Il superboss dovrà versare un’indennità alle sorelle del magistrato, considerando la borsa di tritolo lasciata sulla scogliera e non l'opera di delegittimazione che colpì il giudice
PALERMO. La terza sezione civile del Tribunale di Palermo ha condannato Totò Riina a risarcire le sorelle di Giovanni Falcone, Anna e Maria, per il fallito attentato all'Addaura, del 21 giugno 1989. Sarà però il Fondo di rotazione delle vittime della mafia a farsi carico del risarcimento di 144.048 euro visto che al capomafia sono stati confiscati tutti i beni in suo possedimento, o almeno quelli conosciuti finora.
La terza sezione ha però conteggiato l'ammontare del risarcimento solo considerando la borsa di tritolo lasciata sulla scogliera e non l'opera di delegittimazione che colpì il giudice prima e dopo il fallito attentato davanti alla sua villa. Secondo il legale delle sorelle di Falcone, l'avvocato Francesco Crescimanno, "l'attentato è stato infatti possibile perché Falcone fu isolato sia nell'ambiente giudiziario che in quello politico".
Le sorelle Falcone chiedevano un risarcimento anche per questo: per le "umiliazioni", le "calunnie", gli "sleali attacchi e i torbidi giochi di potere" che caratterizzarono quel periodo e che furono confermati dalla sentenza di Cassazione che condannò definitivamente (dal punto di vista penale) a 26 anni Totò Riina, Salvatore Biondino e Antonino Madonia, a 9 anni e 4 mesi Francesco Onorato e a 2 anni e 8 mesi Giovan Battista Ferrante. Secondo la Suprema Corte, prima della strage di Capaci del 1992 contro il giudice Giovanni Falcone ci fu un "infame linciaggio", proveniente anche da "ambiti istituzionali", volto a "delegittimarlo".
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