domenica 31 ottobre 2010

Mafia «Così venivano imposte le forniture»

«Alle imprese veniva dato il cemento e ai trasportatori di inerti chiesto il sussidio per le famiglie dei mafiosi»

il pentito nisseno Alberto Carlo Ferrauto, ascoltato dai magistrati della Dda nissena durante l'inchiesta sulla "Calcestruzzi Spa" ricostruisce con precisione il meccanismo delle estorsioni e delle imposizioni sulle forniture di calcestruzzo e degli inerti. Ferrauto, la prossima settimana, sarà interrogato dal Tribunale in trasferta a Milano nel processo relativo alla vicenda delle presunte frodi in pubbliche forniture realizzate, secondo l'accusa, tramite l'utilizzo del calcestruzzo depotenziato. Sotto processo ci sono gli ex dirigenti della "Calcestruzzi Spa" Mario Colombini e Fausto Volante assieme al riesino Giovanni Giuseppe Laurino, difesi dagli avvocati Giuseppe Bana, Giacomo Gualtieri, Gioacchino Sbacchi, Adelmo Manna, Delfino Siracusano, Vincenzo Vitello e Carmelo Scarso.


Ferrauto descrive ai magistrati della procura il ruolo che Laurino, ritenuto dagli inquirenti l'uomo di fiducia di Cosa Nostra all'interno della "Calcestruzzi Spa", avrebbe avuto nella vicenda: «Laurino - spiega - era molto vicino a Francesco Cammarata di Riesi (fratello dei capimafia Pino e Vincenzo Cammarata e ritenuto il reggente di Cosa Nostra a Riesi). Mi fu presentato formalmente come "uomo d'onore" nell'impianto della "Calcestruzzi Spa" di Riesi. L'ho incontrato più volte anche a Caltanissetta. Laurino è responsabile degli stabilimenti della "Calcestruzzi Spa" di Gela e Riesi, ma si occupa anche di Caltanissetta».

Il racconto si sposta sul sistema delle estorsioni: «Il meccanismo delle estorsioni - afferma Ferrauto - è quello di imporre alla ditta che deve realizzare i lavori la fornitura di materiali dalla "Calcestruzzi Spa". Inoltre si affidano i contratti di trasporto dell'inerte ad autotrasportatori compiacenti che fatturano 50 centesimi in più rispetto al prezzo concordato per ogni metro cubo di materiale trasportato, che vengono devoluti alla famiglia mafiosa locale. La ditta compiacente sa che deve dare i soldi alla consorteria mafiosa del luogo dove si trova la cava. Questi particolari li ho appresi da Laurino; io e Pietro Riggio (altro ex affiliato mafioso di Caltanissetta oggi pentito) abbiamo cercato a Polizzi Generosa una ditta per trasportare gli inerti a Caltanissetta. Trovammo una ditta gestita da due persone anziane, parenti del locale capomafia. In quell'occasione io e Riggio conoscemmo anche il rappresentante regionale della "Calcestruzzi Spa", un tale di nome Franco il quale, per conto della ditta, stipulò un contratto per la fornitura degli inerti da Polizzi Generosa. Costui era consapevole di avere a che fare con persone vicine alla famiglia mafiosa di Caltanissetta».

Il racconto del pentito nisseno prosegue con la vicenda relativa all'impianto "Calcestruzzi" di Caltanissetta. «A metà del 2003 - prosegue Alberto Ferrauto - c'è stato un incontro negli uffici della "Calcestruzzi Spa" di Caltanissetta al quale ero presente io assieme a Laurino e Riggio e parlammo di far lavorare il più possibile l'impianto di Caltanissetta. Quando avevamo bisogno di parlare con Laurino il contatto era una persona di Licata che lavorava in questi uffici. So che costui venne poi sostituito da un'altra persona di origini agrigentine, che continuava a tenere i rapporti ogni volta che avevamo bisogno di contattare Laurino. Dopo l'arresto di Riggio, nel 2004, Angelo Palermo (ritenuto il capomafia di Caltanissetta) mi intimò di riferirgli tutto quanto riguardasse i traffici svolto da Pietro Riggio. Pertanto incontrai Laurino nel cortile interno dello stabilimento della "Calcestruzzi Spa" di Caltanissetta e gli dissi che non mi era piaciuto il modo con il quale Palermo mi aveva intimato questa cosa. Mi disse di stare tranquillo perché non sarei rimasto solo».

Ferrauto racconta anche di un episodio estorsivo e di come sarebbero stati aggiudicati alcuni lavori in subappalto, uno dei quali alla "Calcestruzzi Spa": «Pietro Riggio e Aldo Riggi (imprenditore di movimento terra vicino alla mafia e oggi pentito) imposero il pizzo a una ditta di Favara che eseguiva i lavori per la costruzione di una strada di collegamento fra via Turati e la caserma dei Carabinieri nel 2003. Fu imposto il subappalto per il movimento terra alla ditta di Aldo Riggi, per la fornitura di calcestruzzo alla "Calcestruzzi Spa", per la carpenteria a favore di un soggetto di San Cataldo che eseguì anche alcuni lavori (di carpenteria) al palazzo Pastorello di via Leone XIII e l'estorsione per l'1,5% della base d'asta. So che poi Aldo Riggi ha caricato il prezzo dell'estorsione sulle fatture relative ai lavori ottenuti. Ricordo che per la fornitura del calcestruzzo imponemmo all'impresa di rivolgersi alla "Calcestruzzi Spa", che curò anche il trasporto. Il sistema prevede che la ditta fatturi materiale per una quantità superiore a quella reale e l'importo in più rappresenta la quota per l'organizzazione mafiosa».

Vincenzo Pane

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