giovedì 14 luglio 2011

La difesa dell'ex capo della Mobile

Pisani: «Grazie al confidente Lo Russo abbiamo fatto decine di arresti»


NAPOLI - Dice di aver sempre informato i superiori in Questura dei suoi rapporti con il confidente Lo Russo. Dice che le sue relazioni di servizio sono sempre state dettagliate (con tanto di eventuale esito investigativo) sia in Procura, sia in Questura, dove ora i suoi documenti sono chiusi in una cassaforte sotto il bollo del segreto di stato.

Cinque ore di interrogatorio, la storia del superpoliziotto Vittorio Pisani in un lungo faccia a faccia con il gip. Camorra, ristoranti, esposti anonimi. Ma anche un passaggio sul questore Luigi Merolla, indicato nell’ordinanza della Foschini come un formidabile riscontro della conoscenza di Pisani, l’imprenditore Iorio, quelli della famiglia Potenza e lo stesso Lo Russo: «Merolla, in questa vicenda, fa confusione e ha capito una cosa per un’altra. Manca da Napoli da undici anni, era in Digos, non ha mai fatto polizia giudiziaria, secondo me non distingue Lo Russo e Potenza, Contini. Consentitemi».

Napoli insanguinata. Tanti risultati ottenuti grazie alle dritte del confidente Lo Russo - ha spiegato Pisani - gestito sempre e comunque «senza superare quel limite invalicabile della lealtà istituzionale». Eccola la difesa di Pisani, che porta sul tavolo del gip successi professionali indiscutibili, a cominciare dagli anni della faida Contini-Mazzarella, quando si ammazzavano i boss all’uscita del carcere di Poggioreale. Servono, nell’ottica difensiva, a dimostrare che grazie a Lo Russo non c’è stata solo la cattura del boss di Pozzuoli Gennaro Longobardi, ma anche interventi decisivi per bloccare la faida tra l’Alleanza di Secondigliano e i Mazzarella per la gestione del contrabbando, per la cattura dello stesso Giuseppe Lo Russo (fratello del boss confidente Salvatore) «condannato a trent’anni grazie alle nostre indagini», per la cattura degli assassini dell’edicolante Buglione («fu Lo Russo a darmi il nome di Pippotto), ma anche per altri provvedimenti, fino alla cattura dei 48 esponenti del clan Lo Russo di un anno fa. Ma andiamo con ordine, a ricostruire un pezzo di storia investigativa napoletana.

Il contributo della fonte. «Da ottobre del 1997 al giugno del 1998, ho avuto diversi incontri con Lo Russo». Il gip Domanda: qual è stato il contributo della sua fonte? «Decine di incontri di estrema rilevanza, in una lunga fase in cui vengono svolte senza soluzione indagini su boss e gregari dei Lo Russo. Dal 1998 ad oggi - insiste Pisani - le informative sull’alleanza di Secondigliano, sull’omicidio di Luigi Giglioso, sul contrabbando hanno come snodo principale l’intercettazione di Giuseppe Lo Russo».

Quell’edicola di notte. Si incontravano di notte, non lontano dall’edicola in zona ospedaliera, dove verrà ammazzato Buglione. «Mi dava puntualmente notizie - spiega -. Sulla guerra interna all’Alleanza di Secondigliano, sul tentativo di far ritrattare l’allora pentito Costantino Sarno, con una tangente da 300 milioni di lire sequestrata a Maria Licciardi dal giovanissimo capo della Omicidi.

I rapporti con Iorio. In sei mesi una ventina di telefonate. Un paio di anni fa a Capri, io e mia moglie cenammo un paio di volte assieme a Marco e alla moglie. Fu un caso che ci incontrammo sull’isola.

Il no a Cannavaro. Sotto Natale dello scorso anno, Marco mi invita a Dubai. Mi disse che nel pacchetto del contratto di Cannavaro c’erano biglietti gratis per Dubai, mi disse che il calciatore voleva invitarmi a Dubai a casa sua. Io dissi - aggiunge Pisani - non me lo domandare nemmeno».

La scuola di inglese in Svizzera. Non è l’unico invito declinato, stando al racconto del capo della polizia. «Marco Iorio aveva iscritto i figli in una scuola di inglese in Svizzera, nel 2010 gli dissi quanto costava, volevo mandarci mio figlio, poi capii che costava troppo. Quindici giorni dopo, Marco mi dice che aveva provveduto a iscrivere mio figlio in Svizzera, ovviamente gli replicai che non potevo accettare».

Leandro Del Gaudio

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