mercoledì 17 novembre 2010

E il fratello chiama Lele Mora per fare tv

Il fratello di Sarah chiama Mora. Claudio Scazzi, fratello di Sarah uccisa nell'agosto scorso ad Avetrana, ha chiesto a Lele Mora di trovargli un lavoro nel mondo dello spettacolo, magari della tv. «Sto a Milano - ha dichiarato al settimanale Oggi - e ho chiesto a Mora se aveva in mente qualcosa per me. Non mi dispiacerebbe la televisione». «Credo di avere delle potenzialità - ha aggiunto il giovane, che ha 24 anni - e per questo mi sono rivolto a Mora. Se non lo sa lui cosa farmi fare...». Claudio non nasconde la delusione per la risposta di Lele Mora: «Dice che non vado bene, non sono fatto per la tv». L'agente di spettacolo si sarebbe detto disponibile, invece, durante suoi eventi, a consentire al giovane di presentare il progetto di un canile da realizzare in memoria di Sarah e di raccogliere fondi. Secondo Oggi la bocciatura di Mora non avrebbe convinto Claudio il quale, accompagnato dal padre e da un legale, ha visitato altre agenzie milanesi di spettacolo. Claudio, conclude il settimanale, «nega di voler tentare la strada dello spettacolo cavalcando la popolarità raggiunta a causa di una tragica storia di cronaca»: «A un'agenzia di Torino, che mi proponeva di diventare il nuovo Azouz Marzouk (la cui famiglia fu sterminata nella strage di Erba ndr) ho già detto no».

Scazzi ha poi diffuso un comunicato in cui smentisce di aver rilasciato l'intervista: non intendo fare tv


Sarah, capelli e macchie sulle corde
TARANTO (16 novembre) - I risultati delle analisi che il Ris di Roma sta effettuando sulle cinture e sulla corda sequestrate dagli investigatori potrebbero portare a una nuova svolta nell'inchiesta sull'omicidio di Sarah Scazzi.


Due capelli sono stati trovati su una delle corde sequestrate alla famiglia Misseri. Inoltre gli investigatori avrebbero trovate diverse macchie su alcune delle cinture prelevate in casa di Michele.

Lo si è appreso da fonti investigative secondo le quali, però, al momento non sono stati ancora eseguiti gli accertamenti per capire se appartengono a Michele, che si è prima accusato dell'omicidio per poi scaricare la responsabilità su sua figlia Sabrina, alla stessa cugina di Sarah o alla quindicenne. I capelli, sempre secondo quanto si apprende, di colore castano scuro, sarebbero stati ritrovati sulla corda che Michele Misseri avrebbe utilizzato per calare il cadavere della nipote Sarah nel pozzo. La corda era poi stata lasciata nell'auto della moglie Cosima.

L'incidente probatorio. Intanto si è saputo che Sabrina assisterà venerdì prossimo all'incidente probatorio del padre Michele nel carcere di Taranto. Lo riferiscono gli avvocati di Sabrina Misseri, Emilia Velletri e Francesca Conte che prenderanno parte in qualità di legali della difesa della cugina di Sarah, detenuta nel carcere di Taranto perché accusata dal padre Michele dell'omicidio della 15enne.

Oggi l'incontro tra gli avvocati e Sabrina: un'ora di colloquio in carcere alla fine del quale la Conte ha riferito: Sabrina «Sta male, é molto provata». «La prima sensazione è che ci troviamo di fronte ad un persona innocente. Se diamo tempo agli inquirenti di lavorare la verità verrà fuori» ha dichiarato l'avvocato.

L'interrogatorio. Durante il racconto fatto nel corso dell'ultimo interrogatorio, quello del 5 novembre, in cui ha addossato alla figlia tutta la responsabilità dell'omicidio di Sarah Scazzi, avvenuto ad Avetrana il 26 agosto, Michele Misseri spiega agli inquirenti come sentisse il peso di quel segreto e del fatto che dopo il delitto si era preso il compito di nascondere il cadavere della nipote.

Tanto che conservò il telefonino della vittima all'insaputa di Sabrina. Cellulare di cui simulò il ritrovamento casuale spingendo gli inquirenti a sospettare di lui.

