In fiamme una Mercedes intestata a una ditta locale ed in uso ad un imprenditore vinicolo. Nel pomeriggio è stata promossa una fiaccolata per dire basta ai danneggiamenti e agli atti di violenza avvenuti nel territorio
PARTINICO. Questa mattina è stata incendiata a Partinico una Mercedes intestata ad una ditta locale ed in uso ad un imprenditore vinicolo. Sono intervenuti i carabinieri della compagnia e i vigili del fuoco. Indagano i carabinieri. Nel pomeriggio proprio a Partinico è stata promossa una fiaccolata contro le intimidazioni e i danneggiamenti avvenuti in quel territorio
Mafia, boss messinese al 41 bis muore in carcere
Giorgio Mulé, 53 anni, boss del quartiere Giostra, da qualche settimana aveva gravi insufficenze epatiche
MESSINA. E' morto stamattina, nell'ospedale Maggiore di Milano, Giorgio Mulé, 53 anni, boss del quartiere Giostra di Messina, che si trovava in carcere in regime di 41 bis ormai da circa 15 anni. Sembra che l'uomo avesse da qualche settimana gravi insufficienze epatiche. Qualche anno fa Mulé aveva annunciato di avere contratto il virus dell'Aids, ma i magistrati della Dda di Messina erano convinti che il boss strumentalizzasse la sua presunta patologia per ottenere trasferimenti in carceri meno duri o in centri clinici ed ospedali, per continuare a svolgere la propria attività criminale.
Domani il boss sarebbe stato sottoposto a nuova perizia medica dopo l'annullamento della Cassazione, di un provvedimento del Tribunale del riesame che aveva rigettato l'istanza di scarcerazione presentata dai suoi legali. Mulé era accusato di 4 omicidi e 3 ferimenti, nella guerra di mafia fra il clan Mancuso-Rizzo e quello di Villa Lina. I giudici del Tribunale di Messina gli avevano anche inflitto 15 anni per le estorsioni compiute direttamente dal proprio letto d'ospedale al Regina Margherita.
Rifiuti, dossier Coinres ai pm: "Buco da 40 milioni"
Un memoriale di oltre mille pagine è stato presentato alle Procure di Termini Imerese e Palermo, alla Prefettura e alla Corte dei conti
Per 27,6 milioni il debito è nei confronti dell'Amia, mentre il resto sarebbe dovuto ad assunzioni non motivate e comunque non seguite all'acquisto dei mezzi che avrebbe consentito l'utilizzo del personale. In breve tempo, secondo una ricostruzione dei due dirigenti, si sarebbe passati da un organico di 400 persone a quasi 550. Il debito è venuto fuori dopo circa una anno e mezzo di commissariamento. L'Ato è attualmente gestito dal commissario Salvatore Raciti della Regione. Adesso i Comuni dovranno immediatamente coprire il buco, ma intanto sperano nell'aiuto della Regione. Secondo l'ultima finanziaria, infatti, l'amministrazione regionale potrebbe intervenire versando le somme dovute dagli enti locali che poi potrebbero ripianare il debito in diversi anni. Non è chiaro però se il buco, dovuto alle mancate approvazioni dei bilanci, possa rientrare in questa norma.
Quattro sono nel Palermitano: a Partinico, San Cipirello, Monreale e Corleone; due nel Siracusano: a Noto e Lentini; e uno nel Ragusano: a Vittoria. Un totale di 7,6 milioni di euro
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