa notte, ha coinvolto i comandi provinciali di Bari, Brindisi, Foggia, Lecce e Taranto.

Nell'ambito dell'operazione sono stati identificati in tutto 500 stranieri, precisa la nota, di cui 46 risultati irregolari, ed è stato sequestrato circa 1 kg di droga e di beni per un valore di oltre 50.000 euro.

Separatamente, un'operazione dei carabinieri nel Lazio, Marche, Sardegna, Toscana e Umbria per contrastare il fenomeno del caporalato e del lavoro nero ha portato a 24 arresti e a 136 denunce, per reati che vanno dal favoreggiamento dell'immigrazione clandestina allo sfruttamento del lavoro nero.

Per 82 stranieri risultati non in regola con il permesso di soggiorno è stata proposta l'espulsione dal territorio italiano.

Nel corso dell'attività sono state anche riscontrate 405 violazioni amministrative connesse allo stato di sicurezza e all'igiene dei luoghi di lavoro.

lunedì 11 maggio 2009

Colpo ai clan di Brancaccio e Porta Nuova


Colpo ai clan di Brancaccio e Porta Nuova

PALERMO - La polizia ha eseguito arresti nell'ambito di un'inchiesta che ha portato alla luce gli autori di numerose estorsioni a commercianti e imprenditori della città.

I provvedimenti eseguiti sono 37, fra cui alcuni fermi di polizia giudiziaria e ordinanze di custodia cautelare, alcune notificate in carcere a indagati già detenuti. L'indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e dai sostituti Maurizio De Lucia, Marzia Sabella e Roberta Buzzolani, ha individuato gli attuali vertici operativi dei mandamenti mafiosi di Brancaccio e Porta Nuova ed i loro più attivi fiancheggiatori.

Imprenditori e commercianti, vittime delle estorsioni, sono stati già interrogati e alcuni di loro hanno fornito ampia collaborazione alle indagini, confermando di aver subito le estorsioni.

L'inchiesta si basa anche su intercettazioni e dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia, ma anche sulle risultanze investigative provenienti dall'analisi di 'pizzini' trovati in passato ai latitanti arrestati. L'operazione, che coinvolge 250 agenti, è stata denominata 'Cerbero'.

Gran parte delle persone arrestate nell'operazione di stamani della polizia erano già state in passato fermate ed avevano scontato la pena alla quale erano state condannate. Emerge dall'indagine che Antonino Sacco dopo che è tornato in libertà, si sarebbe scontrato a Brancaccio con Cosimo Lo Nigro (arrestato poco tempo fa) per tornare a gestire il territorio.

Altri esempi di arrestati che avevano lasciato il carcere da poco tempo dopo aver scontato la pena, sono cinque di Borgo Vecchio che fa capo al mandamento di Porta Nuova. L'inchiesta, coordinata dalla procura distrettuale antimafia, fa dunque emergere come le famiglie mafiose controllerebbero il territorio di Palermo sfruttando mafiosi che dopo aver lasciato il carcere, per fine pena, tornano nuovamente tra le fila delle cosche, in particolar modo a imporre il pagamento del pizzo a imprenditori e commercianti. Le condanne già scontate dagli indagati sono di pochi anni, ottenute grazie anche ai riti alternativi ai quali possono accedere.

LA SODDISFAZIONE DEL QUESTORE DI PALERMO. "Per sconfiggere completamente la mafia è importante l'azione repressiva, ma occorre soprattutto una rivoluzione culturale che deve definitivamente esplodere con l'aiuto fondamentale dei siciliani" ha detto il questore di Palermo, Alessandro Marangoni.

"La forza di uno stato democratico - ha proseguito Marangoni nel giorno in cui a Palermo si celebrerà il 157° Anniversario della Fondazione della polizia - si basa sul reale coinvolgimento dei suoi cittadini e siamo certi che la primavera di Palermo diventerà una splendida estate".

MAFIA: ESTORSIONI A PALERMO, POLIZIA ESEGUE ARRESTI


MAFIA: ESTORSIONI A PALERMO, POLIZIA ESEGUE ARRESTI

PALERMO - La Polizia di Stato ha eseguito a Palermo arresti nell'ambito di un'inchiesta che ha portato alla luce gli autori di numerose estorsioni a commercianti e imprenditori della città. I provvedimenti eseguiti sono 37, fra cui alcuni fermi di polizia giudiziaria e ordinanze di custodia cautelare, alcune notificate in carcere a indagati già detenuti. L'indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e dai sostituti Maurizio De Lucia, Marzia Sabella e Roberta Buzzolani, ha individuato gli attuali vertici operativi dei mandamenti mafiosi di Brancaccio e Porta Nuova ed i loro più attivi fiancheggiatori. Imprenditori e commercianti, vittime delle estorsioni, sono stati già interrogati e alcuni di loro hanno fornito ampia collaborazione alle indagini, confermando di aver subito le estorsioni. L'inchiesta si basa anche su intercettazioni e dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia, ma anche sulle risultanze investigative provenienti dall'analisi di 'pizzini' trovati in passato ai latitanti arrestati. L'operazione, che coinvolge 250 agenti, è stata denominata 'Cerbero'.