Il procuratore aggiunto di Taranto Pietro Argentino, che ha condotto l'audizione in carcere insieme al pubblico ministero titolare delle indagini Mariano Buccoliero e alla presenza dell'avvocato difensore Daniele Galoppa e alla consulente di quest'ultimo, la criminologa Roberta Bruzzone, a un certo punto gli chiede se lui abbia chiesto alla figlia qualche volta nei 42 giorni della scomparsa di Sarah perché stava indicando piste false e lui risponde così: «Io l'ho detto, io l'ho detto sempre, se escono i tabulati, come si diceva, infatti mi avete beccato a me che andavo al Mosca (la contrada ndr), esce, prima o poi esce...».

L'interrogatorio.

Pm: «E lei che diceva, Sabrina?».

Misseri: «Sabrina diceva: “Ai tabulati dai retta tu?”, eh, e vedi sono usciti...».

Pm: «Ma Sabrina, manifestava mai a te la paura di essere stata, di essere scoperta? O di essere comunque scoperti?».

Misseri: «Sabrina?»

Avvocato: «Sì. Ti ha detto mai: “Ho paura che adesso mi scoprono”?».

Misseri: «No, lei sai cosa diceva a me? “Papà è troppo bravo, non lascia piste”, ma non lascia piste, ma il telefonino me l'ho portato con me».

Zio Miche’ spiega agli inquirenti che la figlia Sabrina non sapeva che lui avesse conservato il telefonino di Sarah.

Misseri: «Lei non lo sapeva, perché non me lo potevo tenere dentro, io mi sono scaricato quella sera quando siamo andati là e siamo andati al pozzo, da allora mi sono scaricato un po’».

L'uomo si riferisce alla notte della confessione quella tra il 6 e il 7 ottobre quando portò gli investigatori in contrada Mosca alla cisterna interrata dove aveva gettato il corpo della nipote.

Pm: «Che per questo, come ti stiamo dicendo, che perciò ti sto dicendo è possibile che Sabrina non ti ha detto perché ha fatto un gesto così terribile? Questo dico Miche’. E chiudiamo il discorso e ce ne andiamo tutti quanti».

Misseri: «Questo non me l'ha detto».

L'avvocato Galoppa ricorda al suo assistito quando in una occasione, probabilmente subito dopo il delitto, accompagnò in auto la figlia Sabrina proprio a casa di Concetta Serrano Spagnolo, la madre di Sarah, e chiede se in quel tragitto avessero parlato del terribile fatto accaduto.

Misseri: «Non ci siamo parlati perché io già c'avevo il nervosismo mio di quello che aveva fatto». Avvocato: «Non l'hai rimproverata di quello che ha fatto?».

Misseri: «Lei, perché io mi avevo chiuso già, pure che volevo parlare con qualcuno, difatti venne mio fratello quella sera, che mi portò roba di verdura e nemmeno ci uscivi, perchè se uscivo piangevo allora me ne sono andato dietro e basta, io i programmi della televisione, non li potevo vedere, quando loro vedevano i telegiornali, io me ne andavo agli altri programmi, perché io mi sentivo male».


Il pm Buccoliero vuole da Michele qualcosa sul comportamento di Sabrina nei 42 giorni della scomparsa di Sarah.

Pm: «Senti, quando qualcuno dopo la scomparsa di Sarah, no, si avvicinava a parlare con te,

davanti casa o a casa del fatto della scomparsa di Sarah, Sabrina, interveniva spesso in questo discorso?»

Misseri: «No, spariva»

Pm: «Spariva? O interveniva per..».

Misseri: «Interveniva quando c'erano i giornalisti per farsi credere».

Pm Argentino: «Mi spieghi una cosa , Sabrina, durante i giorni della sparizione di Sarah, insisteva sempre anche con gli investigatori, lei si ricorderà anche con quell'assistente della polizia di stato, insisteva sempre nell'indicare sempre piste alternative, gente di San Pancrazio, addirittura esternava sospetti su Giacomo Scazzi: di questo fatto l'avevate concordato insieme?».

Misseri: «No».

Pm Argentino: «Di indicare false piste?».

Misseri: «Io dicevo sempre dentro a me, dentro me, non lo dicevo, mia moglie diceva la pista di San Pancrazio, io ho detto: “No, Mimì, la pista non ci sta né a San Pancrazio né a Torricella, la pista sta ad Avetrana”, quasi volevo dire “io sono andato a portarla nel pozzo”».

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