lunedì 29 novembre 2010

Lo Bello: Catania capitale della mafia imprenditrice

Il grido d’allarme del presidente di Confindustria Sicilia: qui i boss non sparano più, hanno monopolizzato una fetta di settori come i trasporti, il calcestruzzo, il movimento terra e alcuni servizi alle imprese


ROMA. "Oggi la capitale della mafia imprenditrice non è Palermo ma a Catania". A lanciare il grido d'allarme dalle colonne del Corriere della Sera è il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello.

Secondo l'imprenditore è a Catania che si sarebbe "pienamente affermata una mafia che lascia alle cosche minori, spesso esterne a Cosa Nostra, i vecchi affari illeciti per dedicarsi ad attività apparentemente pulite" e dove "i mafiosi di rango e consolidata tradizione non sparano più e non chiedono nemmeno il 'pizzo' ma sono imprenditori che hanno monopolizzato una fetta di settori come i trasporti, il calcestruzzo, il movimento terra e alcuni servizi alle imprese".

"La prima conseguenza di una mafia con queste caratteristiche - spiega - è che chiunque venga in Sicilia spesso non può fare a meno di soggiacere al ricatto dei subappalti gestiti da imprese mafiose". "C'é un nemico interno al mondo imprenditoriale - prosegue - che quotidianamente distrugge i valori reali dell'impresa che sono il mercato, le regole, la trasparenza. Sono aziende mafiose o infiltrate dalla mafia che scelgono la via della collusione per avere un vantaggio su chi invece rispetta le regole". Si tratta, per l'imprenditore, di "un fenomeno insidioso perché non genera allarme sociale": questa, sottolinea, "é una mafia silenziosa che non spara ed anzi offre apparentemente occasioni di sviluppo. Ma è solo un'illusione, perché alla lunga distrugge ricchezza danneggiando l'economia sana".

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