domenica 10 maggio 2009

'Ndrangheta, arrestato Coluccio, tra 30 latitanti più pericolosi


'Ndrangheta, arrestato Coluccio, tra 30 latitanti più pericolosi

Il boss della 'ndrangheta Salvatore Coluccio, esponente di spicco di una delle cosche calabre maggiormente inserite nel circuito del narcotraffico mondiale e fra i 30 latitanti più pericolosi d'Italia, è stato arrestato oggi dai carabinieri. Continua a leggere questa notizia

Lo riferiscono fonti investigative, ricordando che Coluccio, latitante dal 2005, è accusato di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti e altri reati.

I carabinieri lo hanno scovato nascosto nella sua abitazione a Roccella Jonica, aggiungono le fonti.

Suo fratello, il capo cosca Giuseppe Coluccio, fu arrestato nell'agosto 2008 in Canada.

Testimone di Giustizia e Ingiustizia , pesi e misure a piacere LEGGE 45-2001

Pesi e misure a piacere LEGGE 45-2001

'Ndrangheta, Mantovano: "infondata la protesta di Masciari"


 
"A fronte della protesta di Giuseppe Masciari contro la presunta mancata attuazione della sentenza del Tar Lazio, pubblicata il 23 gennaio 2009, va ricordato che con delibera del 24 aprile 2008, la Commissione centrale sui programmi di protezione, all'epoca presieduta dall'onorevole Marco Minniti, ha disposto per la definizione del fallimento la corresponsione di 1.293.418,60 euro, per la capitalizzazione 287.200 euro, per il danno biologico 25.287 euro per Masciari e 39.760 euro per la moglie, e ha stabilito l'erogazione di 1.639.131,88 euro a titolo di mancato guadagno". Lo afferma il sottosegretario all'Interno, e presidente della Commissione centrale sui programmi di protezione,
Alfredo Mantovano. Mantovano, che si riferisce alla vicenda del testimone di giustizia Pino Masciari, l'imprenditore vibonese che ha denunciato i suoi estorsori, in sciopero della fame, aggiunge poi che "è stata confermata anche la somma elargita in precedenza alla moglie (pari a 388.631.000 lire). La somma complessiva stanziata in favore di Masciari ammonta pertanto, tenuto conto anche di voci riguardanti i figli, a 3.685.508,64 euro.


Masciari non ha accettato queste somme, e ha impugnato al Tar la delibera, così provocandone la sospensione, come prevede la legge". "Va aggiunto -prosegue Mantovano- che il Commissario Antiracket ha elargito ulteriori 1.549.370,69 euro a titolo di mancato guadagno alla Società 'Masciari Francesco e Figli sas' che, sulla base di quanto riferito dallo stesso Masciari in più circostanze, era di fatto da lui gestita. L'erogazione complessiva supera quindi i 5 milioni di euro".

 "Il Tar del Lazio, con sentenza del 23 gennaio 2009, ha rigettato -sottolinea Mantovano- proprio su questi punti il ricorso proposto da Masciari, osservando che 'sfuggono al Collegio (…) le ragioni per le quali la messa in disponibilità, nei suoi soli confronti, di una somma complessiva prossima a due milioni di euro (…) sia ritenuta inidonea al finanziamento di un progetto di reinserimento lavorativo (…)'.

E' ovvio che i due milioni di euro sono a esclusione della somma destinata alla chiusura del fallimento, di quelle corrisposte alla moglie e per i figli, e di quella erogata dal Commissario antiracket". "Non è mai venuta meno -conclude Mantovano- la tutela personale di Masciari, che continua a essere assicurata in virtu' della sua permanenza nel programma di protezione. Se in questo momento egli non appare in compagnia di personale delle Forze di Polizia e' perché ha rifiutato il personale medesimo, o non ha reso noto i suoi spostamenti al Servizio di protezione, come e' solito fare. La Commissione ha anche da tempo disposto l'audizione di Masciari e della moglie per il giorno 14 maggio 2009". (Adnkronos)

Testimone di Giustizia "Una situazione di grave disuguaglianza sociale"

Grave disuguaglianza sociale


Legislatura 16ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 092 del 13/11/2008






Lesione di un diritto inviolabile della persona costituzionalmente garantito

 
Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 22.
Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome.

