domenica 10 luglio 2011

Addio a zio Ciccio l'ultimo banditore

NOVA SIRI - Da tempo la sua voce squillante non riecheggiava lungo le strade di Nova Siri, la piccola cittadina jonica del Materano. Da tempo non suonava più la sua tromba, zio Ciccio, piegato dagli anni, sconfitto dai tempi nuovi. Francesco Corrado, 97 anni, si è spento - come si dice in questi casi - «serenamente». Era l’ultimo banditore o, come si dice in lucano, «jettaban».


Figura novecentesca di tanti nostri paesi, zio Ciccio annunciava al popolo le disposizioni delle autorità, l’arrivo dei venditori ambulanti, buone e cattive nuove. Figura letteraria, cinematografica e teatrale: il banditore. Figura leggendaria spazzata via da volantini e manifesti, da monitor e tivvù, e poi da internet, sms e i pad. Ma i vecchi lo ricordano, «’u jettabban», «l’ bannist», «lu bannituru» - a seconda dei dialetti. E forse anche qualche bambino ha ancora nelle orecchie il suono della trombetta e la voce stentorea che informava delle novità.

Zio Ciccio, a Nova Siri, aveva da tempo lasciato le scene. Era se mai possibile vederlo al tavolo del bar a giocare alla scopa a quindici. Vedovo da 20 anni, si era rifugiato nella solitudine della sua casa nella porticella del centro storico, salvo cercare l’alito di una compagnia, gli ultimi anni, da suo nipote Giuseppe, in una moderna abitazione della marina.

Mestiere straordinario, erede di una tradizione millenaria (nel periodo dell'Impero Romano d'occidente il condannato alla crocefissione era preceduto dal banditore), Francesco Corrado se ne è andato nel rumore, nel caos, nell’allegria così come aveva vissuto. Per il suo funerale - al quale ha preso parte quasi tutto il paese - né lacrime né pietosi silenzi, bensì fuochi d’artificio, una bella batteria di botti degni del defilippiano zì Nicola Saporito («Le voci di dentro»). «Le sue buone nuove, distribuite casa per casa, lo hanno reso simpatico a tutti», ha detto nell’omelia il parroco don Mario Lacolla». Intenerisce, invece, il ricordo di suo nipote Ennio: «Solo poco prima di smettere di respirare lo zio cantava alcuni versi ed era felice».

«È arrivat’ u’ napultan è purtat i patan». «È vnut u’ pisciaiol’, è purtat a trigl’ ca ie ‘na meravigl’». Con i suoi versi e le sue rime, l’improbabile trombetta in mano, zio Ciccio Corrado ha rallegrato e informato per più di mezzo secolo i novasiresi. Sbucava da ogni angolo e vicolo, ricordano in paese, anche di buon mattino. Con la voce squillante annunciava i venditori ambulanti giunti in paese e i buoni prezzi dei prodotti in vendita nella piazza centrale.

Al funerale ha partecipato anche un suo vecchio «committente», Angelo Mario, un commerciante di Rotondella, paese dell’interno. «È arrivat’ Angelo Mario da Rotondella è purtat tant’ cos’ bel’».

«Io lo ritenevo un collaboratore - afferma il signor Mario - era come un socio nella mia attività, corretto, umile e soprattutto preciso, con me prendeva il suo compenso in percentuale. Se guadagnavo bene lui percepiva di più, se invece il guadagno era poco, allora, si limitava a percepire il minimo, davvero un galantuomo».

Famoso invece, nella zona di Roma, l’episodio di un banditore cui era stato commissionato l’annuncio della programmazione di un film. L’uomo, in difficoltà per la pronuncia del nome di un attore americamo, la risolse così: «S' auèrt' i pubbl'qu' ca alla rena si fa i' cin'ma con Sofia Loren, Marcello Matroianni e... ( moderando la voce) n'n sacc' ch' ca...z... m'a scritt' fìgli'm' 'ncima a st' pi'zz' d'carta».

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