sabato 9 ottobre 2010

Uccisi quattro alpini a Farah

Afghanistan, strage di italiani

Sono rimasti vittime di un'imboscata mentre tornavano da una missione

Quattro militari italiani hanno perso la vita e uno è rimasto gravemente ferito in un attentato in Afghanistan. È quanto riferisce il Maggiore Mario Renna Portavoce del Comandante del Regional Command West di ISAF in una nota in cui si ricostruisce tutta la vicenda. I caduti - tutti artiglieri da montagna del 3° reggimento della brigata Julia arrivati solamente da qualche giorno sul teatro di guerra - sarebbero rimasti vittime di una imboscata al ritorno da una missione, mentre percorrevano la valle del Gulistan, a circa 200 km a est di Farah, al confine con l’Helmand.

Le vittime sono il caporalmaggiore Gianmarco Manca, 32 anni, di Alghero (Sassari), il caporalmaggiore Marco Pedone, 23 anni di Gagliano del Capo (Lecce), Michele Miccoli, 28 anni, nato ad Aradeo (Lecce) e residente a Belluno e Sebastiano Ville, originario di Francofonte, paese del Siracusano. Il quinto militare rimasto coinvolto nello scoppio versa in gravissime condizioni a causa dei numerosi traumi di vario genere riportati, ma è cosciente ed è subito stato trasportato nell'ospedale militare di Delaram.

Il veicolo su cui viaggiavano i cinque faceva parte del dispositivo di scorta a un convoglio di 70 camion civili che rientravano verso ovest dopo aver trasportato materiali per l’allestimento della base operativa avanzata di Gulistan, denominata «Ice». In conferenza stampa il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha rivelato che la colonna aveva già subito un attacco con armi leggere nella giornata di ieri, durante cui era però stato colpito un mezzo statunitense.


Dalle prime ricostruzioni, l'esplosione di un rudimentale ma potentissimo «Ied», un ordigno esplosivo improvvisato, ha investito il «blindato Lince» che questa volta - a differenza di molte altre - non ha retto all’urto. La deflagrazione - avvenuta alle 9.45 ora locale (le 6.15 in Italia) - è stata anche seguita da uno scontro diretto con armi da fuoco tra gli italiani e un gruppo di talebani usciti allo scoperto, successivamente messi in fuga dal contingente che ha risposto all'attacco.

Il cordoglio dei vertici dello Stato

L'accaduto ha scosso tutto il mondo politico, a cominciare dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che, appresa con profonda commozione la notizia, è stato il primo a rendersi interprete del cordoglio del Paese, esprimendo i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei famigliari dei caduti. IL premier Silvio Berlusconi ha invece rivolto un pensiero particolare al militare rimasto ferito nell'agguato. «Siamo vicini alle loro famiglie come lo sono, ne sono sicuro, tutti gli italiani - ha dichiarato - Siamo grati a tutti i soldati italiani che, nelle diverse missioni in tante parti del mondo, consentono al nostro paese di mantenere i suoi impegni internazionali a favore della pace e contro ogni forma di terrorismo».

Bersani: «Riflettere sulla strategia con gli alleati»

Arrivando a Malpensa Fiere, il comune di Busto Arsizio in provincia di Varese, per la giornata conclusiva dell’assemblea nazionale del Partito democratico, anche Pierluigi Bersani ha espresso la sua vicinanza alle famiglie delle vittime. Per il segretario «è ora che l’Italia chieda una vera puntualizzazione della strategia. Bisogna vedere quali sono le prospettive reali in una situazione del genere, una situazione sul campo molto difficile e dalle prospettive incerte - ha affermato con una punta polemica - Bisogna riflettere assieme con gli alleati su cosa voglia dire questa famosa nuova fase, essendo chiaro che non si può agire fuori dal contesto delle alleanze».

Frattini: «Accelerare la fase di transizione»

«L’attentato contro i militari italiani è un altro esempio dell’ altissimo costo umano che siamo costretti a pagare per una missione fondamentale per la nostra sicurezza nazionale - ha sottolineato il ministro degli Esteri Franco Frattini - I terroristi che minacciano l’Europa vengono purtroppo da quelle aree di crisi e instabilità come l’Afghanistan ed è nostro dovere respingerli per non dare loro la possibilità di avvicinarsi alle nostre case e alle nostre famiglie».

Il titolare della Farnesina ha aggiunto che «siamo assolutamente impegnati affinchè a partire dal prossimo Vertice della Nato a Lisbona, a novembre, si possa definire la nuova fase di transizione della strategia internazionale in Afghanistan e venga accelerata, provincia per provincia, l’assunzione delle responsabilità di sicurezza e controllo del territorio da parte dalle forze afgane alla cui formazione l’Italia ha dato un contributo eccezionale ed unanimente riconosciuto e di cui siamo fieri».

In quell’occasione, ha concluso il ministro, «avrò direttamente l’occasione di fare il punto sulla strategia internazionale in Afghanistan alla riunione dei rappresentanti speciali dei ministri degli Esteri per l’Afghanistan ed il Pakistan che si svolgerà a Roma il 18 ottobre e alla quale parteciperanno anche il Ministro degli esteri afghano Zalmai Rassoul e le più alte cariche internazionali impegnate in Afghanistan, tra le quali il comandante delle operazioni militari, generale David Petraeus ed il rappresentante generale delle Nazioni Unite Staffan De Mistura».

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