Art. 28.
I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici.

Art. 41.
L'iniziativa economica privata è libera.

Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.


MANTOVANO, sottosegretario di Stato per l'interno. Signora Presidente, come lei ha appena
ricordato, risponderò congiuntamente all'interpellanza del senatore Lannutti e alle interrogazioni del senatore Lumia, nei medesimi termini nei quali il 10 ottobre ho riferito, all'Aula della Camera dei deputati, a proposito di un atto di sindacato ispettivo che conteneva quesiti identici, proposto dall'onorevole Antonio Di Pietro, sperando che, in questo caso repetita iuvant.
Uno dei limiti principali della legge n. 91 del 1992, che fino al 2001 aveva disciplinato il sistema delle protezioni, è stato quello della mancata distinzione tra i collaboratori di giustizia - i cosiddetti pentiti - e i testimoni, ovvero tra chi, al di là dei drammi interiori, ha commesso delitti e punta ai premi derivanti dalla collaborazione e chi, persona onesta, non può e non deve subire danni per le dichiarazioni che rende su gravi fatti criminali. Il risultato è stato che per troppo tempo - circa un decennio - i testimoni di giustizia sono stati considerati alla stregua dei cosiddetti pentiti, con profonde ferite della dignità personale, unitamente a gravi disfunzioni operative.
 
Ritengo di aver avuto una minuscola parte nella modifica di questo sistema: ho infatti redatto nel corso della XIII legislatura, per la Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia, una relazione sui testimoni di giustizia, approvata all'unanimità nel 1998, nella quale si descrivevano queste anomalie, partendo dall'esame di casi concreti. Ho inoltre presentato, sempre nel corso della XIII legislatura, una proposta di legge tesa al riconoscimento di un vero e proprio statuto del testimone di giustizia: esso è stato recepito nella legge n. 45 del 2001 di riforma del sistema di protezione.
 
Quella legge ha introdotto profonde innovazioni in materia, partendo dal presupposto che i testimoni di giustizia non hanno soltanto un indubbio valore processuale, dal momento che la loro parola non necessita a stretto rigore di riscontri, ma hanno un valore civile ancora più certo, soprattutto nelle aree di consolidata tradizione omertosa, nelle quali sono rari i casi di testimoni oculari di delitti. Proprio per questo, la legge di riforma ha differenziato in modo netto la posizione dei testimoni da quella dei collaboratori, con disposizioni a tutti note.
 
La legge, poi, è stata seguita nel 2004 da un decreto ministeriale costituente regolamento di attuazione. Dall'ottobre del 2001 fino al maggio 2006, e poi nuovamente a partire dal luglio di quest'anno, sono stato e sono chiamato quotidianamente ad applicare queste norme quale presidente della commissione sui programmi di protezione. Nel periodo intermedio, tale compito è stato svolto dall'onorevole Minniti, quale vice ministro dell'interno. Voglio ricordare questo per sottolineare l'assoluta continuità: non si parla di questo o di quel Governo, si parla dello Stato e della sua posizione nei confronti dei testimoni di giustizia. In tale veste posso dire con assoluta serenità - ma cercherò di documentarlo con qualche dato - che negli atti di sindacato ispettivo vi è una serie di inesattezze.
 
Dall'insieme di norme primarie e secondarie varate a seguito della legge del 2001, i testimoni di giustizia non hanno un trattamento parificato o addirittura inferiore a quello dei collaboratori di giustizia. Ci sono, com'è ovvio che sia, delle differenze importanti positive. I testimoni di giustizia, per esempio, hanno accesso a mutui agevolati senza dover prestare garanzie, in virtù di una convenzione stipulata con un importante istituto bancario, e ciò non accade per i collaboratori; hanno facoltà di chiedere allo Stato l'acquisizione, a prezzo di mercato, dei beni che lasciano nella località d'origine, se sono trasferiti, e anche questo non accade per i collaboratori; possono inoltre servirsi di consulenti di loro fiducia, le cui prestazioni sono interamente a carico del Servizio centrale di protezione, per qualsiasi problema legato alle pregresse attività di lavoro e a quelle future da intraprendere; ricevono assegni mensili di mantenimento di importo superiore del 50 per cento - sulla base di criteri oggettivi contenuti in una delibera della commissione - a parità di consistenza del nucleo familiare, rispetto ai collaboratori di giustizia, con possibilità di integrazioni maggiori in presenza di un reddito pregresso documentato.
 
