venerdì 15 luglio 2011

La vittima lo indica in aula come estortore, ma viene assolto

I giudici del tribunale di Palermo hanno creduto all'imputato, Antonino Gritto, scagionato assieme a Giuseppe Caserta e Fortunato Bonura. Condannato a 13 anni e 4 mesi Antonino Lo Nigro, presunto mafioso della cosca di Brancaccio


PALERMO. La vittima l'aveva riconosciuto in aula sostenendo che era andato a chiedergli il pizzo, ma i giudici della quarta sezione del tribunale hanno creduto all'imputato, Antonino Gritto, assolto come altri due presunti mafiosi accusati di estorsione: Giuseppe Caserta e Fortunato Bonura, che rispondevano di estorsione aggravata. Gritto e Caserta erano detenuti e i giudici ne hanno ordinato la liberazione.

Unico condannato il presunto mafioso della cosca di Brancaccio Antonino Lo Nigro che, per avere taglieggiato un supermercato, ha avuto 13 anni e 4 mesi. Gritto aveva ammesso di essersi recato col cognato nel negozio della vittima, ma di avere atteso fuori e di non sapere cosa il familiare, anche lui accusato di racket, avesse chiesto al commerciante. Anche Caserta era stato riconosciuto in foto da una vittima, ma la ricognizione era avvenuta a distanza di 5 anni dai fatti, quindi, evidentemente, i magistrati non l'hanno ritenuta attendibile al cento per cento. Il processo denominato Cerbero, istruito dal pm Ambrogio Cartosio, nasce da un'inchiesta sul racket del pizzo nei quartieri palermitani di Borgo Vecchio e Brancaccio.

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