Mercato choc al cimitero di Poggioreale
di Giuseppe Crimaldi
NAPOLI (11 ottobre) - L’ultima scoperta risale a un paio di settimane fa. Per la precisione alla fine di settembre, quando i figli di una signora defunta sei mesi prima sono tornati al cimitero di Poggioreale per pregare e lasciare qualche fiore sulla sua tomba. Aperto il cancello in ferro battuto che dà accesso alla cappella di famiglia, sono trasecolati e sulle prime hanno pensato di aver sbagliato posto.
Invece la chiave e la serratura erano quelle giuste. Ma allora che ci facevano gli attrezzi di lavoro da muratore e i sacchi di calce depositati proprio davanti al loculo contenente la bara della cara estinta? Sembra l’ultimo capitolo di una storia incredibile, sono invece i contorni di una denuncia - l'ennesima - che punta i riflettori sul più importante cimitero della città. E sul caos che lo governa. Nasce così una nuova indagine confluita nel già voluminoso dossier sui cimiteri sul quale è al lavoro la Procura della Repubblica di Napoli.
Fascicolo sul tavolo dei pm della sezione Pubblica amministrazione, coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco. E un nuovo mistero da risolvere: cappelle gentilizie violate e loculi destinati al riposo eterno venduti al migliore offerente. Le prime conferme ai sospetti sono arrivate da alcuni sopralluoghi effettuati dai carabinieri della compagnia «Poggioreale», guidata dal capitano Massimo Ribaudo. Ai militari si erano rivolti i parenti della defunta nella cui cappella erano stati ritrovati gli utensili adoperati da una squadra di carpentieri. Sono state sufficienti alcune verifiche per confermare lo scenario inquietante che delinea i contorni di questo nuovo scandalo a Poggioreale.
Un cimitero che appare sempre più come terra di nessuno. O, forse meglio, terra di quei «soliti noti» che spadroneggiano senza nemmeno più il rispetto che è dovuto ai morti. Ma che cosa di nuovo è emerso dalle indagini? Un vero e proprio mercanteggiamento dei loculi, questa volta all’interno delle cappelle gentilizie. Un business gestito da personaggi che gravitano abitualmente all’interno delle strutture cimiteriali di Poggioreale, ora iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di truffa aggravata ai danni del Comune di Napoli.
Un sistema collaudato, quello messo in piedi da questi personaggi senza scrupoli, i quali seguono sempre lo stesso schema: chi deve sapere sa che può rivolgersi a loro per ottenere un «favore» che gli consente di guadagnarsi, tutto sommato a buon prezzo - e soprattutto senza pagare alcun tributo dovuto per regolamento - nientemeno che una cappella privata nella quale seppellire i propri cari. E dunque è rivolgendosi a questi «intermediatori» che si riesce a ottenere una cappella: impresa normalmente non facile, per la carenza di spazi ormai generalizzata in tutti i cimiteri di Napoli, ma soprattutto onerosa considerati i costi di realizzazione.
La «banda di Poggioreale» sa dove mettere le mani. Ha la situazione sotto controllo, sa su quali strutture già esistenti mettere le mani. Normalmente si privilegiano le vecchie cappelle gentilizie, quelle semiabbandonate, che non espongono al rischio di una visita di parenti o eredi dei defunti già sepolti. Variabili i costi di «acquisto» dei loculi. Si va dai 10mila ai 50mila euro, costi di ristrutturazione esclusi, ovviamente.
Già, perché una delle condizioni poste dai truffatori del cimitero cui ci si rivolge per ottenere il privilegio di un posto in cappella è quella di rivolgersi esclusivamente ad una ditta edile «amica». la squadra di manovali penserà a tutto. Magari anche a rimuovere
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