Godono del rimborso delle cure mediche, comprese quelle odontoiatriche, effettuate in regime privatistico, di contributi straordinari relativi al tenore di vita preesistente (rimborso vacanze, acquisto testi e attrezzature scolastiche) e della possibilità - com'è giusto che sia - di visionare preventivamente gli alloggi scelti per loro dal Servizio centrale di protezione, che sono sempre di livello almeno pari a quello occupato nella località d'origine. Possono inoltre fruire, a richiesta, di colloqui di orientamento e di sostegno con i direttori tecnici psicologi del Servizio centrale di protezione, e del risarcimento del danno biologico, in merito all'accertamento del quale vige da tempo una convenzione col servizio medico-legale dell'INPS.
 
Dall'approvazione della legge n. 45 del 2001 si è molto lavorato sul terreno del reinserimento socio-lavorativo del testimone, nella consapevolezza che esso non può prescindere, così come prescrive la legge, dal tenore di vita e dal tipo di attività che ha preceduto l'ingresso nel programma di protezione.
Il discorso è relativamente più agevole quando il testimone in precedenza ha svolto un lavoro autonomo (per esempio ha gestito un esercizio commerciale o ha condotto un'azienda), mentre presenta aspetti più problematici nell'ipotesi in cui l'attività antecedente alla deposizione era alle dipendenze dei privati; ma anche da questo punto di vista si è lavorato per reinserire chi aveva questa condizione pregressa.
 
 
La trattazione dei singoli casi riguardanti i testimoni è avvenuta e avviene col coinvolgimento attivo degli stessi interessati, ai quali è chiarito nel corso delle audizioni svolte in commissione, che non devono in alcun modo sentirsi controparte rispetto allo Stato, bensì protagonisti delle scelte relative al proprio futuro, contribuendo in modo propositivo alla formazione della decisione che li riguarda. Le audizioni, peraltro, permettono alla commissione di avere l'esatta cognizione della condizione dei testimone di giustizia e quindi di poter adottare i provvedimenti ritenuti più aderenti alla soluzione dei problemi rappresentati.
 
Sui testimoni giochiamo una partita difficile: quella della credibilità delle istituzioni nella lotta alla criminalità. La garanzia di un adeguato futuro ai testimoni e alle loro famiglie è in grado di incoraggiare altri a non avere remore nel riferire quanto è a propria conoscenza alle forze dell'ordine e all'autorità giudiziaria. Obiettivo primario, peraltro, è consentire il più possibile, se ovviamente il testimone lo desidera o lo chiede, la permanenza nel luogo di origine attraverso misure adeguate delle quali, in ogni caso, va sempre verificata la possibilità. Attualmente il numero dei testimoni protetti in loco è in totale di ventuno: non c'erano prima della legge 13 febbraio 2001, n. 45. Dodici si trovano in Campania, quattro in Calabria, tre in Sicilia e due in altre Regioni.
 
Questa, a mio avviso, è una vittoria dello Stato pur nelle obiettive difficoltà di tutela, perché quando un testimone viene ammesso al programma, la sua protezione, con trasferimento in una località protetta è garantita dalla mimetizzazione. Si porta il testimone a 1.000 chilometri di distanza in un luogo dove nessuno, perlomeno in teoria, lo conosce. La protezione in loco, dove invece è conosciuto, richiede un meccanismo di tutela imponente per uomini (scorta per più turni) e per mezzi (spesso anche impianti articolati e complessi di videosorveglianza). Tuttavia, questo tipo di costi viene affrontato perché va nella direzione di garantire il minor disagio possibile al testimone, ma anche di trasmettere un messaggio di forte presenza dello Stato, che non costringe chi collabora per l'accertamento dei fatti delittuosi ad allontanarsi e a lasciare il luogo d'origine.
Intendo, più in generale, ricordare un solo dato relativo all'applicazione della nuova legge. Si tratta del dato riguardante le nuove ammissioni ai programmi di testimoni di giustizia dal momento in cui è iniziata l'applicazione della legge n. 45 del 2001. Nel periodo compreso tra il secondo semestre 1996 e il primo semestre 2001, quindi prima che entrasse in vigore la legge, i nuovi testimoni ammessi al programma furono complessivamente 27, in media poco più di cinque all'anno.
 
Dal secondo semestre 2001, ossia da quando è operativa la nuova legge fino ad oggi, le nuove ammissioni sono state 116, con una media di più di sedici all'anno e cioè più del triplo rispetto a prima del varo della legge n. 45 del 2001, a dimostrazione del successo delle nuove disposizioni.
Giuseppe Masciari viene ammesso al programma di protezione, con delibera della commissione centrale, il 17 marzo 1998, su proposta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Nel programma erano inclusi la moglie e i due figli minori, che non cito per nome. L'imprenditore aveva riferito, in qualità di testimone, di essere stato oggetto di estorsioni che gli avevano provocato una grave esposizione debitoria, anche per effetto dei prestiti usurari contratti nei confronti di appartenenti ad organizzazioni criminali, ai quali era stato costretto a rivolgersi. Tale situazione debitoria aveva provocato il dissesto della sua impresa e quindi la dichiarazione di fallimento nell'ottobre del 1996.
 
