martedì 16 novembre 2010

Una nuova proposta antropologica: Gaspare Spatuzza OMM

Mentre la politica criminale fa del crimine uno strumento per raggiungere gli obiettivi della
mafia, altri si occupano di legalità. Gli altri siamo noi: lo Stato, rappresentati da tre fondamentali capisaldi della giustizia, ovvero le Forze di Polizia, i politici e la magistratura.
Ora, se il potere, inteso come capacità e facoltà di agire, coincidesse sempre con il volere,
significherebbe esercitare finalmente il potere perché si vuole e si può fare solo se si ha
come comburente la forza e la buona volontà. Il risultato sarebbe la realizzazione del sogno
democratico, il Regno che verrà: la mafia fatta fuori da un commando di leggi finalmente
applicate.

Purtroppo gli altri siamo sempre noi e per dirla alla Hess, anche il pubblico fa il mafioso;
certo, perché di fronte a certe evidenze pare che anche l'aria taccia. Il rumore dei criminali e
il silenzio degli innocenti e degli onesti parrebbe equivalersi generando quel gradiente
politico fondamentale per il mantenimento del sistema mafia-Stato. Il sistema è
indubbiamente viziato ma di un vizio congenito tanto da dare vita a nuove identità
antropologiche: gli organismi mafiosamente modificati e nella fattispecie che si vuole
trattare come esempio OMM, il caso del pentito Gaspare Spatuzza.

All'interno di una struttura cartesiana, verticistica, in particolare, all'interno di una
Commissione provinciale, Gaspare Spatuzza è stato capo mandamento del quartiere di
Brancaccio, successivamente incaricato da Giuseppe Graviano a recarsi nel territorio di
Porta Nuova per mettere un po' d'ordine, per aiutare Vittorio Mangano, il reggente del
mandamento, all'epoca.

Spatuzza avrebbe ammesso 40 omicidi, da Capaci a via d'Amelio, dall'omicidio di don Pino
Puglisi a via Fauro contro Costanzo, dalla bomba che avrebbero dovuto piazzare
all'Olimpico "per uccidere più Carabinieri possibili" al progetto di attentato alle Torri in
viale del Fante per eliminare un Capitano dei Carabinieri, perché secondo i mafiosi aveva
partecipato all'arresto di Riina. E poi ancora, Nadia e Caterina Nencioni uccise nell'attentato
di Firenze, vittime del caso in via dei Georgofili. E poi ancora.

Nei verbali che contengono le dichiarazioni di Spatuzza, sempre si dichiara insciente circa
la politica e sempre esprime lacrime tabefatte nei confronti della piccola Nadia Nencioni.
Non è credibile, non è attendibile, non è redimibile.

Un mafioso non si pente così come un serial killer non si converte a sanità psichica. Non è
mai accaduto, che io sappia.

Solo gli stupidi si pentono, a meno che non sia una strategia. Questa è una strategia. Questa
è la continuità silenziosa della stagione delle stragi: la stagione dello strategismo.
Ci dica dove si trova Matteo Messina Denaro, il fuggitivo, il successore di Bernardo
Provenzano. Colui che dice di voler salvaguardare la propria dignità. Ma di quale dignità
parla? Per averla bisogna essere due cose: uomo e persona.

Dovrebbe darci una risposta dal momento che si divertivano insieme, in compagnia di belle
donne in una certa villa a Forte dei Marmi. Pure Giuseppe e Filippo Graviano o Salvatore
Lo Piccolo dovrebbero saperlo. Nessuno dice nulla. Questo significa collaborare con la
giustizia? Rispondo io.

No, non significa abbracciare la giustizia. Credo che questo la impedisca ulteriormente:
fuori i metapentiti sarebbero condannati, dentro almeno solo liberi e protetti oltre a favorire
la continuità dell'opera mafiosa Cosa Nostra. La giustizia non è un'opinione, è cosa di tutti, è valore universale, è diritto, è libertà.

Fine puntata, la prima.

Monica Vaccari

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