martedì 4 ottobre 2011

Barletta, strage delle donne operaie «Lavoravano in nero a 4 euro l'ora»

«Tutti sapevano che l’edificio stava cedendo» Napolitano: questa una sciagura inaccettabile
14 anni la vittima più giovane, uscita da scuola un'ora prima


BARLETTA - Quando, si è sparsa la voce, che un pompiere ha trovato uno zainetto di scuola macchiato di sangue un brivido di dolore è corso nel cuore di tutti. Lo zainetto non poteva che essere della piccola Maria Cinquepalmi, 14 anni, figlia dei proprietari del maglificio. Lei frequentava il liceo delle scienze umane «Alfredo Casardi» da meno di un mese. Una avventura che aveva tanto sognato durante la scuola media e che aveva appena iniziato a vivere con gioia e la voglia di far bene. Però ieri la sua vita si è arrestata sotto un crollo maledetto. Dopo essere andata regolarmente a scuola ieri mattina, Maria era uscita alle 11.20, in anticipo sul normale orario di lezione per l’assenza programmnata di un insegnante. Le famiglie erano già state informate da sabato scorso. Maria sarebbe passata prima dalla stazione per poi andare a trovare i suoi genitori nell’opificio di via Mura Spirito Santo. Aveva appena varcato la soglia dello stabile quando è avvenuto il crollo. Addolorato il dirigente scolastico del «Casardi» Giuseppe Lagrasta: «Questa tragedia ci colpisce tutti e tutta la comunità scolastica è vicina alla famiglia».


BARLETTA - Lavoravano in 'nerò, senza contratto, le operaie morte nel crollo della palazzina di via Roma, a Barletta. Lo raccontano i parenti delle vittime, assiepati davanti all’obitorio del Policlinico di Bari dove si trovano i corpi delle operaie in attesa dell’autopsia. "Era gente - dicono – che lavorava per sopravvivere".


“Mia nipote, 33 anni, prendeva 3,95 euro all’ora, mia nuora quattro euro: lavoravano dalle otto alle 14 ore, a seconda del lavoro che c'era da fare. Avevano ferie e tredicesima pagate, ma senza contratto. Quelle donne lavoravano per pagare affitti, mutui, benzina, per poter vivere, anzi sopravvivere”. Lo racconta la zia di una delle vittim del crollo di ieri a Barletta che è costata la vita a cinque donne, compresa una ragazza di 14 anni figlia del titolare del maglificio.

"Loro – raccontano i familiari in attesa davanti all'obitorio del Policlinico di Bari - erano delle donne normali. I giornali dicono che era un maglificio, ma in realtà era un laboratorio di confezioni: venivano confezionate magliette, tute la ginnastica. Lavoravano lì dentro dalle 8 alle 14 ore, dipendeva dalle commesse che il proprietario riusciva ad ottenere".

In tanti si sono sentiti male davanti all’obitorio: alcuni anziani sono stati portati in autoambulanza al pronto soccorso del policlinico. Si è sentito male anche il marito di Tina Ceci, di 37 anni, l’ultima ad essere estratta dalle macerie la notte scorsa.

C'erano anche i coniugi proprietari del laboratorio di confezioni travolto dal crollo della palazzina di Barletta all’obitorio del policlinico di Bari dove è stata ricomposta anche la salma della loro figlioletta di 14 anni, Maria Cinquepalmi, uscita da scuola un’ora prima e rimasta sotto le macerie perchè voleva andare a trovare i genitori.

Questi ultimi erano invece andati in ospedale, dall’anziana madre dell’uomo, che aveva subito un intervento. Una circostanza, questa, che ha salvato marito e moglie.

Entrambi stravolti dal dolore, in disparte, distanti dagli altri parenti delle vittime, anche loro sono stati assistiti da personale della Croce Rossa. I parenti, 'scortatì dalla polizia di Stato e dalla Polizia provinciale, hanno poi raggiunto Barletta a bordo delle loro auto. Ogni nucleo famigliare sarà seguito da personale della Croce Rossa anche nelle loro case.

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