Non risponde al vero che è mancato il sostegno per l'inserimento lavorativo della moglie di Masciari, odontoiatra. La signora, infatti, ha ricevuto, poco dopo l'ingresso nel programma, un contributo pari a lire (all'epoca vi erano le lire) 388.631.000, oltre alle spese necessarie per il trasferimento delle attrezzature di lavoro. Tale contributo è stato incassato e mai utilizzato secondo la destinazione, nonostante la legge preveda che esso debba essere impiegato e che l'impiego debba essere documentato. Ella ha, altresì, rifiutato di lavorare presso una ASL, lavoro che le era stato procurato, ed ha altresì rifiutato un impiego in uno studio privato e una collaborazione di odontoiatra con un docente universitario. Non risponde al vero che è mancato il sostegno per il reinserimento lavorativo di Masciari. È vero il contrario. Proprio al fine di permettere il pieno reinserimento nella vita economica e sociale, la commissione ha anzitutto acquisito elementi che provassero il collegamento tra l'estorsione e l'usura subita e il precipitare della sua condizione fino al fallimento. Tali elementi in origine erano assenti. Inoltre, ha puntato ad articolare una via d'uscita al fallimento, in assenza della quale il pregiudizio a suo danno derivante dalle inibizioni collegate allo status di fallito avrebbe precluso ogni seria ripresa di attività.

 
Ciò ha impegnato la commissione in un lungo e complesso lavoro di audizioni e di contatti fra i vari soggetti istituzionali interessati, colmando lacune comunicative da parte di più di un ufficio giudiziario e colmando documentazioni inadeguate da parte di Masciari.
Fra il 2001 e il 2004 la commissione ha ascoltato in audizione Masciari per ben sette volte (per brevità evito di citare le date). La commissione ha, altresì, ascoltato in audizione il giudice delegato e il curatore del fallimento di Masciari il 22 gennaio 2003. Il 6 ottobre 2004 ha ascoltato, sempre in audizione, il pubblico ministero delegato a seguire i procedimenti che interessavano Masciari quale testimone.
 
Benché il magistrato avesse sostenuto che il collegamento fra la testimonianza e il fallimento non fosse munito di specifici riscontri, tuttavia la circostanza che alcuni immobili, già intestati alla Masciari Costruzioni, fossero nella disponibilità degli imputati da lui accusati ha fatto propendere autonomamente la commissione per una indiretta conferma del nesso causale tra le estorsioni subite e l'esposizione debitoria che aveva condotto al fallimento.
 
Tale conclusione, lo ripeto, è stata frutto di un approfondimento svolto dalla commissione, non dall'autorità giudiziaria proponente. A seguito dell'istruttoria complessa prima descritta, il 27 ottobre 2004 a Masciari è stata proposta una definizione della posizione nei termini che seguono: il Servizio centrale di protezione è stato incaricato di porre a disposizione degli organi del fallimento una copertura finanziaria pari a 1.293.418,60 euro per la chiusura della procedura concorsuale mediante concordato fallimentare; di erogare a Masciari, a chiusura (cioè dopo la procedura concorsuale e non prima, altrimenti ci sarebbe stato l'assorbimento dal passivo fallimentare) della capitalizzazione delle misure di assistenza economica nella misura massima prevista dalle determinazioni riguardanti i testimoni di giustizia. In base al decreto ministeriale la capitalizzazione può avvenire da un minimo di due anni di assegno mensile di mantenimento (con tutte le integrazioni, locazioni eccetera) fino ad un massimo di dieci anni. Per Masciari è stata proposta la misura massima di dieci anni per un totale di 267.400 euro. Il Servizio centrale di protezione è stato altresì incaricato di erogare a Masciari e alla moglie, a chiusura della procedura concorsuale, le somme determinate a titolo di danno biologico risultanti dalla perizia medico-legale dell'INPS, eseguita su incarico della commissione, sulla base delle tabelle del tribunale di Roma secondo gli indici ISTAT, pari rispettivamente a euro 18.870 euro per Masciari e a 29.670 euro per la moglie; di fare salvi gli effetti della delibera del 23 marzo 2000, in quanto finalizzata alla realizzazione del reinserimento sociale della moglie di Masciari, e quindi di mantenere a suo favore il contributo straordinario all'epoca erogato di 388.631.000 lire, oltre a quelli necessari per il trasporto e il montaggio delle attrezzature; di prorogare, nelle more della definizione della procedura concorsuale, il programma speciale di protezione nei confronti di Masciari e del suo nucleo familiare per ulteriori cinque anni a decorrere dal marzo 2000 (siamo all'ottobre del 2004), fatte salve nuove determinazioni.
 
