TARANTO - Michele Misseri potrebbe finire in un convento. E’ l'ipotesi avanzata dal consulente della difesa dello zio di Sarah, Giancarlo Umani Ronchi, nel corso della trasmissione 'Domenica Cinquè in onda su Canale 5.
“Se dovessero dargli gli arresti domiciliari – ha spiegato Umani Ronchi – non potrebbe tornare nella sua casa e credo che gli avvocati abbiano pensato ad un convento visto che l’unico desiderio di Misseri è fare il contadino”. Il consulente ha poi sottolineato che durante l’incidente probatorio di venerdì scorso lo zio di Sarah era “lucido e molto presente: ha detto delle cose logiche, credibili e non è mai caduto in contraddizione”.
Però ha paura di sua figlia Sabrina. “Temeva – ha detto il suo avvocato Daniele Galoppa nel corso della trasmissione 'Domenica In – L'Arenà su Rai 1 – che la figlia potesse aggredirlo in carcere”. E per questo, prima dell’incidente probatorio, Misseri ha parlato con gli agenti della polizia penitenziaria.
“Pensava che potesse succedergli qualcosa e per questo li ha avvertiti”. Quanto alle contraddizioni in cui sarebbe caduto Michele durante l’interrogatorio di venerdì, soprattutto in relazione alla dinamica dell’omicidio, secondo l'avvocato altro non erano che un tentativo di proteggere Sabrina. “In tutti i modi” aveva cercato di far credere ai magistrati che “quello che era avvenuto fosse stato un incidente. Dicendo questo voleva alleggerire la posizione della figlia”.
Lo zio: ho trovato Sarah già fredda a che ora fu uccisa?
di MIMMO MAZZA
TARANTO - Le porte del carcere potrebbero schiudersi a breve per Michele Misseri, il 57enne di Avetrana arrestato lo scorso 6 ottobre con l’accusa di aver prima molestato, poi ucciso la nipotina Sarah Scazzi e di averne occultato e vilipeso il cadavere. A credere alla sua ultima versione, quella cristallizzata nell’incidente probatorio snodatosi per 10 lunghe ore nel carcere di Taranto dinanzi al giudice per le indagini preliminari Martino Rosati, ai pubblici ministeri Pietro Argentino e Mariano Buccoliero e a avvocati e consulenti di parte, ora a suo carico resterebbe in piedi solo l’occultamento di cadavere, reato in fondo minore per il quale avrebbe diritto come minimo agli arresti domiciliari.
Il suo legale, Daniele Galoppa, attende l’evolversi degli eventi prima di inoltrare richiesta al gip di sostituzione della misura cautelare, anche se proprio Misseri ha risposto con un sì che gli veniva dal cuore all’ultima domanda postagli dal giudice Rosati: «Ma lei vuole uscire dal carcere?». Un’attesa resa necessaria anche dai dubbi che ancora permangono.
I legali della famiglia di Sarah insistono: «Misseri non dice ancora tutta la verità», e non è chiaro a questo punto chi stia coprendo. L’uomo, tenendo stretta in mano una croce di Tau ricevuta da un cappellano del carcere, ha confermato la sua ultima versione dei fatti ma neppure alla Procura basta per chiudere l’inchiesta sull’omicidio di Sarah. Ci sono spunti importanti sui quali lavorare ancora e buchi da colmare al più presto per rendere più evidenti e sostanziali gli indizi a carico di Sabrina Misseri.
Michele ha confermato di essere stato svegliato dalla figlia quel 26 agosto, mentre dormiva sulla sedia a sdraio sistemata in cucina, e di essere andato in garage a vedere cosa fosse successo. Ha ricordato di aver trovato Sarah riversa a terra, con una cintura stretta attorno al collo e al gip che gli chiedeva come mai non aveva chiamato il 118, soprattutto perché la figlia gli aveva parlato di un incidente, di un gioco finito male, ha risposto: «Ma Sarah era morta, io le ho toccato le palpebre, e non si alzavano, ho provato ad aprirle la bocca, ma non reagiva, ho controllato il battito dei polsi, ma era assente. E poi il corpo era freddo».
Ecco, questo dettaglio sulla temperatura del corpo di Sarah apre uno scenario nuovo, perché Michele Misseri, pur non ricordando il minuto preciso in cui viene svegliato, colloca comunque l’evento a poca distanza dall’arrivo dinanzi a casa Misseri dell’amica Mariangela Spagnoletti, cioè verso le 14.45 e se il corpo era già freddo, vuole dire che l’omicidio è stato commesso almeno mezz’ora prima, cioè tre le 14:00 e le 14:15, molto prima insomma di quanto ipotizzato sinora. Un aspetto sul quale occorrerà lavorare ancora, incrociando testimonianze, tabulati telefonici e riscontri medico-legali.
Poi Misseri ha parlato della cinta trovata attorno al collo di Sarah. Pensava fosse una sua cintura, tanto che ricorda di averla tolta - e ha mimato il gesto davanti al gip - e di averla appesa ad un chiodo del garage per riutilizzarla in futuro. Ma la sua cinta si trovava nella Seat Marbella, dove è stata infatti sequestrata, e dunque quella stretta al collo di Sarah forse era una cintura di Sabrina, poi fatta sparire oppure nascosta in casa e dunque compresa (forse) tra le 49 requisite dai carabinieri e ora oggetto di esame da parte del Ris. Misseri ha poi inscenato anche l’occultamento del cadavere, utilizzando il filo del microfono al posto della corda usata quel giorno e poi riposta nel cofano della Opel Astra della moglie Cosima, ribadendo di aver fatto tutto da solo in contrada Mosca. E questo è apparso ancora una volta credibile.
Una ricostruzione ritenuta nel suo complesso attendibile dagli inquirenti ma forse non sufficiente per inchiodare Sabrina alle sue responsabilità in vista del possibile processo. In fondo Michele Misseri ha detto di non saper nulla del movente dell’omicidio, pur raccontando di aver orecchiato discussioni vivaci tra Cosima e Sabrina aventi come oggetto Ivano, Sarah e certe voci di paese, e soprattutto di non aver assistito al delitto ma di essere stato chiamato a cose fatte. La sua parola quindi contro quella della figlia. Ci sono molti indizi ma manca ancora la prova schiacciante.
Nessun commento:
Posta un commento