A 14 anni il battesimo: spense le luci per la strage di via Roma
Calvo, ingrassato, molto diverso dalle foto segnaletiche in possesso delle forze dell'ordine. Gerlandino Messina, 38 anni, è ritenuto l'uomo che ha preso il posto di Giuseppe Falsone, catturato a Marsiglia lo scorso 25 giugno, al vertice di Cosa nostra agrigentina. Era ricercato dal 1999 con un mandato di cattura internazionale ed era inserito nella lista dei trenta latitanti più pericolosi del ministero dell'Interno. Gerlandino Messina è un mafioso figlio di mafiosi. Suo padre Giuseppe, è stato ucciso a Porto Empedocle l' 8 luglio del 1986. Lo zio è stato capomafia a Porto Empedocle, ed è stato arrestato il 18 giugno del 2000, nel quartiere Cannelle dove da sempre abita la sua famiglia. Gerlandino Messina era stato ricercato dal 9 gennaio del 1999, quando scattò il secondo maxi blitz antimafia denominato «Akragas». E nel processo scaturito da quel blitz è stato condannato all'ergastolo per gli omicidi del brigadiere Pasquale Di Lorenzo, sovrintendente della Polizia penitenziaria, ucciso a Porto Empedocle, in contrada Durrueli, il 13 ottobre del 1992 e dell' imprenditore di Favara, Salvatore Dalli Cardillo, ucciso al Villaggio Mosè il 15 settembre del 1993. Gerlandino Messina è anche indagato nell'ambito dell'inchiesta antimafia cosiddetta «Marna», e recentemente, il pentito Maurizio Di Gati lo ha accusato di avere partecipato alla strage di Porto Empedocle del 21 settembre del 1986 provocando il black out che favorì i killer. Inoltre è accusato di avere partecipato anche all'omicidio di Giuliano Guazzelli: il 4 aprile del 1992, il giorno dell'omicidio del maresciallo dei carabinieri i killer, dopo il delitto, avrebbero consegnato proprio a lui le armi per poi nasconderle a Maddalusa. I pentiti lo dipingono come un uomo piuttosto violento e irascibile e che andava sempre in giro armato di tutto punto e spesso anche scortato da alcuni picciotti con il mitra. Lui a Favara si sentiva forse sicuro. Già l'anno scorso a novembre la polizia aveva scoperto uno dei suoi covi. In una palazzina, in via Jugoslavia, all'interno di un garage, i poliziotti avevano trovato una stanza nascosta, una specie di bunker attrezzato con tutti i comfort. Appesa al muro c'era una cartolina di Porto Empedocle e delle dediche ma anche il numero 37 di quelli che si mettono sulle torte. Gli inquirenti pensano che è lì che Messina abbia festeggiato il suo 37esimo compleanno. Per favoreggiamento aggravato era stato iscritto nel registro degli indagati un uomo di 25 anni, proprietario del garage.
Fabio Russello
Già un anno fa si sfiorò l'arresto in un altro covo del centro cittadino
Favara.Già un anno fa - precisamente il 21 novembre 2009, gli investigatori sfiorarono l'arresto dell'allora superlatitante Gerlandino Messina. I poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Agrigento, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e coordinati dal questore Girolamo Di Fazio, arrivarono in un alloggio nel centro di Favara ritenuto uno dei covi del boss empedoclino.
Il blitz era stato preparato diverse settimane prima, dopo alcuni accurati controlli effettuati nella zona. Cinquanta agenti armati fino ai denti fecero irruzione in alcuni siti che venivano ritenuti probabili covi dell'allora numero due di Cosa Nostra agrigentina (Giuseppe Falsone non era ancora stato catturato). Ma le attenzioni degli inquirenti si concentrarono su una palazzina sita tra piazza Giglia e l'Itria dove venne trovato un locale che era in palese contrasto con il resto dell'immobile. In pratica, come confermò il dirigente della Mobile, Iadevaia, «in una palazzina regolarmente abitata da alcune famiglie, c'era un locale nascosto che evidentemente veniva occupato in modo difforme dal resto della comunità da una sola persona».
All'interno vennero trovati oggetti di uso quotidiano, come vestiti, spazzolino da denti, spazzole per capelli e altri accessori la cui provenienza non convinse gli inquirenti e che furono portati via dalla Polizia Scientifica che subito cominciò il controllo su elementi che potessero fare risalire al Dna del proprietario, come i capelli lasciati sulla spazzola o la saliva sullo spazzolino da denti. Inoltre, lasciò molto perplessi gli inquirenti una cartolina postale con i saluti da Porto Empedocle. E' insolito, infatti, trovare a Favara una cartolina di Porto Empedocle.
Quella notte un analogo controllo venne effettuato nell'abitazione di Gerlandino Messina, nella zona delle Cannelle a Porto Empedocle.
Le conferme scientifiche arrivarono tempo dopo. Riscontri che a distanza di 6 mesi da quel blitz trasformarono le intuizioni in certezze. Analisi dattiloscopiche e biologiche, effettuate in centri ai quali si appoggia la Polizia di Stato in queste circostanze. E dagli studi effettuati in questi mesi si è avuta la quasi assoluta sicurezza che in quel magazzino c'era stato lui, Gerlandino da Porto Empedocle.
Il resto è storia degli ultimi mesi. Dopo l'arresto di Giuseppe Falsone a Parigi lo scettro del comando di Cosa Nostra agrigentina passò a Gerlandino Messina sul quale si concentrarono le attenzioni di tutte le forze di polizia.
Nessun commento:
Posta un commento