lunedì 18 ottobre 2010

Le confessioni di Luigi Putrone fanno luce su decine di omicidi

Luigi Putrone non parla solamente di politica ed estorsioni.

Le sue confessioni, da quando ha deciso di collaborare con la
giustizia fanno luce anche su decine di efferati delitti. Ecco, raccontati
con le sue parole, alcuni delitti di mafia compiuti nell’agrigentino e non
solo:

DELITTO LO ZITO
 “Ho partecipato all’omicidio di Giuseppe Lo
Zito accaduto nel 1987, nella zona di Villaseta Monserrato. La vittima era
stato imputato per la rapina delle poste di Agrigento ma non so le ragioni della
decisione di sopprimerlo. Io partecipai all’omicidio che fu eseguito da
Salvatore Fragapane e Giuseppe Fanara. Io e Giulio Albanese effettuammo
i pedinamenti del Lo Zito che lavorava in un esercizio di riparazione
gomme in c.da San Calogero di Porto Empedocle. Attendemmo che terminasse
di lavorare per avvisare Fragapane e Fanara che si erano appostati nella strada
che conduce alla casa di Luigi Pirandello. Lo Zito non apparteneva a
Cosa Nostra e non posso indicare se fosse uno stiddaro. La rapina alle poste
di Agrigento era avvenuta negli anni 70-80. Nessuno mi disse la ragione per la
quale Lo Zito doveva essere ucciso. Peraltro quasi tutti i componenti della
rapina furono uccisi tra i quali Gregorio Cacciatore e Francesco Triassi di
Siculiana. Sebbene nel periodo dell’omicidio Cacciatore fossi in carcere, alla
mia uscita il Salvatore Fragapane mi disse che lo aveva ucciso lui ma non
aggiunse altro nè gli chiesi altro. Poi ricordo anche l’omicidio di tale
Vincenzo Sambito che fu ucciso alla sua uscita dal carcere per il regime di
semilibertà, da Salvatore Fragapane e Giuseppe Fanara. Seppi della cosa
sempre alla mia uscita dal carcere. Gli sparò Fragapane con una 7.65, di mattina
in autunno. Lui e Fanara erano in macchina.

STRAGE DI PORTO EMPEDOCLE

1986 - Giuseppe Vetro è coinvolto nella strage di Porto Empedocle del 1986,
come lui stesso mi ha riferito nel 1993 in occasione dell’arresto di Salvatore Di
Gangi di Sciacca. In quell’occasione Vetro mi disse che girava voce che Di
Gangi si era pentito e che perciò doveva darsi latitante perché Di Gangi sapeva
del coinvolgimento di Vetro nella strage di Porto Empedocle. Sulla strage ricordo
ancora che le armi le aveva fornito Salvatore Fragapane ma non so dove le
aveva prese. Quest’ultimo mi disse che nella strage erano coinvolti anche i
Ribisi. Secondo me i Ribisi erano Pietro e Gioacchino e Nicola Brancato,
Rosario e Ignazio Ribisi.

OMICIDIO ANTONIO GRASSONELLI

 Su Pietro Ribisi, in relazione all’omicidio di Antonio Grassonelli
ricordo che in quell’occasione doveva essere ucciso Giuseppe Traina.
Siccome Traina non si trovava e poiché Grassonelli era sospettato di avere preparato
la bomba che aveva ucciso Calogero Salemi. Ad uccidere
Grassonelli sono stati: Gioacchino Ribisi, Nicola Brancato che perse il
passamontagna, e Giuseppe Putrone che forse guidava la macchina (se non la
guidava lui la guidava Sergio Vecchia), Giulio Albanese e Pietro Ribisi. In
merito all’omicidio di Antonio Grassonelli, mi è stato raccontato da
mio fratello Giuseppe. Quest’ultimo mi disse che vittima designata era in realtà
Giuseppe Traina che stava organizzandosi per ucciderci e sovvenzionava i
Grassonelli che erano suoi cugini. La sera dell’omicidio erano presenti Giulio
Albanese, mio fratello Giuseppe, Sergio Vecchia, Gioacchino Ribisi,
Nicola Brancato e Pietro Ribisi. Pietro Ribisi è andato via dopo la deliberazione.
A cercare di individuare il Traina era Albanese che girava per il paese, mentre
gli altri attendevano. Albanese è tornato dopo un po’ e ha detto che non aveva
visto Traina ma aveva incontrato Antonio Grassonelli, fratello di
Salvatore e Gigi che stava tornando a casa. Grassonelli era sospettato di avere
preparato la bomba con cui era stato ucciso Calogero Salemi. I presenti decisero
così di uccidere Grassonelli; a sparare furono Gioacchino Ribisi e Nicola
Brancato. Mi dissero anche che nell’esecuzione dell’omicidio uno dei presenti,
forse Brancato, ha perso un passamontagna e lo ha lasciato per strada. Mio fratello
guidava la macchina, almeno credo, o lui o Sergio Vecchia. Per questo
fatto siamo anche stati sottoposti alla prova del Dna sia io che mio fratello, ma
ovviamente è risultata negativa perché il passamontagna era di Brancato che lo
aveva sulle gambe e quando è sceso dalla macchina gli è caduto. Ricordo
ancora che mi dissero di avere inseguito il Grassonelli fin dentro il portone per
ucciderlo. Grassonelli lavorava all’Enel e si vantava di essere esperto in elettronica,
per questo era sospettato di avere preparato la bomba di cui ho detto. La
notizia del suo coinvolgimento ci era stata data da Vincenzo Iacono, inteso
Toledo, che era vicino a noi pur essendo parente dei Grassonelli.

OMICIDIO ANTONIO COSTANZA

Giuseppe Vetro di Favara sapeva dell’omicidio che dovevamo commettere di
Antonio Costanza. In particolare, il giorno prima
dell’omicidio C a r m e l o Milioto e Licata giravano
per il paese per vedere se trovavano la vittima; dopo un paio di
giri si sono presentati Milioti e G i u s e p p e Vetro, che dopo l’omicidio di
Costanza ha preso il suo posto come reggente di Favara.

OMICIDI FALCONE E TONA

Lorenzo Vaccaro boss del nisseno, ricordo che nel 1995 erano stati uccisi
Pietro Tona di Milena e Gaetano Falcone di Montedoro. Fragapane e
Fanara ritennero che i due fossero stati uccisi da Lorenzo Vaccaro, perché
Tona aveva tenuto latitante Fragapane senza avvertite Vaccaro. Invece
Falcone secondo Fragapane era stato ucciso perché si recava senza permesso
nella sua masseria ed era dunque ritenuto più vicino al Fragapane che al vertice
della famiglia di appartenenza (Caltanissetta).

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