La commissione non si pronunciava sul mancato guadagno di cui all'articolo 16-ter della legge sui collaboratori di giustizia, ritenendo gli elementi informativi acquisiti, in assenza di un valido contributo da parte dell'interessato, insufficienti per pervenire alla valutazione; l'accertamento, però, limitatamente a tale aspetto, veniva demandato al commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, organo competente in merito alla concessione delle provvidenze relative.
Quindi, non vi era un rifiuto a considerare tale aspetto (il mancato guadagno), ma un rinvio all'autorità competente, peraltro più volte presente in commissione per esaminare congiuntamente alla commissione il caso e, quindi, a conoscenza dello stesso anche nel dettaglio.
Contro questo provvedimento Masciari e la moglie hanno presentato ricorso al TAR del Lazio ed il TAR del Lazio fino ad oggi non si è pronunciato. Tale pendenza giudiziaria - credo vada sottolineato - non ha causato nessun danno a Masciari, il quale è rimasto nella pienezza del programma di assistenza e protezione, in attesa della definizione del giudizio.
 

Concludendo sul punto, il reinserimento di Masciari sarebbe avvenuto già più di quattro anni fa se lo stesso Masciari non avesse rifiutato, impugnandola, la delibera della commissione che riportava le voci prima elencate; e sarebbe avvenuto restando impregiudicata la protezione personale e la definizione del mancato guadagno, per un importo complessivo di 1.810.069,76 euro. Lo Stato, quindi, già quattro anni fa, ha proposto a Masciari, ricevendo un rifiuto, una definizione non inferiore a 1.800.000 euro.
 
La sua posizione è stata ripresa sotto il precedente Governo dalla commissione presieduta dal Vice ministro, onorevole Marco Minniti. Essa ha nuovamente disposto, il 29 novembre 2006, l'audizione di Masciari alla presenza della moglie e dei legali. In quella sede, l'interessato ed i legali insistevano per l'individuazione della voce «mancato guadagno» anche a titolo transattivo, in pendenza del ricorso al TAR e chiedevano, a tal fine, la costituzione di un tavolo tecnico per elaborare i relativi parametri di valutazione.
 
Il tavolo tecnico veniva istituito e nel corso dei suoi lavori - tenutisi il 17 e il 31 gennaio 2007 e l'11 giugno 2007 - veniva individuato quale possibile parametro di riferimento per l'accertamento del mancato guadagno il valore medio del volume di affari dell'impresa del testimone di giustizia, risultante dalle dichiarazioni dei redditi e dalla documentazione relativa alla sentenza di fallimento del tribunale di Vibo Valentia, quale indicatore obiettivo per ricostruire le possibilità di sviluppo e la conseguente redditività dell'impresa del testimone, facendo ricorso a studi specifici nel settore dell'edilizia. Né Masciari, né i suoi legali, benché sollecitati, hanno mai fatto conoscere le proprie indicazioni o documentazioni in ordine a quanto prospettato nel corso delle riunioni del tavolo tecnico.
 
Masciari nel luglio del 2007 ha presentato un progetto di reinserimento lavorativo che riteneva confacente alle esigenze proprie e della famiglia, relativo alla proposta di acquisto di una struttura alberghiera del costo di circa 4,5 milioni di euro, più oneri fiscali. In ragione dell'entità dell'investimento e della complessità dell'operazione economica, la commissione disponeva, con delibera del 17 dicembre 2007, di incaricare un professionista al fine di verificare la stima e la congruità del valore del compendio immobiliare oggetto della proposta di acquisto. È stato, altresì, dato incarico al consulente della commissione ed al segretario di essa di svolgere le opportune attività di raccordo al fine di accelerare l'attività istruttoria. Sono stati svolti anche dei sopralluoghi.
Dalla relazione compilata dal professionista emergeva con estrema chiarezza una valutazione negativa dell'attività in questione. Infatti, alla luce dei bilanci definitivi disponibili nel triennio 2004-2006, la società cedente questo albergo risultava aver costantemente realizzato non utili, bensì perdite di esercizio e non vi erano elementi oggettivi per stimare la realizzazione di un potenziale reddito prospettico, anche nel caso in cui l'acquisto fosse avvenuto al netto di oneri finanziari, che però gravavano sull'azienda.
 
