Successivamente, secondo quanto riferito dagli inquirenti, uscito dagli spazi doganali, l’uomo, dopo aver notato la presenza dei militari della Guardia di Finanza, appostati in attesa del suo passaggio, ha tentato la fuga, cercando di trovare rifugio nell’area portuale.
La droga, destinata al mercato italiano, custodita in 9 borsoni, all’interno dei quali sono stati rinvenuti 464 panetti di cocaina, avrebbe fruttato circa 135milioni di euro. Le indagini svolte dalle Fiamme Gialle hanno dimostrato come il modus operandi attuato dai trafficanti sia quello di sfruttare i canali commerciali della merce normalmente importata sul territorio nazionale. I carichi illegali vengono nascosti tra la merce che l’Italia importa in notevole quantità dal Sud America.
L’operazione odierna, inoltre, sempre secondo gli inquirenti, conferma che la 'ndrangheta vanta il primato mondiale nell’organizzazione di ingenti traffici di stupefacenti, potendo contare su rodati meccanismi di infiltrazione sia nei porti di partenza che di arrivo. Le investigazioni a cura delle Fiamme Gialle e della Dogana sono ancora in corso. L’arrestato è stato associato alla casa circondariale di Palmi.
LA CONFERENZA STAMPA DELL'OPERAZIONE
«L'operazione di oggi rappresenta un successo che connota ulteriormente lo schema di programma della Dda, fondato sulla ricerca e la cattura dei latitanti, sulla lotta alle dinastie mafiose, sulla zona grigia e sulla individuazione, il sequestro e la confisca dei beni patrimoniali alla 'ndrangheta». A dirlo è stato il procuratore capo della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone: «E' un momento particolarmente positivo – ha aggiunto – per l'azione dello Stato e delle sue articolazioni in questa provincia, caratterizzato da forte sinergia tra i corpi di polizia, figlio di una filosofia, di una strategia voluta da questa Procura che finora ha prodotto significativi risultati».
Pignatone ha incontrato i giornalisti insieme al procuratore di Palmi, Giuseppe Creazzo, all’aggiunto della Dda Michele Prestipino ed al comandante provinciale della guardia di finanza, col. Paolo Di Gesù.
«Dal marzo scorso – ha detto Prestipino – sono stati sequestrati nell’area di Gioia Tauro quasi mille chili di cocaina provenienti da Paesi sud americani, per un controvalore prossimo ai 242 milioni di euro. E tutto ciò non è certo frutto di casualità, ma il risultato di un’attenta osservazione che ci ha permesso di ricostruire le modalità di azione della 'ndrangheta, disposta anche a sacrificare qualche quantitativo di stupefacente, pur di mettere a segno il colpo più importante, cioè riuscire a far giungere nelle mani giuste il grosso della partita».
I finanzieri, nel corso dell’operazione, hanno arrestato Vincenzo Trimarchi indicato come uno dei responsabili della gestione del personale della società Mct: «Una posizione, la sua – ha detto Prestipino – che gli consentiva una buona conoscenza dell’organizzazione dei servizi all’interno del porto e questo certamente facilitava i suoi movimenti. Così, però non è, a conferma che l’attenzione dello Stato e delle sue articolazioni sullo scalo di Gioia Tauro è sempre alta per il ruolo di interesse internazionale che ha quella infrastruttura». L’importanza dell’operazione e «l'efficace coordinamento tra la Procura di Palmi e la Dda di Reggio Calabria» è stata sottolineata infine da Creazzo.
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