sabato 20 novembre 2010

'Ndrangheta, preso il boss Nicola Acri Ai carabinieri che lo arrestano dice bravi

COSENZA (20 novembre) - Lo hanno seguito ininterrottamente per tre giorni e quando hanno visto che era il momento giusto, lo hanno bloccato. Così è finita, a Bologna, la latitanza di Nicola Acri, boss della 'ndrangheta di Rossano e, per gli investigatori, spietato killer.


Acri, ricercato dal 2007, quando si è visto piombare addosso i Ros dei carabinieri ha prima tentato la fuga, ma una volta immobilizzato e ammanettato li ha guardati chiedendogli: «Siete carabinieri? Complimenti, siete stati bravi. Sono Nicola Acri». Insieme a lui, gli investigatori hanno arrestato due fiancheggiatori, Antonio Carbone, 29 anni, di San Luca, e Franco Tedesco, 46 anni.

L'indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro che ha portato i Ros sulle tracce di Acri è durata due anni ed è stata condotta esclusivamente con intercettazioni, pedinamenti e verifica dei tabulati telefonici, senza alcuna collaborazione.

Acri, che si nascondeva in un bunker a Comacchio (Ferrara), nei giorni scorsi era stato ripreso, insieme alla moglie, dalle telecamere di un centro commerciale della provincia di Ravenna mentre faceva la spesa. Da allora, i Ros non gli hanno tolto gli occhi di dosso, letteralmente. Oggi, il boss è stato individuato mentre passeggiava con altri due uomini. Quando è salito in auto, i carabinieri sono intervenuti. Acri ha messo in moto per fuggire, ma un militare ha sparato un colpo di pistola contro una gomma, bloccandolo. Acri era disarmato ed aveva documenti falsi.

Il boss, che si trovava in Emilia da alcuni mesi, era a capo della 'ndrina di Rossano, ma era anche uomo forte delle cosche del crotonese che avevano allargato i loro interessi nel cosentino. Nell'ambiente criminale è conosciuto con soprannome di «occhi di ghiaccio» non solo per il colore azzurro dei suoi occhi ma per lo sguardo «gelido e spietato».

Di lui un investigatore ha detto: «è uno dei più spietati, abili e temuti killer della 'ndrangheta». Una definizione che, rivelano le stesse fonti, trova riscontro anche nelle parole di diversi pentiti che hanno parlato del terrore che Acri riusciva ad incutere anche ai suoi affiliati. Il boss era ricercato per una condanna all'ergastolo inflitta in primo grado per l'omicidio di Luciano Converso, ucciso nel 2007. Ma questo non è l'unico delitto che gli viene contestato. Acri è considerato l'autore di un'altra decina di omicidi. Per tre di questi, commessi nel corso della guerra di mafia nel cosentino, doveva essere arrestato nel maggio scorso ma anche in quella occasione riuscì a fuggire. Per spostarsi in Emilia Romagna dove continuava a gestire i suoi affari. L'arresto di Acri è stato definito «un altro successo» dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, che ha anche auspicato per l'Italia una «rivolta morale contro tutte le mafie», da attuare usando «i metodi della democrazia».

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