domenica 28 novembre 2010

Wikileaks, ecco il riassunto dei documenti sul New York Times

Traduciamo dal giornale online americano perchè il sito di Julian Assange è sotto attacco "DoS" (denial of service) da parte di hacker non meglio identificati



traduzione a braccio di ANNA MASERA


WASHINGTON
Duecentocinquanta milioni di documenti confidenziali della diplomazia americana, per lo più degli ultimi tre anni, forniscono una visione senza precendenti alle negoziazioni dietro le quinte tra le ambasciate di tutto il mondo, con i punti di vista candidi e brutali dei leader stranieri e valutazioni franche delle minacce nucleari e terroristiche.

Alcuni dei documenti, resi disponibili al New York Times, Der Spiegel, Le Monde, El Pais, The Guardian, sono stati scritti fino alla fine dello scorso febbraio, e rivelano gli scambi di messaggi dell'amministrazione Obama sulle crisi e i conflitti nel mondo. Il materiale è stato ottenuto originariamente da WikiLeaks, un'organizzazione che si è prefissata lo scopo di rivelare documenti segreti. WikiLeaks intende pubblicare l'archivio sul proprio sito un po' per volta, a partire da oggi, Domenica 28 novembre.



Difficile prevederne gli effetti sugli affari internazionali: il mondo diplomatico trema.

Il segretario di Stato Hillary Rodham Clinton e gli ambasciatori americani nel mondo hanno contattato i funzionari esteri recentemente per avvertirli della pubblicazione. Sabato il consigliere legale del dipartimento di Stato, Harold Hongju Koh, ha scritto a un avvocato di WikiLeaks informando l'organizzazione che la distribuzione dei documenti era illegale e poteva mettere in pericolo vite, mettendo a repentaglio operazioni militari e di controterrorismo e minando la cooperazione contro la proliferazione nucleare e altre minacce.


I documenti, un quantitativo gigantesco del traffico quotidiano fra il dipartimento di Stato Usa e circa 270 ambasciate e consolati, sono un resoconto segreto delle relazioni Usa con il mondo in un'era di guerra e terrore. Tra le loro rivelazioni, il Times nei prossimi giorni pubblicherà dettagli su quanto segue:

 Una diatriba pericolosa con il Pakistan su carburanti nucleari: dal 2007, gli Stati Uniti hanno fatto uno sforzo molto segreto, senza successo, per rimuovere da un reattore per la ricerca pachistano l'uranio arricchito che i funzionari americani temono possa venire utilizzato in un apparecchio nucleare illecito. Nel maggio 2009, l'ambasciatrice Anne W. Patterson ha riportato che il Pakistan si rifiutava di fissare una visita da parte di esperti tecnici americani perchè, come ha detto un funzionario pachistano, "se i media locali fossero venuti a conoscenza della rimozione del carburante, sicuramente avrebbero dipinto gli Stati Uniti come quelli che si prendevano le armi nucleari pachistane".

 Un tentativo di districarsi da un eventuale collasso della Nord Corea: funzionari americani e sudcoreani hanno discusso la prospettiva di unificare la Corea, nel caso nel Nord i problemi economici e la transizione politica facessero implodere lo stato. I sudcoreani hanno persino considerato di rivolgersi commercialmente alla Cina, secondo l'ambasciatrice americana a Seoul, che avrebbe detto a Washington in febbraio che secondo funzionari sudcoreani gli affari giusti avrebbero "aiutato a salvare" la coesistenza della Cina con una Corea riunificata e cioè un'alleanza benigna con gli Stati Uniti.

 Una trattativa per svuotare la prigione di Guantánamo Bay: quando diplomatici americani hanno pressato altri paesi per ricollocare i prigionieri, sono diventati delle pedine riluttanti in una versione del Dipartimento di Stato di “Il Prezzo è Giusto.” Alla Slovenia è stato detto di prendere un prigioniero se voleva incontrare il Presidente Obama, mentre l'isola nazione di Kiribati ha ricevuto incentivi del valore di milioni di dollari per incamerare un gruppo di prigionieri, raccontano documenti diplomatici. Gli americani, nel frattempo, suggeriscono che accettaer più prigionieri sarebbe stato "un modo a basso costo perchè il Belgio riuscisse a ottenere rilevanza in Europa”.

 Sospetti di corruzione nel governo afghanno: qundo il vice-presidente afghano ha visitato gli Emirati Arabi Uniti l'anno scorso, le autorità locali che lavoravano con la Drug Enforcement Administration hanno scoperto che stava portando 52 milioni di dollari in contanti. Utilizzando un tono basso e stringato, un documento dall'Ambasciata americana a Kabul definisce il denaro "un quantitativo significativo" che il funzionario, Ahmed Zia Massoud, “ha potuto alla fine tenersi senza rivelare le sue origni nè la sua destinazione" (il signor Massoud nega di aver mai portato fuori soldi dall'Afghanistan).

