Il provvedimento fa seguito all'operazione 'Iron Man', che il 5 agosto 2010 portò all'esecuzione di otto provvedimenti cautelari decapitando il vertice delle cosche. Nel mirino dei carabinieri due aziende edilizie
PALERMO. I carabinieri di Palermo hanno eseguito un decreto di sequestro beni per un valore complessivo pari a 8 milioni di euro, emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, nei confronti del capo della famiglia di Ficarazzi, detenuto con l'accusa di associazione mafiosa.
Il provvedimento patrimoniale fa seguito all'operazione antimafia 'Iron Man', che il 5 agosto 2010 portò all'esecuzione di otto provvedimenti cautelari decapitando il vertice delle cosche mafiose di Ficarazzi. Tra i beni sequestrati, due aziende operanti nel settore dell'edilizia, la cui attività veniva imposta agli imprenditori locali a prezzi maggiorati. Le stesse imprese emettevano anche fatture a favore degli imprenditori estorti per dissimulare il pagamento del pizzo.
Sequestrati beni a Giovanni Trapani, 55 anni, ritenuto a capo della famiglia mafiosa di Ficarazzi
PALERMO. I beni sequestrati dai carabinieri di Palermo sono intestati a Giovanni Trapani, 55 anni, ritenuto a capo della famiglia mafiosa di Ficarazzi, nell'hinterland di Palermo, attualmente detenuto per associazione mafiosa. Le misure sono state emesse dal Tribunale di Palermo su richiesta della Dda, che oltre all'associazione mafiosa contesta a Trapani i reati di estorsione (due aziende a lui riconducibili avevano adottato un sistema di "fatturazione" del pizzo), danneggiamento e traffico di droga. L'operazione parte da indagini avviate dagli uomini dell'Arma di Bagheria (PA) a Ficarazzi, a partire dal alcuni attentati incendiari a danno di imprenditori, avvenuti con identiche modalità: copertoni imbevuti di benzina e lasciati agli ingressi o dentro i locali delle ditte.
Trapani doveva vedersela con l'aspirante boss Atanasio Alcamo, 34 anni, che aveva lanciato l'offensiva a Ficarazzi per assumerne il controllo del territorio. Gli arresti del 5 agosto scorso nell'operazione "Irion Man" avevano interrotto lo scontro e la scia delle intimidazioni che in un caso avevano condotto anche al violento pestaggio di un imprenditore, riottoso all'imposizione del racket. In una conversazione tra picciotti, intercettata dai carabinieri, gli estorsori dicevano che "chi non paga scippa legnate" (riceve botte).
Gli investimenti dell'organizzazione criminale si sono incentrati nel settore dell'edilizia, attraverso la raccolta del pizzo, ma anche con l'imposizione di imprese mafiose nello svolgimento di lavori, a prezzi maggiorati. Due le aziende maggiormente coinvolte: la Pama Costruzioni di Marianna Pace, 39 anni, nipote di Trapani; e la Triassi srl, con sede a Ribera (AG), specializzata nel movimento terra, di cui risultano titolari Silvana Trapani, 50 anni, e Mariangela Manna, di 29, rispettivamente sorella e nipote del boss. Le aziende servivano anche per regolarizzare il pizzo sul piano fiscale. I versamenti periodici - concentrati soprattutto a Natale e Pasqua - venivano mimetizzati come pagamenti per forniture e opere in subappalto. A Ficarazzi l'estorsore rilasciava la "fattura".
L'impero economico di Trapani sosteneva anche il benessere del mandamento mafioso di Bagheria, cui risponde la famiglia di Ficarazzi. Appaiono determinanti gli stretti rapporti con Giuseppe Scaduto detto "Pinuzzu", nel super-carcere di Cuneo, in regime del 41 bis. Scaduto raccoglieva persino le lamentele degli imprenditori che si sentivano vessati dalle esose richieste avanzate dalla famiglia mafiosa di Ficarazzi.
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