Due persone arrestate, beni per 6 milioni di euro sequestrati, tre persone denunciate. È il bilancio di un’operazione della Guardia di Finanza di Crotone
18/10/2010 Due imprenditori sono stati arrestati nell'ambito di un'operazione delle Fiamme Gialle di Crotone, che hanno anche sequestrato beni per sei milioni di euro e denunciato altri due soggetti. In arresto C.F.A. di Isola di Capo Rizzuto (Kr), colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e attualmente detenuto nella Casa Circondariale di Catanzaro in quanto già tratto in arresto dagli stessi militari della Compagnia nello scorso mese di luglio, ritenuto vicino agli ambienti criminali della cosca Arena e C.G. originario di Isola di Capo Rizzuto, ma residente a Parma, sottoposto agli arresti domiciliari.
I provvedimenti sono stati emessi dal GIP del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura Distrettuale e riguardano beni immobili, mobili, attività economiche e risorse finanziarie. I beni sottoposti a vincolo comprendono l’intero compendio aziendale di una società del settore immobiliare con sede s Milano ed un terreno di circa 44.000 metri quadri sito nel comune di Isola di Capo Rizzuto ed ubicato a ridosso del porticciolo turistico di Le Castella.
Il terreno – secondo quanto reso noto dalla Guardia di Finanza – è di rilevante valore economico poichè ricadente in una zona di espansione intensiva e turistica e rientra nella perimetrazione del programma di riqualificazione urbanistica e, come tale, privilegiato per quanto attiene l’accesso ai finanziamenti pubblici, nonchè unico terreno ancora edificabile nella zona del predetto porticciolo turistico. L’operazione è stata condotta dagli uomini della Compagnia della Guardia di Finanza di Crotone che, a seguito di articolate indagini di polizia giudiziaria, avrebbero fatto luce su un intreccio di rapporti economici-finanziari, commerciali e societari gestiti da C.F.A., grazie alla collaborazione ed alla disponibilità di 4 soggetti compiacenti, ai quali avrebbe attribuito la titolarità dei beni sequestrati. Esisteva infatti – secondo gli investigatori – una evidente necessità da parte di C.F.A. di occultare il bene, distogliendolo dal proprio patrimonio in maniera tale da eludere le disposizioni in materia di misura di prevenzione patrimoniale, potendo lo stesso ritenere incombente il rischio di provvedimenti di sequestro, essendo a conoscenza di procedimenti penali che lo riguardavano.
Dalle indagini sarebbe emersa la creazione di due società una, con sede a Crotone, amministrata direttamente da C.F.A., e l’altra con sede in provincia di Milano, che, seppur amministrata ufficialmente da C.G., era nella realtà stata appositamente creata da C.F.A. e di fatto da lui gestita. Risulterebbe inoltre che nel 1999 C.F.A. avrebbe acquistato, attraverso una società immobiliare da lui creata e gestita, per oltre 1 miliardo delle vecchie lire, il terreno sequestrato. Successivamente, nel 2008, C.F.A. temendo provvedimenti di sequestro, utilizzando uno schema già collaudato in situazioni similari e per le quali risulta attualmente detenuto, nel 2008, avrebbe costituito un’altra società con sede nella provincia di Milano, alla quale successivamente aveva trasferito la proprietà del terreno, precisamente un mese dopo la sottoscrizione del preliminare di vendita avvenuta lo stesso giorno della costituzione della società in questione.
La società milanese sarebbe stata costituita inizialmente tra persone di origini campane e piemontesi e nel volgere di circa un anno avrebbe registrato l'entrata della compagine sociale di C.G., originario di Isola Capo Rizzuto, con il quale C.F.A. mantiene rapporti molto stretti, che dopo poco meno di tre mesi era diventato amministratore e socio di maggioranza. Nel corso di una recente perquisizione domiciliare eseguita nei confronti di C.F.A. i militari avrebbero trovato o un plico contenente il contratto di compravendita del terreno e assegni bancari dell’importo complessivo pari al prezzo convenuto per la cessione. I titoli, che erano custoditi da C.F.A. da oltre due anni, non erano mai stati posti all’incasso. L’attività investigativa svolta avrebbe anche consentito di acquisire notizie circa l’esistenza di un progetto per la costruzione sul terreno sequestrato o di un villaggio turistico.
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