Fatta piena luce sull'omicidio di Alfredo Campisi, assassinato nel 1996 mentre era alla guida di un'automobile da un commando della famiglia gelese degli Emanuello, affiliata al clan Madonia
NISCEMI. Dopo 15 anni di indagini, polizia e magistratura hanno fatto piena luce sull'omicidio di Alfredo Campisi, boss emergente di Niscemi, ucciso, mentre era alla guida della sua automobile il 6 novembre del 1996, in un agguato tesogli da un commando della famiglia gelese degli Emmanuello, affiliata al clan Madonia di Cosa Nostra. Sei ordini di custodia cautelare in carcere e cinque avvisi di garanzia, emessi dal gip di Catania, Daniela Monaco Crea, su richiesta della Dda etnea, sono stati eseguiti, nel corso della notte, a Niscemi, dagli uomini della squadra mobile di Caltanissetta e del locale commissariato di polizia, nell'ambito di un'operazione denominata "Para Bellum".
Identificati esecutori e mandanti sia del delitto Campisi che del tentato omicidio del suo luogotenente Giuliano Chiavetta, che viaggiava con lui al momento dell'agguato, avvenuto sulla Niscemi-Vittoria, in territorio di Acate. Ricostruiti inoltre i due precedenti agguati tesi alla stessa vittima, colpevole di avere messo in piedi una organizzazione di giovani criminali, feroci e senza scrupoli, capaci di contrastare la forza egemone degli Emmanuello, all'interno di Cosa Nostra. La prima volta (il 23 luglio del '96) Campisi era riuscito a sottrarsi ai suoi killer fuggendo dal proprio negozio di marmi dove il gruppo di fuoco si era recato per ucciderlo. Una seconda volta, nella stessa estate, due killer gelesi, giunti a Niscemi su una moto di grossa cilindrata e su un ciclomotore, furono bloccati dai propri complici del gruppo di copertura pochi istanti prima di entrare in azione, perche' in piazza municipio, dove Campisi doveva essere ucciso mentre passeggiava, era sopraggiunta una pattuglia dei carabinieri.
Gli arresti - Questi i nomi degli arrestati: Alessandro Emmanuello, 44 anni di Gela, presunto mandante dell'agguato mortale; Giuseppe Amedeo Arcerito, 58 anni, detto "u dutturi"; Salvatore Di Pasquale, 55 anni, detto "Turi bordò"; Sebastiano Montalto, 42 anni, soprannominato "Iano l'americano"; Rosario Lombardo, 50 anni, chiamato "Saru Cavaddu", tutti di Niscemi; Francesco Amato, 41 anni, di Vittoria, detto "Ciccio pistola". Dovranno rispondere, a vario titolo, di omicidio volontario aggravato, tentativo di omicidio e associazione mafiosa. Ad Alessandro Emmanuello (detenuto in Italia ma che per questo nuovo capo di imputazione attende l'estradizione dalla Germania dove fu arrestato anni fa) e a Lombardo i provvedimenti sono stati notificati in carcere. Indagati Emanuele Greco, 38 anni di Gela e soprannominato "Nele a bestia", e i collaboratori di giustizia gelesi, Massimo Carmelo Billizzi, Fortunato Ferracane, Nunzio Licata ed Emanuele Celona. I pentiti assieme ad Antonino Pitrolo, Giuliano Chiavetta e Crocifisso Smorta hanno contribuito a far luce sulla guerra di mafia all'interno di Cosa Nostra a Niscemi. Per l'uccisione di Campisi e il ferimento di Chiavetta, lo scorso anno furono arrestati Giuseppe Buzzone e Antonino Pitrolo, che poi decise di collaborare.
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