"Mafia al Nord? Realtà evidente"
NAPOLI
«Abbiamo arrestato 28 latitanti di massima pericolosità su 30. Restano liberi Denaro e Zagaria, ma il cerchio si sta stringendo, così come è avvenuto per Iovine». Il giorno dopo l’arresto clamoroso del boss manager dei Casalesi Maroni è pronto a volare a Napoli per complimentarsi con gli uomini della mobile e i magistrati che hanno messo la parola fine alla latitanza della primula rossa della camorra. «Stamattina si è proceduto al sequestro in Calabria di beni, alla ’ndrangheta, per oltre 200 milioni di euro. Questa –così il ministro- è l’antimafia dei fatti e dei risultati, a cui mi onoro di appartenere. Le mani delle cosche sul Nord? E’ una realtà purtroppo evidente».
Il blitz
«Sono io, sono qui»: pronunciando queste parole il superlatitante Antonio Iovine, inserito nell’elenco dei 30 ricercati più pericolosi d’Italia, si è lasciato ammanettare nel primo pomeriggio di ieri dagli uomini della Squadra Mobile di Napoli. La primula rossa della camorra ed elemento di spicco dei Casalesi, è stato sorpreso in una villetta a Casal di Principe, nel Casertano, da sempre roccaforte del clan. Si era recato a casa di una famiglia di fiancheggiatori per pranzare, ma nonostante abbia tentato di scappare attraverso un terrazzo, è stato braccato e ammanettato.
Incastrato dalle intercettazioni
A catturarlo una trentina di poliziotti che, una volta, arrivati in Questura a Napoli, sono stati festeggiati dai colleghi. Un arresto, quello di Iovine, atteso da anni e che è stato reso possibile soprattutto grazie alle intercettazioni ambientali e telefoniche. Secondo gli investigatori, Iovine, non si è mai allontanato troppo dal territorio casertano proprio per poter controllare meglio la gestione degli affari illeciti. Un metodo meno costoso di una latitanza all’estero, ma favorita, con molta probabilità, anche dall’omertà e dalla paura dei suoi concittadini.
Il manager di Gomorra
“O ninno”, 46 anni, era latitante dal 6 dicembre del 1995 ed è destinatario di numerose misure cautelari. È stato condannato più volte per omicidio, associazione di stampo mafioso, estorsione, armi e altri reati aggravati dalla finalità e dal metodo mafioso. La sentenza del maxiprocesso Spartacus l’hanno condannato all’ergastolo. I magistrati della Dda napoletano l’hanno descritto come «un ingranaggio importante dell’organizzazione criminale» e la sua cattura rappresenta un duro colpo ai Casalesi che, adesso sono un clan «decapitato».
Iovine è stato descritto come la vera mente dell’organizzazione criminale, un manager che gestisce gli affari illeciti sia in Italia che all’estero riciclando proventi di usura, estorsioni e droga. All’appello della giustizia adesso manca Michele Zagaria, altro elemento di spicco del clan e anch’egli superlatitante.
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