domenica 11 settembre 2011

Truffatore di vedove l’uomo carbonizzato nel villino a Bari


BARI - La fine tragica e balorda di un sedicente attempato «gigolò» siciliano, incapace di allontanarsi insieme all’amante di una notte dalla sua alcova trasformatasi in una specie di rogo infernale. Oppure la spietata esecuzione di un sicario che dopo aver sorpreso nella sua dimessa garçonnière il presunto seduttore di vedove, indagato per aver turlupinato signore avanti negli anni allo scopo di mettere le mani sulle loro eredità, ha deciso di vendicare una delle ultime e inconsolabili vittime del cacciatore di doti? Infine, un’ultimo scenario, il meno accreditato, secondo il quale nella notte di domenica 4 settembre, il fascinoso truffatore che da tempo viveva di espedienti e la donna che era con lui, abbiano deciso insieme di togliersi la vita. Tre ipotesi per un mistero.

Come è morto il finto gentiluomo francese François Cris Cacciaguerra, 63 anni (solo lo scorso anno ne dichiarava alle signore corteggiate appena 54), giramondo e truffatore di professione?

Con il suo «savoir faire» da rubacuori di vecchio stampo, prima di venire arrestato dagli investigatori della Squadra Mobile, era riuscito ad accalappiare due signore baresi, la prima di 60 anni, la seconda di 70, che di proprio pugno avevano scritto la promessa di matrimonio: «Dichiaro sotto la mia responsabilità di volermi coniugare in matrimonio con il signor François Cris Cacciaguerra di anni 56, presso la prefettura di Nizza, Francia». Franco Cacciaguerra, questo il suo vero nome, nato a Niscemi in provincia di Caltanisetta chiedeva alle sue vittime una partecipazione alle spese per le nozze ma in cambio prometteva affetto e un tenore di vita tranquillo: «Con il matrimonio erediterò un bel gruzzolo, 250milioni di euro. Alla mia consorte ne donerò in dote 50».

Grazie a questi argomenti, dopo aver conquistato il cuore (e il portafogli) delle prime due promesse spose aveva tentato di impalmarne una terza, una settantaduenne di Bari. A far incontrare i due era stata una amica della donna, una settantenne titolare di una pizzeria che il finto galantuomo aveva contattato promettendole in dono una villa a Torre a Mare se tutto fosse andato per il meglio. Bugie troppo grosse. Le due amiche, convocate per un tè con pasticcini in via Sparano, lo avevano denunciato, facendolo arrestare. Il villino di Torre a Mare è quello dove l’uomo, giovedì scorso è stato trovato cadavere.

Sarà l’autopsia, prevista per domani lunedì, a chiarire le cause della morte di monsieur Cacciaguerra e della donna che è morta con lui, probabilmente una cittadina straniera tra i 40 ed i 50 anni, forse la sua compagna, una signora di nazionalità austriaca. I corpi carbonizzati sono stati trovati riversi sotto la finestra della camera da letto in un villino nella disponibilità di Cacciaguerra, in via Lamberti, 9 a Japigia. Erano seminudi. Gli investigatori stanno cercando di arrivare all’identificazione della donna, attraverso le impronte digitali e gli indumenti che aveva addosso. Nella stanza è stata trovata una crta di identità intestata ad una donna romena in realtà inesistente.

Gli investigatori ritengono che si tratti di una straniera perchè non ci sono state segnalazioni o denuncie di donne scomparse a Bari e nei dintorni. Per l’identificazione del cadavere maschile non ci sono più dubbi.

La polizia è intervenuta a casa nella disponibilità dell’uomo, assieme ai vigili del fuoco, su richiesta della sorella di Cacciaguerra allarmata dal fatto che non aveva più notizie del fratello dal pomeriggio di domenica, quando lo aveva sentito telefonicamente.

Secondo i primi rilievi, la morte di entrambi sarebbe collocabile tra domenica sera e martedì. Cacciaguerra viveva di espedienti e si era trasferito in quella villa già da diverso tempo. Niente riscaldamento, niente corrente elettrica, niente acqua. Domenica sera la coppia avrebbe illuminato la stanza da letto con candele o con lumi a gas che potrebbero aver prodotto l’origine delle fiamme. Un incendio che si è fermato in camera da letto: le finestre chiuse hanno consumato l’ossigeno evitando che le fiamme si propagassero. Fiamme che comunque hanno annerito gli ambienti del resto dell’immobile.

Solo l’autopsia potrà quindi chiarire le cause della morte di entrambi. Chiarirà ad esempio l’origine di alcune «discontinuità», individuate dal medico legale, dopo la prima ispezione, sui corpi delle vittime: bolle e ferite. In particolare le ferite inducono a non escludere ad una aggressione armata. Sarebbero comunque «compatibili» con i frammenti di vetro delle finestre, esplose a causa del fuoco oppure mandate in frantumi dall’uomo e dalla donna, forse sorpresi nel sonno dal fuoco, nel disperato tentativo di uscire da quelle aperture nel muro (chiuse però da inferriate) oppure di far entrare aria fresca nella stanza, resa una fornace dal fuoco e dal fumo.

Se la morte è sopraggiunta prima che la stanza venisse avvolta dalle fiamme (e qui prenderebbe corpo l’ipotsi dell’omicidio o dell’omicidio-suicidio) nei polmoni non ci saranno residui di fumo. L’esame autoptico sul cadavere dell’uomo verrà eseguito lunedì mattina, mentre per la donna si attenderà qualche altro giorno nella speranza di arrivare all’identificazione. E di certo gli investigatori non escludono alcuna ipotesi.

Ai rilievi degli agenti delle Volanti della Polizia, della Squadra Mobile e dei Vigili del fuoco, eseguiti giovedi sera si sono aggiunti i risultati di una ulteriore ispezione eseguita nella giornata di ieri, sabato.
 
 
Luca Natile

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