A far fuoco Agostino Bova, 56 anni. Morta sul colpo la moglie Margherita Carollo, 51. Ferita a colpi di pistola anche la figlia della coppia, Ornella, 30 anni, in fin di vita
PALERMO. Un raptus di follia, scatenato dalla depressione in cui era piombato dopo essere stato licenziato, ha armato la mano di Agostino Bova, ex operaio dello stabilimento Fiat di Termini Imerese che ha sparato e ucciso la moglie, Margherita Carollo, ferito la figlia, Ornella e poi si é suicidato.
Una tragedia familiare covata per mesi tra problemi economici, la disperazione di trovarsi senza lavoro a 56 anni e l'accusa infamante di essere un ladro: l'azienda aveva scoperto che aveva usato il badge di un capo-reparto in malattia e aveva scaricato 46 pasti in mensa sulla sua busta paga. Un "furto" di 55 euro sanzionato col licenziamento. Distrutto dalla vergogna l'uomo si é chiuso in se stesso. Da qualche settimane aveva anche terminato di percepire l'indennità di disoccupazione e non aveva più redditi, se non quelli ricavati da lavoretti saltuari.
Anche la moglie soffriva di depressione ed era in cura da un medico che si era accorto del difficile stato emotivo dell'ex operaio durante alcuni colloqui e l'aveva invitato, invano, a rivolgersi a uno psichiatra. Cosa, oggi, abbia fatto scattare la scintilla non è ancora chiaro: la sola a poterlo rivelare è Ornella, 30 anni, ricoverata all'ospedale Civico di Palermo, unica superstite di una famiglia distrutta. Il colpo di pistola con cui il padre ha cercato di ammazzarla non le ha trapassato la scatola cranica.
La tac ha escluso danni cerebrali: la ragazza è vigile e sarà sentita dalla polizia nelle prossime ore. Per salvarsi dalla follia dell'ex operaio, che ha freddato la moglie di 51 anni, casalinga, e poi si è diretto verso di lei, é corsa lungo il corridoio. Bova l'ha raggiunta ed ha sparato. Poi credendo che fosse morta si è tolto la vita. La ragazza, ferita alla testa, ha avuto la forza di uscire di casa e telefonare al fidanzato. "Mi ha detto: 'mi hanno sparato'", ha raccontato il ragazzo. In strada Ornella ha incontrato una pattuglia della polizia, nel frattempo chiamata dai vicini che avevano sentito i colpi di pistola.
La famiglia Bova - persone tranquille e perbene, così li descrivono i conoscenti - abita in via Navarra, una zona popolare di Termini Imerese in una palazzina nuova color crema e rosa, vicino alla stazione centrale. Agostino e la moglie hanno una seconda figlia più piccola, Valentina, 26 anni, che è sposata e vive fuori casa. Ornella, invece, ha da poco lasciato gli studi universitari e fa la commessa in una gioielleria di Bagheria. "Agostino aveva enormi problemi. Era stato licenziato un anno e mezzo fa per un futile motivo che in altri tempi avrebbe comportato solo un richiamo. Ma la grande Fiat sa anche usare il pugno forte", commenta il sindaco di Termini Salvatore Burrafato, che ha saputo la notizia mentre partecipava a una riunione sulle sorti dello stabilimento al ministero per lo Sviluppo economico.
"Da mesi era depresso, era sul lastrico, la moglie non lavorava e aveva difficoltà sempre maggiori", racconta. "L'esasperazione ha raggiunto il massimo livello. - commenta il presidente della Regione Raffaele Lombardo - Serve una mobilitazione seria e decisa perché il governo non rinvii più le scelte per il futuro di Fiat". "Quel licenziamento oltre a creare un problema economico serio alla famiglia - racconta un collega - aveva cambiato Agostino. Non riusciva quasi più a guardare in faccia i suoi ex compagni di lavoro, era un tipo orgoglioso". Una settimana fa si era presentato negli uffici della Uil a Termini Imerese per la dichiarazione dei redditi, il modello Unico. "Si è scusato più volte per aver ritardato qualche minuto - ricordano all'ufficio - poi ha richiesto il modello Isee, forse gli serviva per l'Università della figlia, ed è andato via"
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