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venerdì 2 settembre 2011
Seimila euro per anzian gli sprechi dell’ex Onpi
BARI - Sulla carta il suo destino era di essere svuotata e ristrutturata. Dal 1999. E invece da quarant’anni la casa di riposo comunale ex Onpi è ancora lì. E chissà se i 19 vecchietti rimasti nel palazzone ormai semidiroccato di corso Alcide de Gasperi si sono resi conto di essere al Grand Hotel, visto che per mantenere ciascuno di loro il Comune spende ogni mese 6.000 euro.
È il classico caso di situazione temporanea che sembra essere diventata definitiva. La gestione «temporanea» della struttura si trascina ormai da marzo del 2009, e costa un milione e mezzo di euro l’anno. Soldi che servono a pagare gli stipendi a un esercito di 48 persone tra ausiliari, cuochi, aiuto cuochi, infermieri professionali, portieri, giardinieri e addetti alla vigilanza della cooperativa sociale Sirio, che ogni mese incassa dal Comune una fatturina da 125mila euro. Senza contare gli stipendi dei due impiegati (che si occupano «delle pratiche amministrative») e dell’assistente sociale distaccati dal Comune presso la struttura.
Il paradosso è che l’ex Onpi non accetta nuovi ospiti, e quelli che ci sono vanno ad esaurimento: il naturale scorrere del tempo fa sì che mese dopo mese, anno dopo anno, nelle 52 camere distribuite su tre piani ci sia sempre meno gente. Ma le casse pubbliche continuano a tenere aperta la casa di riposo - ed a pagare gli stipendi - esattamente come se la struttura funzionasse a pieno regime, cioè con tutti i 78 posti occupati. Ma questo non è possibile, perché due terzi abbondanti dell’immobile sono fuori norma e quindi inutilizzabili: manca persino il certificato di prevenzione incendi. E in 13 anni non si è riusciti a far partire i lavori, prima perché mancavano i soldi, poi perché nelle ipotesi iniziali l’apertura del cantiere avrebbe comportato il trasferimento dei pazienti in altre strutture: ed a mettersi di traverso sono stati i parenti e sindacati, che temevano di vedere cancellati i posti di lavoro.
Un paradosso all’italiana, che si trasforma in un clamoroso spreco di denaro pubblico. Non solo perché con 6.000 euro al mese ciascuno dei vecchietti potrebbe farsi ospitare nel miglior albergo della città, con sauna e centro benessere e magari qualche extra. Ma anche perché lo spreco, che già continua da 29 mesi, andrà avanti così per molto altro tempo.
L’ultima proroga dell’affidamento alla cooperativa Sirio (che di dipendenti, in realtà, ne dichiara 64) risale a giugno e scadrà a settembre: due mesi prima, il Comune ha riconosciuto l’adeguamento del canone pagando pure 53mila euro di arretrati. I tanto attesi lavori di ristrutturazione, a quanto pare, dovrebbero cominciare a breve: l’appalto da 5,5 milioni è scaduto ad aprile, ma è ancora fermo all’aggiudicazione provvisoria perché il primo classificato ha offerto un ribasso del 50% e sono necessarie alcune verifiche. L’altroieri, però, il Comune ha pubblicato il terzo bando per tentare di affidare in gestione la casa di riposo, a un canone di 1.300.000 euro l’anno per due anni. Ospiti dichiarati della struttura: 19. Addetti in servizio: 48, più i tre dipendenti comunali. Un esercito di persone.
«È un annoso problema - allarga le braccia l’assessore comunale al Welfare, Ludovico Abbaticchio - che stiamo cercando di risolvere da anni. Ma nel 2008, quando abbiamo tentato di trasferire altrove gli ospiti, si è sollevata una vera e propria rivolta. Sono arrivati a fare baccano anche in Consiglio Comunale». Alla fine, per quanto è dato di capire dai documenti, l’ipotesi iniziale di trasferire i degenti all’Opera Pia di Venere (che si trova a 500 metri scarsi di distanza, mica in Africa) è stata accantonata, e dunque si è deciso di far eseguire i lavori di ristrutturazione «in lotti, al fine di evitare lo spostamento degli anziani».
Già. Ma viene da chiedersi cosa faranno mai, tutto il santo giorno, le 51 persone demandate a sorvegliare i 19 vecchietti. Chi frequenta la casa di riposo assicura che il personale di certo non si spezza la schiena. «I dipendenti della cooperativa - risponde Vincenzo Testini, sindacalista dell’Ugl - oggi si occupano anche di curare il giardino, mansione che prima veniva svolta dalla Multiservizi. E l’accordo con il Comune prevede che, una volta avviati i lavori, parte dei dipendenti verrà messa in cassa integrazione. Ci hanno assicurato che il cantiere partirà dal 1° ottobre».
Il problema vero è che siamo di fronte a una triplicazione dei servizi, e dunque delle spese. A Bari sono attive già due Asp (Aziende di servizi alla persona), il Vittorio Emanuele (proprietà del Comune) e l’Opera pia Di Venere. Il Comune, cui la Regione ha trasferito la proprietà dell’ex Onpi, si trova oggi a doverla gestire senza avere alcun obbligo in tal senso: un «affare» tanto conveniente che i due precedenti bandi per affidarne la gestione sono andati deserti. «Siamo da tempo impegnati - racconta il city manager Vito Leccese - nel tentativo di razionalizzare le spese, tenendo conto che questo compito ormai non rientra più tra i servizi istituzionali del Comune. Ma siamo stretti tra la necessità di continuare a garantire l’assistenza e quella di salvaguardare i livelli occupazionale, in conformità all’indirizzo espresso dal consiglio comunale nel 2008. Ci auguriamo che il percorso tracciato con la Regione possa concludersi nel più breve tempo possibile». Nel frattempo, i 19 vecchietti continueranno a costare uno sproposito.
Massimiliano Scagliarini
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