martedì 6 settembre 2011

Gianpi: da Berlusconi portai anche mogli di notai e avvocati baresi



BARI - La data non è ancora fissata, ma il luogo sarà Palazzo Chigi. Per essere ascoltato dai pm di Napoli sul presunto ricatto subito, Silvio Berlusconi si avvarrà della prerogativa concessa dal codice al presidente del Consiglio ed alle altre alte cariche dello Stato che hanno la facoltà di stabilire essi stessi la sede dove incontrare i magistrati. È quanto fanno sapere i difensori del premier, i quali tuttavia non saranno presenti all’audizione. I pm napoletani chideranno conto al premier della presunta estorsione ai suoi danni che sarebbe stata consumata da Gianpaolo Tarantini, da sua moglie Angela De Venuto (arrestati nei giorni scorsi) e dall’editore/giornalista Valter Lavitola (tuttora latitante). A quanto si è appreso i legali di Berlusconi potrebbero indicare oggi ai pm la data e il luogo concordati con il premier tenendo conto dei suoi impegni istituzionali. Intanto l’inchiesta va avanti. I pm Curcio, Piscitelli e Woodcock potrebbero interrogare nuovamente nei prossimi giorni Tarantini i cui legali hanno annunciato un’istanza di scarcerazione al Riesame.


Chiusa l’inchiesta sulle escort - Intanto a Bari si va verso la notifica di chiusura indagini per l’inchiesta sulle escort portate da Tarantini nelle residenze di Silvio Berlusconi. Sarebbero una dozzina, stando a indiscrezioni, le persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione oltre al già noto reato di favoreggiamento della prostituzione. Ieri il procuratore aggiunto di Bari, Anna Maria Tosto ha incontrato i sostituti Ciro Angelillis ed Eugenia Pontassuglia per fare il punto sull'inchiesta, in una Procura vietata ai giornalisti. I cronisti infatti non hanno avuto accesso al quarto piano del palazzo di via Nazariantz in cui si trova l’ufficio del procuratore capo, Antonio Laudati, che peraltro non era in sede. La chiusura delle indagini è attesa tuttavia non prima di dieci giorni. Secondo la procura, che sta lavorando su un dossier composto da migliaia di pagine, Tarantini insieme ad altri imprenditori pugliesi avrebbero utilizzato il metodo delle donne come vero e proprio sistema di tangenti per ottenere da Berlusconi e da altri esponenti politici una serie di favori. Da qui l’ipotesi di contestare al gruppo anche il reato di associazione per delinquere. «Quando quelle carte saranno note - avrebbe dichiarato Gianpi Tarantini ai magistrati di Napoli che lo hanno interrogato - Bari crollerà». Tarantini avrebbe riferito di «non aver portato a Palazzo Grazioli solo escort ma anche mogli di avvocati e di notai».

«Berlusconi viola le norme anti riciclaggio» - Né si placano le polemiche politiche. Il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda si domanda: « In uno stato di diritto un presidente ricattabile e ricattato può restare in carica? Già a febbraio, in occasione del caso Ruby, quando è emerso che il presidente Berlusconi aveva erogato ingenti somme di denaro a personaggi imputati in inchieste penali che lo riguardano, ho sollevato il problema della violazione da parte sua delle norme anti-riciclaggio». In effetti anche la procura di Napoli sta verificando se quesi consistenti pagamenti in contanti fatti a Tarantini pari a circa 20.000 euro al mese (mentre la legge vieta versamenti cash superiori a 5.000 euro) e il trasferimento su un conto in Uruguay di altri 500.000 euro non configurino l’estenza di fondi neri.

Le intercettazioni - «Con questa storia delle troie che sta arrivando succederà un altro putiferio sul giornale». Così Nicla Devenuto, moglie di Tarantini, in una telefonata del 4 luglio scorso a Valter Lavitola esprime il proprio timore di nuovi sviluppi nella inchiesta di Bari sulle escort. La conversazione fa parte di una informativa della Digos di Napoli nell’ambito delle indagini sul presunto ricatto al premier. In un’altra conversazione intercettata tra Tarantini e Lavitola, quest’ultimo ammette di aver «accesso diretto» a informazioni riservate. Un’accusa, quella di aver raccolto informazioni su indagini in corso, che tra l’altro, è contestata a Lavitola nell’ambito dell’inchiesta sulla P4. L'intercettazione risale al 3 luglio scorso e il direttore dell’Avanti parla con l’imprenditore della vicenda P4 e in particolare di Luigi Bisignani. «Eh, dico, mi sono messo là a guardarmi tutti i cazzi. Tu non hai capito che io ho accesso diretto a 'ste cose, o no? Io perché non posso insistere? Perché se no sembra che mi approfitto certe volte».

Ma Lavitola ha più di qualche timore. Sa che potrebbero arrestarlo. Sa che l’inchiesta è molto insidiosa. «Questa cosa rischia di diventare come Tangentopoli», dice al telefono a Tarantini a proposito dell’inchiesta sulla cosiddetta P4 - nella quale lui stesso è indagato. La conversazione è stata intercettata dalla Digos il 6 luglio scorso. All’inizio il direttore dell’Avanti spiega a Gianpi che tornerà a fine luglio perché vuole vedere prima «come si mettono le cose a Napoli» e teme che «questi gli possono tirare un brutto scherzo». In particolare Lavitola sta cercando di capire se «gli stronzi di Napoli» lo vogliono arrestare o meno.

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