domenica 31 ottobre 2010

METODO “DON MATTEO”

“Don Matteo”, protagonista della fiction messa in onda dalla rete

pubblica, rispecchia quella voglia di semplicità che in fondo ognuno di noi
ha, ma forse non è così.

Il problema legato al nostro sistema di indagine è cosa difficile da
affrontare e analizzare, per diversi motivi, tra essi rientrano tutte quelle caratteristiche insite di complessità e di trasversalità, che va contro al fenomeno della parcellizzazione di discipline, quale può essere la vastità del campo criminologico sia sotto il profilo criminale, nella fattispecie che si vuole trattare investigativa delle Forze dell'Ordine, sia sotto il profilo di tensione epistemologica intesa come dinamicità del crimine a sfondo multidisciplinare.

Il ventunesimo secolo ancora non ha compreso tale inadeguatezza
investigativa, troppo oscurantista perciò debole e lacunosa perché
inquisitoria, più diretta verso la ricerca della conferma delle ipotesi
peccando in tal senso di rigore scientifico. Opportuno sarebbe attribuire
maggiore importanza all'aspetto metodologico, alle competenze tecniche
e alla messa in risalto di capacità analitiche, in virtù di quella cosa
chiamata ignoranza socratica.

Esiste un intreccio fortemente percepibile, fra il livello di criminalità e di
funzionalità delle istituzioni richiamando ad una responsabilità sia
individuale sia istituzionale, la quale attraverso una doppia strategia di
intervento, dovrebbe avere il dovere, passato attraverso il potere, non
solo di punire ma, in primis, prevenire e indebolire scoraggiando, i fatti
delittuosi.

Ritornando a Don Matteo e la sua abilità nel risolvere i casi simpatici
disegnati e interpretati attraverso la lunga serie televisiva, quella sua
dote celestiale di talento percettivo-intuitivo insegna, anzi, più che
insegnare direi che fa emergere quel fondamentale approccio
criminologico-investigativo da avviare e mantenere nel percorso delle
indagini sopprimendo in tal modo quel consapevole determinismo
d'impronta ottocentesca del metodo inquisitorio.

Monica Vaccari

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