giovedì 21 ottobre 2010

Sette anni all'ex ad di Banca Italease "Erano più pericolosi dei rapinatori"

Massimo Faenza condannato per associazione a delinquere
e per appropriazione indebita

MILANO
Sette anni di carcere per l’ex amministratore delegato di Banca Italease, Massimo Faenza. Lo ha deciso oggi il Tribunale di Milano che ha condannato l’ex vertice dell’istituto di via Cino del Duca un anno e mezzo in più rispetto alla richiesta avanzata dal pm Roberto Pellicano. E non solo: il manager è stato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici. Si è concluso così, per l’ex ad, il processo di primo grado per un filone dell’inchiesta milanese su banca Italease, e nel quale tutti gli imputati sono stati dichiarati colpevoli di associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita di circa 30 milioni sottratti, attraverso la vendita dei derivati «esotici», all’istituto milanese.

Tutti eccetto uno che si è visto contestare solo l’appropriazione indebita. Dopo quasi quattro ore di camera di consiglio, i giudici della sesta sezione penale, presieduta da Teresa Ferrari da Passano, oltre a Faenza hanno condannato Pino Arbia, ex responsabile delle relazioni esterne della banca, a 5 anni e 4 mesi di reclusione, i mediatori Leonardo Gresele, Claudio Calza e Luca De Filippo rispettivamente a 4 anni e 4 mesi, 3 anni e mezzo e 3 anni di carcere. Inoltre hanno inflitto a Maurizio Mian, ex direttore finanziario della Danieli (accusato solo di appropriazione indebita), una pena di 2 anni e 1.000 euro di multa e a Gianluca Montanari, altro mediatore, un anno e 10 mesi di reclusione. Infine, il risarcimento a Italease che in questo processo si è costituita parte civile: gli imputati dovranno versare una provvisionale di poco meno di 20 milioni a cui si aggiungono oltre 31 mila euro messi a disposizione tempo fa da Faenza.

Giovanni Accinni legale dell’istituto, nonostante avesse chiesto una decina di milioni in più, si è dichiarato soddisfatto:«Certamente - ha affermato - è una sentenza che pare giusta nella misura in cui riconosce la gravità delle condotte degli imputati e dal danno causato alla banca». «Sono meravigliato e amareggiato», ha detto invece Claudio Calza, il mediatore nei cui confronti il pm Pellicano, considerando i 10 milioni di risarcimento versati, aveva chiesto un anno e 4 mesi di carcere (uguale a quella di un precedente patteggiamento respinto) e che si è visto condannare a una pena ben più alta. «Ricorreremo in appello», ha aggiunto Calza che ha tenuto a precisare che «questo non è, come si dice, il processo ai derivati ma riguarda l’appropriazione indebita attraverso le mediazioni per il collocamento dei derivati». I guai giudiziari per Faenza non sono però finiti: ha chiesto di patteggiare una condanna a 4 anni di reclusione per un altro filone dell’indagine con al centro l’istituto di leasing e nel quale è accusato di truffa, aggiotaggio, falso in bilancio e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza. Per lui e per altri imputati, tra cui questa volta la banca stessa (ha scelto il rito ordinario), il gup Fabrizio D’Arcangelo deciderà il prossimo 29 ottobre.


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