Alessandria della Rocca.Trent'anni di reclusione sono stati richiesti dal pubblico ministero Salvatore Vella per Onofrio Centinaro, accusato dell'omicidio di Antonino Mendola. La richiesta è stata formulata alla fine della requisitoria svoltasi ieri dinanzi al Gup del Tribunale di Sciacca, Michele Guarnotta. Inoltre, il Pm ha richiesto l'inoltro degli atti alla Procura per l'ipotesi di favoreggiamento nei confronti di testi nell'ambito delle indagini effettuate subito dopo l'omicidio. Secondo il Pm, avrebbero rilasciato dichiarazioni mendaci.
Nel corso dell'udienza di ieri, Centinaro ha reso una dichiarazione secondo la quale la ferita da taglio sulla sua gamba è stata prodotta dalla stesso. La discussione proseguirà il 18 novembre con le parti civili rappresentate dagli avvocati Fabrizio Di Paola, Maurizio Gaudio e Ignazio Bivona. Poi, il 17 dicembre, sarà la volta della difesa, rappresentata dagli avvocati Antonino e Vincenza Gaziano. Il processo si svolge con il rito abbreviato.
L'omicidio avvenne lo scorso 8 febbraio ad Alessandria della Rocca. Futili i motivi. La vittima, Antonino Mendola, 37 anni, del luogo, lascia la moglie e 3 figli, era titolare assieme alla moglie del bar Caffè Roma, situato nella strada principale del piccolo comune agrigentino. L'autore del delitto, Onofrio Centinaro, 45 anni, imprenditore edile, sposato e padre di 2 figli, è anch'egli di Alessandria della Rocca. Il fatto avvenne via Magazzini, una traversa di Largo Portella, davanti la saracinesca di un garage, al cui interno un gruppo di giovani stava ultimando l'allestimento di un carro allegorico, per la sfilata di carnevale. Alla base del delitto, un diverbio tra Mendola e il figlio sedicenne di Centinaro. Alcuni giorni prima, ignoti ladri, avevano rubato due casse, un mixer e alcune bottiglie di liquori dall'interno del disco-pub Maracaibo di proprietà di Mendola. Secondo quest'ultimo, a compiere il furto sarebbe stato proprio il minore.
Usciti fuori dal magazzino i due si sarebbero messi a discutere animatamente. Prima ancora, che la situazione potesse precipitare, qualcuno avrebbe pensato di avvertire il padre del ragazzo. L'uomo armato di un coltello si diresse in via Magazzini, e senza dire una parola, avrebbe inferto 7 coltellate ad Antonino Mendola. Le coltellate sarebbero state inferte sotto gli occhi dei ragazzi, i quali si trovavano all'interno del garage e di alcuni residenti della zona, loro malgrado testimoni oculari del delitto.
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