 Un tentativo di hackeraggio informatico globale: il Politburo cinese ha diretto l'intrusione nei sistemi informatici di Google in Cina, ha dichiarato un contatto cinese all'Ambasciata americana a Pechino in gennaio, emerge da un documento. L'hackeraggio di Google è stato parte di una campagna coordinata di sabotaggio informatico portata a termine da operativi del governo, esperti di sicurezza informatica privati e hacker fuorilegge assoldati dal governo cinese. Hanno irrotto nei computer del governo americano e in quelli degli alleati occidentali, del Dalai Lama e delle aziende americane fin dal 2002, riportano i documenti pubblicati da Wikileaks.

 Segnali contradditori contro il terrorismo: donatori sauditi restano i finanziatori principali di gruppi militanti sunniti come Al Qaeda, e il Qatar (piccolo stato del Golfo Persico), ospite generoso per anni nei confronti dei militari americani, è stato "il peggiore nella regione" per quanto riguarda gli sforzi anti-terrorismo, secondo un documento del dipartimento di Stato dello scorso dicembre. I servizi di sicurezza del Qatar hanno "esitato ad agire contro noti terroristi per paura di sembrare allineati agli Usa e di provocare rappresaglie".


Un'alleanza intrigante: diplomatici americani a Roma hanno raccontato nel 2009 di quello che i loro contatti italiani hanno descritto come una relazione straordinariamente stretta tra Vladimir V. Putin, il primo ministro russo, e Silvio Berlusconi, il primo ministro italiano e magnate d'affari, inclusi “regali costosissimi”, lucrativi contratti per l'energia e un poco limpido intermediario italiano che parla russo. Secondo i loro rapporti scritti, Berlusconi “appare sempre più come il portavoce di Putin" in Europa. I diplomatici hanno anche sottolineato come mentre Putin ha la supremazia su tutte le altre figure pubbliche in Russia, è minacciato da una burocrazia ingestibile che spesso ignora i suoi editti.

 Consegna di armi ai terroristi: i documenti pubblicati da Wikileaks descrivono la lotta fallimentare degli Stati Uniti per fermare la fornitura di armi da parte della Siria agli Hezbollah in Libano, che ha accumulato un enorme deposito dai tempi della guerra del 2006 contro Israele. Una settimana dopo la promessa del presidente Bashar al-Assad a un alto funzionario del dipartimento di Stato secondo cui non avrebbe spedito "nuove" armi agli Hezbollah, gli Stati Uniti si sono lamentati di aver avuto informazioni secondo cui la Siria stava fornendo armi sempre più sofisticate al gruppo terrorista.

 Scontri con l'Europa sui diritti umani: funzionari americani hanno avvertito duramente la Germania nel 2007 di non emettere mandati di cattura per i funzionari della Cia (Central Intelligence Agency) coinvolti in un'operazione contorta in cui un cittadino tedesco innocente con lo stesso nome di un sospetto terrorista è stato rapito per errore e detenuto per mesi in Afghanistan. Un diplomatico americano anziano ha dichiarato a un funzionario tedesco "che la nostra intenzione non era di minacciare la Germania, ma piuttosto di incitare il governo tedesco a valutare attentamente ogni passo per le implicazioni nelle relazioni con gli Usa".


I 251.287 documenti, acquisiti per primi da WikiLeaks, sono stati forniti al New York Times da un intermediario in cambio dell'anonimato. Molti sono non classificati e nessuno riporta la dicitura "top secret" , lo status per le comunicazioni più sicure del Dipartimento di Stato. Ma circa 11.000 sono classificati come “segreti”, 9.000 come “noforn”, abbreviazione per il materiale considerato troppo delicato per essere condiviso con i governi stranieri, e 4.000 sono classificati come sia "secret" che "noforn".

Molti altri documenti citano fonti diplomatiche confidenziali, dai legislatori stranieri e funzionari militari agli attivisti dei diritti umani e giornalisti, spesso con un'avvertenza a Washington: “per piacere proteggete” o “Da proteggere assolutamente”.

Il New York Times non ha pubblicato negli articoli e ha rimosso dai documenti che sta pubblicando online i nomi di persone che hanno parlato in privato ai diplomatici e potrebbero rischiare se venissero identificati pubblicamente. Il New York Times non ha pubblicato anche dviersi passaggi o interi documenti la cui pubblicazione potrebbe compromettere gli sforzi di intelligence americani.



L'articolo del New York Times con i dati di Wikileaks

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