mercoledì 20 luglio 2011

Papa appeso al voto segreto Bossi evita lo scontro col Pdl

Il capogruppo del Carroccio: siamo per l'arresto ma ci sarà
libertà di coscienza


Roma
«Non ho nulla da dire. Lasciatemi stare almeno il giorno prima del voto». Alfonso Papa tace, la Lega no. E dopo una giornata di tensioni nella maggioranza, a fine serata, il Carroccio annuncia la strategia: «Sì all’arresto, ma libertà di coscienza». Almeno così annuncia il capogruppo leghista, Marco Reguzzoni dopo una settimana di cambi di marcia. Oggi, dunque, il giorno della verità. Con l’aula chiamata a esprimersi sulla richiesta di arresto avanzata per il parlamentare del Pdl dalla procura di Napoli. Richiesta che turba il sonno a Papa, nonostante in questi ultimi giorni si sia detto sereno, ma anche alla maggioranza stessa, pronta a giocare la partita del voto segreto. E così, se la Lega, sempre con Reguzzoni, afferma di essere favorevole alla conta palese, così come il Pdl, resta da capire, invece, a chi oggi rimarrà in mano il cerino del voto segreto. A Scilipoti, come lui stesso ha dichiarato, «serve per oggi e potrei chiederlo io», o a qualcun altro fra i Responsabili.

Certo è, che il Pd per voce del segretario Pier Luigi Bersani si apporrà a «chiunque lo chiederà sia alla Camera che al Senato». Insomma, puntualizza Bersani: «Il Pd voterà compatto per il sì all’arresto sia di Papa che di Tedesco». E Antonio Di Pietro attacca: «I parlamentari si assumano la responsabilità di dire con voto palese come votano. L’idea di salvare uno per essere salvato la prossima volta si chiama complicità politica e morale. Chi formula richiesta di voto segreto non è degno di stare in Parlamento».

Insomma, sarà battaglia. E anche dura. Almeno così, la raccontano alcuni del Pdl, che in queste ore si sono intrattenuti con il collega indagato. «E’ chiaro che è teso - sottolineano - e per questo gli abbiamo anche consigliato di non parlare, di non dire più nulla». Poi, dopo il voto si vedrà...

Un voto incerto. Al punto che Adolfo Urso, fresco di divorzio dal Fli, «auspica che Papa faccia un passo indietro e si dimetta come fece il senatore Di Girolamo, evitando così che la Camera debba pronunciarsi. Se non lo farà - chiarisce voterò a favore dell’arresto». E così la pensa anche Pier Luigi Castagnetti. Ma per ora Papa resiste, e ieri ha consegnato a colleghi e giornalisti una sua memoria e si dice pronto al voto di Montecitorio. Insomma, scommette sullo scrutinio d’aula e chiama i colleghi a sostegno. Un sostegno, probabilmente, richiesto nei giorni scorsi anche all’avvocato del premier Niccolò Ghedini e al ministro dell’Interno Roberto Maroni.

Ma quest’ultimo, almeno secondo le voci interne, sarebbe invece uno dei più convinti all’interno della Lega sulla linea dura: non si può, insomma, «continuare a far vedere che anche noi contribuiamo a salvare la casta». Frasi che si innestano nel clima di tensione tra le due maggiori formazioni politiche che sostengono il governo Berlusconi sia sul fronte della giustizia che su quello dei rifiuti. E proprio sul nodo Papa, ieri sera, la riunione del gruppo del Pdl ha sancito il no all’arresto. Lo ha spiegato Fabrizio Cicchitto, ma anche il neo segretario Angelino Alfano: «Sì al partito degli onesti, no al partito delle manette». Questa l’espressione usata proprio dal guardasigilli nella riunione al gruppo. Dunque, il Partito della libertà voterà contro la richiesta di arresto avanzata dalla procura napoletana. Non solo, Alfano nel corso dell’incontro avrebbe pure sottolineato come su questa linea sarà indispensabile essere compatti.

E già, la compattezza. Necessaria per avere la maggioranza. Numeri alla mano, infatti, se tutti i leghisti votassero per l’arresto insieme a tutte le opposizioni, Papa avrebbe contro 363 deputati, a favore 259 (restano esclusi dalla conta i voti di chi non è iscritto a nessuna componente, i tre ex Fli, quelli di Mannino e Barbareschi e quello di Gaglione e Giulietti). Da qui, l’escamotage del voto segreto, indispensabile «nel segreto dell’urna» per trasferire 53 deputati da una parte all’altra. E a salvare Papa dalle manette.

PAOLO FESTUCCIA

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