Qualora poi si fosse inteso prendere a riferimento il risultato positivo dell'ultimo esercizio, pari a circa 60.000 euro, il reddito prospettico sarebbe stato comunque inferiore al capitale investito nell'impresa e, pertanto, non remunerativo. Inoltre, da parte dello stesso cedente dell'albergo si stava profilando un'iniziativa imprenditoriale concorrenziale a breve distanza e meglio collegata con i servizi di pubblica utilità. Vogliamo chiamarlo un tentativo di truffa? Quindi, il rifiuto del progetto era nell'interesse dello stesso Masciari, che non avrebbe potuto far fronte alla gestione di un cespite anche potenzialmente, non solo attualmente, in passivo.

 
Con delibera del 24 aprile 2008 la commissione confermava le valutazioni della precedente delibera dell'ottobre 2004 e incaricava il Servizio centrale di protezione di porre nuovamente a disposizione degli organi del fallimento 1.293.418,60 euro per la definizione del fallimento. Inoltre, erano previsti: per capitalizzazione 287.200 euro (la differenza rispetto a quella della precedente commissione è semplicemente l'indicizzazione ISTAT); per danno biologico grosso modo le stesse cifre (25.287 euro per Masciari e 39.760 euro per la moglie); per mancato guadagno della moglie 200.000 euro abbondanti. Inoltre, erano previsti una somma forfetaria per i figli (200.000 euro), calcolata in via equitativa al ristoro dei disagi e di ogni altro danno, nonché il mancato guadagno (non soccorrevano i dati che si rinvengono nelle dichiarazioni dei redditi di Masciari in quanto evidenzianti utili netti modestissimi o inesistenti).
 

Sulla base dei dati acquisiti e della comunicazione dell'Agenzia delle entrate, si è determinata la redditività media dell'impresa - come si diceva prima - con caratteristiche analoghe nel settore e in base ad un complesso sistema di calcolo fondato su criteri di equità. A titolo risarcitorio si è pervenuti ad una quantificazione di mancato guadagno pari a 1.639.131,88 euro, con l'autorizzazione per Masciari e la moglie, previa loro richiesta, di avvalersi della convenzione per l'accesso a mutui a tassi agevolati per l'importo massimo di 300.000 euro, lasciando impregiudicato il diritto degli interessati a ottenere l'acquisizione di eventuali beni immobili di loro proprietà al patrimonio dello Stato e con la prosecuzione delle misure di protezione e di assistenza per un ulteriore biennio.
Le misure di protezione erano assicurate anche per gli ulteriori impegni giudiziari cui Masciari dovesse essere chiamato e insieme ad esse veniva confermata l'assistenza legale nei procedimenti nei quali sia eventualmente ancora chiamato a rendere dichiarazioni ovvero eserciti le facoltà e i diritti riconosciuti dalla legge quale persona offesa o parte civile.
 
L'interessato e la moglie, all'atto della notifica di questa delibera, hanno apposto la dicitura «firmo per ricevuta della notifica con ogni più ampia riserva di azione». Il precedente presidente della commissione, preso atto di quanto sopra, ha comunicato al Servizio centrale di protezione che la delibera del 24 aprile 2008 risultava eseguibile solo con la piena e incondizionata accettazione da parte dell'interessato, previo il verificarsi delle condizioni in essa contenute. Contro la seconda delibera di capitalizzazione è stato presentato ricorso per motivi aggiunti con richiamo al ricorso pendente. Risulta fissata per il 18 dicembre 2008 l'udienza dinanzi al TAR del Lazio per la discussione del ricorso amministrativo proposto da Masciari e dalla moglie.
Pertanto, sul reinserimento - e mi avvio alla conclusione - esso finora è mancato esclusivamente per volontà di Masciari, in presenza dell'ipotesi di definizione più ampia mai riconosciuta ad un testimone di giustizia: siamo in totale a 3.685.508,64 euro. La commissione, cioè lo Stato, ha posto a disposizione di Masciari più di tre milioni e mezzo di euro. Ripeto, la cifra più alta in assoluto mai proposta ad un testimone di giustizia. Masciari ha rifiutato.
 
Da ultimo, non risponde al vero che Masciari sia rimasto privo di tutela. Intanto, ribadisco che in questo momento, in pendenza del giudizio amministrativo e in ossequio a quanto previsto dall'articolo 10 della legge del 1991, così come modificata, il testimone è tuttora inserito nel programma speciale di protezione e, quindi, continua a fruire dell'assegno di mantenimento, dell'alloggio protetto e delle altre misure di assistenza e tutela previste per le persone soggette a programma speciale di protezione.
 
