venerdì 19 novembre 2010

Sicilia, Lombardo si difende: "Mai preso soldi dalla mafia"

Il governatore: sull'inchiesta fuga di notizie di matrice politica


PALERMO

"Non ho mai preso soldi dalla mafia per finanziare una campagna elettorale. La mafia i soldi li prende, non li dà". Il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, ha convocato una conferenza stampa a palazzo d'Orleans, sede della Regione, per spiegare alcuni passaggi dell'inchiesta di Catania su mafia e politica, in cui è coinvolto.


"Qualche mano di troppo l'ho stretta, gli incontri che ho avuto con alcune delle persone i cui nomi sono nell'inchiesta di Catania sono stati casuali e non voluti. Comunque tutti gli incontri che ho fatto sono stati di natura politica. Rosario Di Dio era sindaco di Castel di Judica e Raffaele Bevilacqua era consigliere provinciale della Dc".

Lombardo in conferenza ha detto comunque di "non essere mai stato a casa di Rosario Di Dio", il boss catanese a cui, secondo notizie di stampa, avrebbe chiesto appoggio elettorale andandolo a trovare a casa una notte. Di Dio era un consigliere comunale e assessore, e per un breve periodo sindaco del Comune di Castel di Iudica (Ct) a cavallo tra il '91 e il '92. Lo incontrai in quanto assessore agli Enti locali e come altri sindaci veniva a sollecitare misure per lo sblocco di concorsi fermi da 5-6 anni. Non ho idea di dove abiti. Poi le elezioni erano l'indomani: come faceva ad aiutarmi in una sola notte?".

Riferendosi poi al boss Vincenzo Aiello, rappresentante provinciale di Cosa Nostra a Catania, e a presunti finanziamenti elettorali che gli sarebbero stati versati - secondo quanto sostiene il capomafia in un'intercettazione - con i proventi di un'estorsione per un centro commerciale in costruzione, Lombardo ha sostenuto di non conoscerlo: "Non ho idea di chi sia, non ho chiesto né un voto, né un euro".

Dopo la fuga di notizie relativa all'inchiesta antimafia 'Iblis' della Dda di Catania, secondo Lombardo "si vuole fare cadere il governo regionale, si vuole punire il Mpa, che non è alleato con il premier. Si vuole fare prevalere la parte politica a me avversa. Nei miei confronti c'è stato un attacco mediatico indecente. Il direttore del Tg1 Minzolini in dodici giorni mi ha riservato cinque aperture di telegiornale; Panorama mi ha dedicato tre articoli, tanti ne ha scritti 'La Repubblica'".

"La Procura di Catania a proposito di questa vicenda si è espressa più volte, con documenti che sono nella disponibilità di tutti. Lo ha fatto il 29 marzo scorso allorché si lesse di questa indagine, con una nota in cui si ha affermato che 'la propalazione di queste notizie ha quasi sempre una matrice politica, pubblicazione determinata da interesse e contrapposizioni di natura politica'. Quando si parlò del mio possibile arresto sulla stampa la Procura mi comunicò che non c'erano iniziative in tal senso né per me né per mio fratello e diramò un comunicato nel quale scrive che 'ogni riferimento riguardante il presidente è stato vagliato con attenzione e non riteniamo idonea nessuna iniziativa processuale nei confronti del medesimo'".

A un giornalista che gli ha chiesto delle sue eventuali dimissioni nel caso di un rinvio a giudizio collegato all'inchiesta Iblis, Lombardo ha risposto: "Non mi sono posto il problema, questa cosa non sta né in cielo né in terra". Lombardo ha anche ricordato che il suo predecessore, Salvatore Cuffaro, si dimise in seguito a una condanna in primo grado e mentre era in corso un dibattito sulla sua decadenza.

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