mercoledì 27 ottobre 2010

Prete catanese indagato "Riciclava soldi dello Ior"

CATANIA - Avrebbe riciclato servendosi di un proprio conto bancario aperto all'Istituto per le opere religiose, lo Ior, circa 250mila euro provenienti da una presunta truffa allo Stato da 600mila euro, realizzata da suo padre e suo zio con fondi Por Sicilia. È l'accusa contestata ad un sacerdote di 35 anni, Orazio Bonaccorsi, che vive a Roma, indagato dalla Dda della Procura di Catania per riciclaggio.

Nell'inchiesta non ci sono ipotesi di reato per criminalità organizzata, anche se lo zio del prete siciliano, Vincenzo Bonaccorsi, 59 anni, è stato condannato per associazione mafiosa e adesso è indagato per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e intestazione fittizia di beni. Sarebbe stata in realtà sua, secondo le indagini della Guardia di finanza, l'azienda agro-ittica del Siracusano che avrebbe ottenuto i fondi Por Sicilia, che era invece intestata a suo fratello, Antonino Bonaccorsi, di 61 anni, padre del prete.

Il sacerdote, secondo la Procura di Catania, avrebbe incassato i soldi e li avrebbe versati su un suo conto personale aperto allo Ior, e li avrebbe poi restituiti. Secondo i magistrati quest'operazione avrebbe reso difficile risalire al destinatario finale dei soldi, rendendoli non rintracciabili.

Le indagini della Guardia di finanza di Catania sono state avviate dopo una segnalazione dell'Uif, l'ufficio anti-riciclaggio della Banca d'Italia, sui spostamenti di somme.

Nell'inchiesta sono indagate altre tre persone: un imprenditore che avrebbe emesso le false fatture per permettere la truffa, Fabio Salvatore Di Gregorio, di 24 anni e due consulenti d'azienda, Francesco Altamore, 64 anni e Santo Salluzio, di 60.

Dalle indagini "emergono percorsi bancari attraverso i quali è possibile interrompere la tracciabilità del denaro". Lo ha affermato il procuratore capo di Catania, Vincenzo D'Agata, commentando l'avviso di concluse indagini per riciclaggio emesso nei confronti di un sacerdote che avrebbe fatto transitare sul proprio conto corrente soldi del padre, provenienti da una presunta truffa alla Regione, al quale li avrebbe poi restituiti.

"L'Istituto per le opere religiose non ha sportelli in Italia - ha spiegato il magistrato - ma opera aprendo dei conti correnti in singoli istituti italiani che lo considerano come un singolo cliente e tutto quanto arriva sul conto Ior si confonde e non dà la possibilità di essere ricondotto ai singoli soggetti che hanno operato.

E questo - ha sottolineato il procuratore di Catania - rappresenta, secondo la nostra ipotesi, una violazione delle norme bancarie e delle leggi anti-riciclaggio".

Nessun commento:

Posta un commento