Sono accusati di aver favorito la latitanza del presunto killer della cosca Cordì
26/11/2010 Tre persone sono state arrestate dalla polizia per aver favorito la latitanza di Pietro Criaco, presunto killer della cosca Cordì, catturato ad Africo della stessa polizia il 28 dicembre 2008.
Il provvedimento restrittivo del Gip del tribunale di Reggio Calabria, Adriana Trapani, è stato eseguito dalla Squadra Mobile della questura di Reggio Calabria e dagli agenti dei commissariati di Siderno e Bovalino a carico di Antonio Iulis, 39 anni, di Africo; di Giuseppe Romeo (34) alias «u boviciano» di Bianco; e di Valerio Farcomeni (46) di Bianco.
L’attività investigativa che ha portato all’arresto nel 2008 del latitante Pietro Criaco è stata condotta per due anni, durante i quali attraverso una serie di accertamenti, anche con l’ausilio di supporti informatici e audiovisivi, documentando così il favoreggiamento da parte di diversi soggetti. Nell’occasione della cattura di Criaco erano stati tratti in arresto Giovanni, Pietro e Salvatore Mollica i quali avrebbero, secondo gli investigatori, aiutato il latitante nei mesi precedenti la cattura.
«Dalle indagini, però, erano anche emersi i nomi di coloro che avevano svolto l’attività di favoreggiatori nella prima fase delle investigazioni, accompagnandolo in diversi covi individuati tra i comuni di Bianco e Locri, utilizzando per ogni movimento un’autovettura di staffetta che controllava il tragitto prima e durante gli spostamenti del latitante».
Gli odierni indagati, nel corso di questo cambio di location utilizzavano radio ricetrasmittenti, sia per non essere segnalati sia per comunicare l’eventuale presenza di posti di blocco della forze di polizia. La polizia evidenzia che il 14 settembre scorso, perquisendo un appartamento, in contrada Petrilli a Bianco, nella disponibilità di Giuseppe Romeo all’interno di una cabina armadio (adiacente la camera da letto di Nadia Romeo, moglie di Pietro Criaco) hanno scoperto un bunker, ricavato sotto il pavimento, al quale si accedeva proprio dall’armadio.
Il 21 ottobre successivo, nel corso di una perquisizione nell’abitazione del padre di Giuseppe Romeo, dove l’intero nucleo familiare abitava prima del trasferimento di località Petrilli, è stato scoperto un altro bunker dal quale si accedeva dalla cucina. La polizia rende altresì noto che gli arrestati, nel settembre del 2006, erano stati filmati mentre effettuavano una «bonifica» nell’azienda zootecnica di Valerio Farcomeni. Le indagini della polizia sono state coordinate dalla DDA di Reggio Calabria con il procuratore aggiunto Nicola Gratteri.
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