Vorrei poi richiamare la delibera di massima sulle trasferte dei testimoni di giustizia adottata il 18 dicembre 2006 dalla precedente commissione, che quella attuale condivide (perché - lo ripeto - non stiamo facendo questione di Governi, ma di interlocuzione che avviene sempre con lo Stato), all'insegna della trasparenza e della conoscibilità.
Con tale delibera la commissione ha disposto di inserire nel programma di protezione dei testimoni di giustizia, tra le misure di assistenza, una voce riguardante le modalità di rimborso delle spese di viaggio, di pernottamento e di vitto (fatta eccezione per le spese extra, che restano a carico del testimone di giustizia) sostenute sul territorio nazionale: incondizionatamente, nel caso di trasferta per motivi di giustizia connessa alla testimonianza prestata, ivi compresi gli incontri con gli avvocati; sempre, nel caso di trasferta in località di origine, a condizione che sia stata previamente autorizzata dall'autorità giudiziaria, che sia circoscritta sotto il profilo temporale e che non abbia carattere di periodicità, ciò per evidenti esigenze di sicurezza; solo a seguito di specifica autorizzazione della commissione, nel caso di trasferte per altri motivi.
 
Sono state disciplinate anche le spese connesse alle ferie, di volta in volta valutate dalla commissione centrale anche alla luce del precedente tenore di vita del testimone e della congruità della somma richiesta, e che in ogni caso non superino il doppio dell'assegno di mantenimento. È stato stabilito che le spese sostenute dal testimone di giustizia a titolo diverso restino a carico esclusivo dell'interessato.
Alla stregua di tale deliberazione, che risponde al criterio generale di correttezza nell'uso delle risorse pubbliche, cui tutti siamo tenuti, sono state decise negativamente di recente numerose istanze con le quali il Masciari e la moglie nel comunicare impegni svincolati da questioni di giustizia in una località italiana e all'estero, a New York, per il Columbus day, hanno chiesto la corresponsione di somme in denaro trattandosi di impegni in località diversa da quella di origine per ragioni diverse da quelle di giustizia o da quelle strettamente familiari.
 
La commissione ha quindi disposto che, qualora Masciari ritenga comunque di muoversi sul territorio nazionale, pur in contrasto con le cautele che sottendono all'esecuzione di ogni programma speciale di protezione, il medesimo continuerà a fruire di un dispositivo di sicurezza a cura del Servizio centrale di protezione; avrà quindi tutela senza alcun limite. E la tutela non è una cosa generica: è qualcosa che ha un contenuto specifico e significa protezione con uomini in macchine particolari.
A carico del medesimo Servizio non graverà, invece, alcun altro onere (rimborsi, alberghi o altro) derivante da appuntamenti che non siano connessi ad eventuali impegni di giustizia del testimone, così come risulta dalla delibera prima ricordata. Non è da escludere che, come gli interroganti segnalano, Masciari in qualche circostanza si sia presentato privo di protezione, ma se ciò è accaduto - non lo so - è avvenuto per una scelta deliberata e, se mi permettete, incauta dello stesso Masciari che, come tutte le persone sottoposte a tutela, è tenuto a comunicare i propri spostamenti a chi è preposto alla sua tutela. Lo sa molto bene il senatore Lumia che credo abbia avuto (non so se ne fruisca ancora) un dispositivo di tutela; lo sa chi sta parlando in questo momento e lo sanno tante altre persone, purtroppo. È una delle condizioni per le quali il meccanismo di tutela funziona.

 
Spiace, infine, che, a seguito di queste polemiche che ruotano soprattutto attorno a Masciari e non alle altre decine di testimoni di giustizia, si veicoli l'immagine che, da un lato, vede presunti difensori del testimone di giustizia e, dall'altro, lo Stato che si mostrerebbe indifferente, se non ostile. Non vi sono fronti contrapposti, ma un unico e comune terreno di lotta contro la criminalità che vede la valorizzazione nei fatti - come dimostrano i dati - della figura del testimone di giustizia. Mi chiedo e chiedo agli interroganti, in spirito di costruttivo confronto, perché, a distanza di sette anni dall'approvazione di una legge che ha dato buona prova di sé (se è vero che le nuove ammissioni di testimoni sono più che triplicate), non si debbano valorizzare le positive esperienze di decine e decine di testimoni di giustizia pienamente inseriti che rappresentano la regola e che nel corso del programma non hanno avuto nulla da ridire sul comportamento della commissione, del Servizio di protezione e, quindi, dello Stato, nonostante la drammaticità della loro condizione.
 
Resta fermo che l'intera attività della commissione sui programmi di protezione può essere in qualsiasi momento esaminata dal Parlamento, come è già avvenuto in più occasioni ad opera della Commissione parlamentare antimafia, la cui procedura è più che idonea a garantire questo tipo di interlocuzione perché svolge audizioni non pubbliche e, quindi, permette anche di estendere dati riservati, mentre le informazioni sull'intero sistema sono fornite semestralmente al Parlamento dalla relazione che per legge il Servizio centrale di protezione trasmette alle due Camere.