Le indagini sono cominciate nel luglio scorso, quando la donna, di 60 anni, si è presentata in caserma raccontando la storia sua e del figlio
I carabinieri di Reggio Calabria hanno sottoposto a fermo per estorsione, due persone, padre e figlio, Giovanni e Daniele Calabrò, di 51 e 23 anni, di Motta San Giovanni (Rc). Il fermo è stato possibile grazie alla denuncia di una pensionata alla quale padre e figlio, indagati anche per usura, avrebbero estorto 1.200 euro, costituenti, secondo l’accusa, due delle 173 rate che il figlio della donna avrebbe dovuto pagare, per un totale di 100 mila euro, per far fronte ad un debito di 10 mila.
I fatti risalgono al luglio scorso, quando la donna 60enneni, si è presentata in caserma raccontando che aveva ricevuto la visita a casa di Giovanni Calabrò, conoscente di suo figlio, che le aveva chiesto di pagare le rate del prestito fatto al figlio della donna stessa.
Per convincerla Calabrò le avrebbe detto che se non pagava il figlio sarebbe stato ucciso e che era un emissario della cosca Cordì. La donna, in preda al panico e temendo per la vita del figlio, ha pagato due rate da 600 euro a fronte di una pensione di 800 euro mensili con cui deve provvedere anche all’assistenza del marito invalido.
Calabrò, nell’occasione, le disse anche che sarebbe tornato ogni 15 del mese per riscuotere le rate. Il 15 luglio l’uomo si sarebbe presentato nuovamente a casa della donna ed al suo rifiuto a pagare le avrebbe mostrato una pistola.
Dopo la denuncia della donna, i carabinieri hanno avviato le indagini ed hanno sottoposto l’abitazione della donna ad una forma discreta di tutela. Dalle indagini sono emersi alcuni riscontri, ma nella notte tra giovedì e venerdì scorsi, c'è stata un’improvvisa accelerazione. La donna, infatti, ha telefonato al 112 dicendo che i due Calabrò stavano cercando di sfondare la porta di casa a calci. Quando i carabinieri sono arrivati non hanno trovato nessuno ed hanno rintracciato i due in serata nella loro abotazione a Motta San Giovanni. Nel corso della perquisizione sono stati trovati 1.400 euro in contanti, diversi assegni, due colpi di pistola cal. 7,65 illegalmente detenuti e documenti ritenuti utili alle indagini. Secondo l’accusa, il debito inizialmente contratto dal figlio della pensionata ammontava a 20mila euro dei quali l’uomo aveva già restituito la metà.
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