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martedì 18 ottobre 2011
Rubavano cibo a detenuti nel carcere di Foggia arrestate cinque persone
FOGGIA - Il miracolo del pane «trasformato» in frutta, scatolette di tonno, olio e formaggi l’hanno raccontato le telecamere. Quelle piazzate di nascosto da agenti della sezione narcotici della squadra mobile e polizia penitenziaria nella cucina del carcere foggiano; si è scoperto che le ceste consegnate dal furgone del fornaio cariche di pane, uscivano con lo stesso mezzo piene di cibo destinato e rubato ai detenuti, per essere poi rivenduto verosimilmente ad alcune pizzerie. Il blitz scattato all’alba con 5 arresti: 2 poliziotti penitenziari e il fornaio addetto a consegnare il pane finiti ai domiciliari; e 2 detenuti, che all’epoca dei fatti lavorano nella cucina della casa circondariale, per i quali è stato disposto il carcere. Sono tutti accusati di associazione per delinquere e a vario titolo di 10 episodio di peculato (il furto compiuto dal pubblico ufficiale) avvenuti tra maggio e giugno scorsi.
I 5 arrestati - Il gip Elena Carusillo accogliendo quasi integralmente le richieste del pm Alessandra Fin ha mandato ai domiciliari Michele Castelluccio , 52 anni, di Carapelle, assistente capo della polizia penitenziaria in servizio a Foggia; il collega Michele Gaeta, 46 anni di Orta Nova (ritenuti gli organizzatori dei furti); Michele Lauriola, 57 anni, foggiano, dipendente di un panificio locale; carcere per Aldo Matteo Russo, 40 anni foggiano, scarcerato 10 giorni fa dopo aver scontato una vecchia condanna; e Francesco D’Ambrosio, 38 anni di Bari, che era già rinchiuso nella casa circondariale dauna. Il pm chiedeva il carcere per i 5 indagati e l’arresto di una sesta persona, un detenuto marocchino coinvolto in un unico furto.
Droga in carcere - Il punto di partenza dell’inchiesta è datato 24 marzo 2011 quando poliziotti penitenziari rinvennero 74 grammi di hashish sul cordolo di una finestra, vicina al montacarichi usato per il trasporto degli alimenti da detenuti «lavoranti» addetti alla cucina. Per capire chi e come portasse la droga in carcere (indagine ancora aperta), squadra mobile e polizia penitenziaria piazzarono a fine maggio microtelecamere nella zona dispensa e cucina. «Invece di scoprire come entrava la droga, abbiamo visto come usciva il cibo» dice il pm.
Entra pane, esce cibo - Il fornaio Lauriola ogni giorno arrivava col furgone in carcere per consegnare il pane nella sala cucina. «A quel punto» spiega il dirigente della squadra mobile Alfredo Fabbrocini «le ceste venivano svuotate del pane e riempite con derrate alimentari destinate ai detenuti: olio, scatolette di tonno, frutta, formaggi, merce sottratta ai carcerati in tale quantità che talvolta non c’era abbastanza da mangiare per i reclusi. Le ceste venivano coperte per nascondere la refurtiva e il furgone usciva dal carcere: riteniamo che le derrate alimentari, del valore di 500/1000 euro per ogni furto, venissero rivendute ad alcune pizzerie».
Sospetti e riscontri - Tramite i filmati si è accertato - dice l’accusa - che i furti avvenivano soltanto quando addetti al servizio cucina erano gli agenti di custodia Castelluccio e Gaeta, e i detenuti lavoranti Russo e D’Ambrosio (e in una circostanza un marocchino). Il 25 giugno scorso, dopo che in un mese erano stati filmati una decina di furti, il furgone «Ford Transit» guidato dal fornaio fu bloccato all’uscita per un controllo da parte della polizia penitenziaria, a riscontro di quanto emerso dalle intercettazioni: trasportava derrate alimentari che proprio quel giorno erano state consegnate al carcere dalla ditta appaltatrice. «Da quel giorno» è stato detto nella conferenza stampa di magistrati e investigatori «non ci sono stati più furti»
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