BARI – Ventiquattro persone sono state arrestate da militari del Gico della Guardia di finanza di Bari in un’operazione antiusura condotta a carico di indagati ritenuti vicini al clan mafioso Parisi. Altre due persone sono al momento irreperibili. I militari stanno anche sequestrando beni mobili e immobili per 15 milioni di euro.
I destinatari del provvedimento restrittivo (per 18 di essi è stata disposta la detenzione in carcere, per otto gli arresti domiciliari) sono accusati dal pm inquirente della Dda Elisabetta Pugliese di usura ed estorsione.
Ristoratori, commercianti, imprenditori e giocatori d’azzardo: erano queste le vittime della banda di usurai smantellata dal Gico della Guardia di finanza di Bari dopo due anni di indagini. Dall’inchiesta emerge un particolare curioso: agli imprenditori vittime degli usurai il clan proponeva di presentare nuovi clienti bisognosi, dei quali però dovevano garantire la solvibilità, e in cambio operava sconti sui tassi usurari a loro praticati.
L'inchiesta è stata avviata dopo la denuncia di un ristoratore barese costretto a pagare interessi annui compresi tra il 120 e il 240%: a fronte del primo prestito di 62mila euro, il patto con i criminali prevedeva ne restituisse 165mila. L'imprenditore è oggi sottoposto a regime di protezione previsto per i testimoni di giustizia dopo essere stato costretto a cedere a presunti esponenti del clan Parisi un esercizio commerciale e due auto.
Nel gruppo criminale (che ha subito 24 arresti mentre altre due persone sono ricercate) emerge il ruolo di due donne, una aveva il compito di 'finanziatricè, l’altra di cassiera del clan. Astuto il metodo utilizzato per coinvolgere i giocatori d’azzardo, che venivano adescati nei circoli privati con promesse di grandi vincite nei casinò d’Oltreadriatico. Venivano proposti loro pacchetti viaggio 'all inclusivè verso Slovenia, Croazia, San Pietroburgo e Cipro: vitto e soggiorno gratuiti in esclusivi alberghi con il solo impegno di comprare al casinò fiches per 5mila euro.
Determinante per il buon esito delle indagini è stata la collaborazione di imprenditori e commercianti baresi che hanno fornito agli investigatori elementi utili per individuare i componenti dell’organizzazione.
UN NUOVO MODELLO CRIMINALE: LE VITTIME PRESENTAVANO ALTRI POTENZIALI «CLIENTI»
«E' la prima volta che viene smantellato un modello organizzativo criminale nel quale le vittime in difficoltà venivano aiutate dagli usurai con rateazioni di pagamenti a patto che portassero altre vittime». E' il commento del procuratore di Bari, Antonio Laudati, a margine della conferenza stampa sui 24 arresti (altre due persone sono ricercate) eseguiti dai finanzieri del Gico per associazione per delinquere finalizzata all’usura, estorsione, riciclaggio ed esercizio abusivo del credito.
Al vertice dell’organizzazione, secondo le indagini del pm della Dda di Bari, Elisabetta Pugliese, c'erano Vito e Radames Parisi, padre e figlio di 47 e 26 anni, cugino e nipote del boss di Japigia Savinuccio Parisi, ritenuti i capi carismatici, il 40/enne Antonio Fiorentino, sua moglie Francesca Rosa Di Bari, 46 anni, considerata la cassiera dell’organizzazione, Francesco Devito, 42enne residente a Modugno e l’altra donna coinvolta nell’operazione, la 47/enne Pasqualina Antonietta Consiglio Modugno, di origini francesi, ritenuta la finanziatrice del gruppo criminale.
LE INTERCETTAZIONI
Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno consentito di ricostruire le modalità con cui i presunti usurai intimidivano le vittime. Frasi come «ti taglio la testa se non mi dai i soldi», «o mi porti i soldi stasera o ti taglio a pezzettini», «se non mi paghi ti sparo». In un’occasione una delle vittime ha detto al suo usuraio: «Questo mese non vi posso pagare, se vuoi ammazzami pure»; e il suo interlocutore, Vito Parisi, avrebbe risposto: «Non ho bisogno di uccidere te, se lo devo fare, uccido o tua moglie o uno dei tuoi figli». I clienti giocatori d’azzardo venivano reclutati in una sala giochi della zona Cecilia di Modugno.
Tra i beni sequestrati 23 tra appartamenti e ville del valore complessivo di 8,3 milioni di euro, 65 tra automezzi e motocicli del valore di 700mila euro e 18 tra società e ditte individuali, tutte tra Bari e Modugno, del valore di 6 milioni di euro. Durante l’operazione i militari del Gico hanno sequestrato ulteriori auto, anche di grossa cilindrata, nelle disponibilità degli arrestati, gioielli, quadri e anfore antiche.
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