venerdì 2 settembre 2011

L'inchiesta della Gazzetta Camorristi e killer calabresi preferiscono la Basilicata



POTENZA - C’è chi, come Lorenzo Forastefano, ritenuto uno dei capi dell’omonima famiglia mafiosa cosentina, nel 2009 si è affidato alle cure dell’ospedale oncologico di Rionero, e chi, come Aldo Tripodi, indicato dagli investigatori come un pericolosissimo killer della cosca reggina dei Serraino, ha chiesto protezione e un posto letto ai suoi «compari» pignolesi. Gaetano Stazzone da Enna, rapinatore, ha preferito un agriturismo di Venosa. Sono tanti gli esponenti di spicco di ’ndrangheta, camorra e Sacra corona unita che hanno scelto la Basilicata per la loro latitanza. Altri hanno solo cercato di sfuggire a semplici mandati di cattura e con la mafia non hanno a che fare. Spesso li aiuta qualcuno. Ma chi?

Val d’agri - I pentiti di camorra hanno raccontato che Armando Del Core, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giancarlo Siani, per sfuggire a un mandato di cattura della Procura antimafia di Napoli, tra il 1999 e il 2000, si appoggiò a Villa d’Agri per qualche settimana. Qualche anno prima aveva scelto lo stesso paese un altro esponente del clan Nuvoletta: Luigi Baccante. Il loro passaggio in Basilicata, però, è testimoniato solo dal racconto dei collaboratori di giustizia.

Vulture - Nel 1980 scelse i monti del Vulture don Raffaele Cutolo. Era in compagnia di due guardaspalle fidatissimi: Antonio Schirato e Remo Scoppetta. Tutti e tre erano latitanti. Giovanni Silvano, ritenuto vicino ai clan camorristici della zona di Pollena Trocchia (Napoli), aveva scelto Melfi. I carabinieri l’hanno arrestato nel 2001, dopo quattro mesi di latitanza. A Lavello, invece, aveva trovato riparo Milain Etemi, latitante macedone. Secondo la Procura di Roma offriva supporto logistico nel trasporto di eroina da Roma ad Africo Nuovo, in Calabria. Agenti della polizia di Stato nel 1998 hanno messo fine alla sua latitanza. Gaetano Stazzone di Nicosia, provincia di Enna, inseguito da mandati di cattura per rapine viene arrestato nel 2002 a Venosa. Alloggiava in un agriturismo. Donatello Telesca, invece, ricercato dalla Procura di Torino, era tornato a casa sua a Melfi, credendo che nessuno sarebbe andato mai a bussare alla sua porta. L’hanno arrestato nel 2007, dopo due mesi di latitanza.

Potenza - Aldo Tripodi del clan Serraino passeggiava tranquillo tra Potenza e Pignola in compagnia di Saverio Riviezzi. La sua latitanza è durata dal 1997 al 1999. Per gli investigatori in Basilicata aveva messo a segno alcune rapine. In calabria, però, era considerato un killer. Bruno Polimeni, invece, era un «superlatitante». Nato a Cerasi, in provincia di Reggio Calabria, frequentava il boss potentino Renato Martorano, indicato dagli investigatori come il massimo esponente della ’ndrangheta in Basilicata. A Potenza lo ricordano passeggiare indisturbato in via Pretoria. Ha passato la sua latitanza tra Potenza e l’Aspromonte.

Materano - I fratelli Gianfranco e Riccardo Modeo nel 1990 vengono arrestati nel loro bunker, una masseria fortificata a Montescaglioso. Nicolò Lobreglio, latitante da sei mesi, viene arrestato a Rotondella la sera di San Silvestro, festeggiava con i suoi genitori. Il mandato di cattura è della Procura di Piacenza. Anche Rocco Scarfone di Rosarno ha passato la sua breve latitanza a Rotondella, zona Trisaia. Era indagato anche per omicidio.

Fabio Amendolara

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