I giudici di Catanzaro ritengono non colpevoli Nicola Acri, il fratello e Massimo Esposito. Dall’ergastolo all’assoluzione. Colpo di scena al processo in appello per l’omicidio dell’imprenditore Converso
Assolti per non aver commesso il fatto. Ieri mattina, a seguito della lettura del dispositivo della sentenza di appello, la seconda sezione della Corte di Assise di Appello di Catanzaro, presieduta da Fortunato Rosario Barone, giudice a latere Marco Petrini, pubblico ministero il procuratore generale Marisa Manzini, accogliendo le diverse istanze provenienti dal collegio di difesa composto dagli avvocati: Giovanni Giannicco, Giuseppe De Marco, Giovanni Destito, Pietro Pitari, Vito D’Ascola, Antonio Sanvito, Pittelli Giancarlo, ha ribaltato la sentenza di primo grado di ergastolo, per il trentunenne Nicola Acri alias “Occhi di ghiaccio”, sottoposto all’articolo 41 bis, arrestato nei mesi scorsi a Bologna, dove si trovava con la famiglia, dopo un periodo di latitanza, ritenuto dagli inquirenti il presunto capo del locale ‘ndranghetistico di Rossano, e mandante dell’omicidio, il fratello il ventottenne Gennarino, anche lui finito in carcere e sottoposto all’articolo 41 bis, ritenuto l’esecutore materiale del delitto, il trentenne Massimo Esposito, pure lui in carcere e ritenuto esecutore materiale dell’omicidio. Per Gennario Acri e Massimo Esposito è stata ordinata l’immediata scarcerazione dai rispettivi carceri di Spoleto e Cosenza, mentre Nicola Acri resta sempre detenuto, ma per altro. Erano accusati dell’omicidio del quarantaquattrenne imprenditore rossanese Luciano Converso, ucciso con cinque colpi di pistola semiautomatica calibro 9X21, in località Momena sul litorale rossanese davanti a una villetta, nella serata del 12 gennaio 2007, all’interno della propria autovettura una Fiat Grande Punto.
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