giovedì 13 ottobre 2011

Palermo, fratelli Ciancimino: scontro senza esclusione di colpi

Duro attacco dell'avvocato Roberto al fratello Massimo, entrambi figli dell'ex sindaco mafioso del capoluogo isolano: "E' il figlio scemo - dice -, un bugiardo patologico"


PALERMO. Lo bolla come il "figlio scemo", lo accusa di avere una "mente disturbata" e smentisce le sue rivelazioni ai giudici - a cominciare dai presunti rapporti tra il padre, Vito Ciancimino, il premier Silvio Berlusconi e altri esponenti politici di primo piano - definendolo un "bugiardo patologico. Ma il diretto interessato, dagli arresti domiciliari replica attraverso i suoi legali: "Mio fratello ha avuto tre anni per parlare. Perché lo fa solo adessò?".

E' uno scontro senza esclusione di colpi, quello tra l'avvocato Roberto Ciancimino, che ha condensato le sue critiche in due lettere inviate al Giornale di Sicilia, e il fratello Massimo, superteste della cosiddetta trattativa tra Cosa Nostra e lo Stato, attualmente ai domiciliari con l'accusa di detenzione di esplosivo. Sullo sfondo di questa querelle familiare la confisca di beni per 60 milioni, un "tesoro che sarebbe appartenuto al padre, dopo la sentenza della Cassazione che il 5 ottobre scorso ha condannato per riciclaggio Massimo Ciancimino e gli avvocati Gianni Lapis e Giorghio Ghiron.

Un provvedimento contestato da Roberto Ciancimino, il quale sottolinea nella sua lettera che "la quasi totalità dei beni confiscati non erano intestati ai tre imprenditori condannati " e che "un bene può essere considerato illecito solamente dopo un procedimento nel quale devono necessariamente intervenire tutti i soggetti che vantano diritti su di esso". E dunque anche gli altri tre figli dell'ex sindaco mafioso di Palermo, che hanno invece sempre mantenuto un "basso profilo" rispetto all'atteggiamento disinvolto e un po' spaccone del fratello minore.

Roberto Ciancimino demolisce anche le dichiarazioni rese ai magistrati dal fratello Massimo, che erano state invece parzialmente confermate dalla madre, Epifania Scardina .

"Mio padre - scrive - non ha mai conosciuto il presidente Berlusconi e non ha mai effettuato investimenti nelle società del gruppo Fininvest. Non ha mai conosciuto il senatore Marcello Dell'Utri e non lo ha mai associato a nessuna presunta "trattativa'".

L'avvocato Ciancimino sostiene inoltre che il padre non avrebbe avuto rapporti neppure con il ministro Saverio Romano, con il senatore del Pdl Carlo Vizzini e con l'ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro, anche loro chiamati in causa dal fratello.

Una parte della lettera è dedicata anche al misterioso "signor Franco o Carlo", il fantomatico agente dei servizi segreti che secondo Massimo Ciancimino sarebbe al centro di misteriose trame. Roberto lo definisce "un personaggio fumettistico che, a parer mio, è frutto della mente disturbata di mio fratello visto che nessuno a parte lui lo ha mai visto".

L'ultima stoccata riguarda proprio il "tesoro" di famiglia, che secondo Roberto non esiste: "quale padre con un figlio notaio e due figli avvocati ne affiderebbe la gestione a un figlio diplomato a stento con il minimo dei voti e che non si è certo distinto per particolare acume?".

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