Ogni mese 6 detenuti si tolgono la vita
Alta tensione nei penitenziari:
a Olbia muore un cinquantenne In Emilia la situazione peggiore
Il sindacato: «Le celle sono fuori controllo, ora il governo ci aiuti»
RAVENNA
Si allunga la lista delle morti in carcere: Carmelo Di Bartolo, ex collaboratore di giustizia nato a Gela 42 anni fa, si è suicidato nella casa circondariale di Ravenna. Francesco Maurilio La Cognata, 50 anni, condannato all’ergastolo, è stato trovato cadavere nella sua cella a Olbia.
«Per il momento non si conoscono le ragioni di quest’ultimo decesso – riferisce l’associazione Ristretti Orizzonti, che ha dato la notizia – Tuttavia le prime rilevazioni effettuate sul corpo fanno pensare a cause naturali». Naturali invece non sono le cause della morte scoperta dagli agenti alle 8 di stamattina nel carcere di Ravenna: Carmelo Di Bartolo, arrestato per rapina un paio di settimane fa, si è impiccato nella sua cella. E così il numero di detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno in Italia ha raggiunto quota 54, una media di quasi sei al mese.
Il fatto poi che l’ultimo dramma si sia verificato in una struttura carceraria dell’Emilia Romagna potrebbe essere qualcosa di più di una coincidenza, perché questa regione vanta il primato nazionale del sovraffollamento: se in tutta Italia i reclusi sono oltre 68mila a fronte di una capienza complessiva di 45mila posti, con un affollamento pari al 53%, in Emilia Romagna la percentuale sfiora l’86% con 4.444 detenuti per meno di 2.400 posti.
A Ravenna, teatro dell’ultimo suicidio, la situazione è molto peggiore, tanto che il segretario generale del sindacato Uil Pa Penitenziari Eugenio Sarno mette in relazione le due cose: «Sarà pur vero che è difficile dimostrare il nesso tra le condizioni detentive e la decisione di evadere dalla propria vita, ma quando ciò capita in un istituto come Ravenna questo nesso rappresenta una quasi certezza. In questa struttura l’affollamento medio si attesta attorno al 145-150%. Potrebbe contenere al massimo 59 detenuti ma le presenze sono molte di più: nell’ultima rilevazione eseguita il 29 settembre se ne contavano 143».
Se a ciò si aggiunge che la dotazione di agenti di polizia penitenziaria è sotto organico, si capisce come la situazione possa sfuggire al controllo: «Il contingente di personale è ridotto all’osso e i servizi sono organizzati in maniera tale da non poter garantire i livelli minimi di sicurezza – aggiunge il sindacalista – A fronte di un organico di 78 unità ne risultano in servizio solo 52, una carenza di circa il 34% che rischia di paralizzare l’intera organizzazione. Di fronte al ripetersi di eventi luttuosi, all’esplosione delle violenze, all’accertata impossibilità di gestire il sistema, non possiamo non inviare al capo del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria, ndr) l’ennesimo invito perché legiferi in materia».
Il governo ha già proclamato lo stato di emergenza per le carceri, quel che serve ora, secondo la Uil Pa Penitenziari è la decretazione urgente che permetta in primo luogo di assumere nuovo personale di polizia.
FRANCO GIUBILEI
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