Colpito il patrimonio di Santi Zappalà, già in carcere nell'ambito dell'operazione Reale 3 e condannato a 4 anni di reclusione
Sette milioni e mezzo di euro; è il valore dei beni, consistenti in denaro contante, titoli e assicurazioni, sequestrati all’ex consigliere regionale della Calabria del Pdl, Santi Zappalà, condannato nel giugno scorso in primo grado alla pena di 4 anni di reclusione per corruzione elettorale aggravata dalle modalità mafiose. Il sequestro è stato eseguito dalla Guardia di finanza e dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale, su disposizione della di Reggio Calabria.
Zappalà era stato coinvolto nell’ambito dell’inchiesta 'Reale 3' dalla quale erano emersi i rapporti tra l’esponente politico ed esponenti della cosca dei Pelle, in particolare con Giuseppe Pelle, detto 'Gambazza' per ottenere voti ai fini della sua elezioni in consiglio regionale. In particolare l’esponente politico aveva chiesto un appoggio elettorale che gli consentisse di poter essere eletto. Zappalà si è poi dimesso dalla carica di consigliere regionale nel febbraio del 2011.
Dopo il suo arresto, secondo l’accusa, l'ex consigliere regionale, attraverso i suoi familiari, avrebbe tentato, attraverso il coinvolgimento di un ex magistrato, di condizionare le decisioni del giudice per le indagini preliminari per ottenere la scarcerazione.
Nell’ambito dell’inchiesta la Guardia di finanza ha effettuato una serie di accertamenti dai quali è emerso che Zappalà, aveva un patrimonio bancario di 7 milioni e 300 mila euro, a fronte di redditi dichiarati nell’ultimo decennio pari a 1 milione di euro. Gli accertamenti, sono stati estesi anche alla moglie dell’ex consigliere regionale, Francesca Parisi, ed alla figlia, Carmela Zappalà, oltre a due società, la Fisiokinesiterapia Bagnarese srl e la Ileca Charter sas, riconducibili alla famiglia.
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